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L'interesse dei bambini innanzi a tutto e a tutti

L'interesse dei bambini innanzi a tutto e a tutti

La vicenda dei bambini allontanati a Battipaglia dalla madre accusata di P.A.S. dimostra come questa supposta sindrome sembri essere oramai diventata il grimaldello con cui scalfire la porta del rifiuto dei figli di frequentare l’altro genitore non affi

Venerdi, 17/05/2013 - La recente sentenza del Tribunale di Salerno, relativa al caso dei due fratellini sottratti alla madre dai servizi sociali in forza di una precedente disposizione giudiziaria, ha statuito il ritorno della potestà genitoriale in capo alla donna, anche se con un periodo di sospensione di un anno. In questo lasso di tempo i bambini saranno ospitati in una casa famiglia, anche se avranno la possibilità di incontri protetti con la mamma. Rispetto alla prima pronuncia dei giudici la madre, Donatella Cipriani, si è visto riconosciuto dalla legge il diritto di fare visita ai propri figli, un diritto che le era stato precedentemente negato in virtù di una dichiarata decadenza della potestà genitoriale causata dal riconoscimento in suo capo della c.d. P.A.S, acronimo inglese della sindrome di alienazione parentale. Secondo le teorie a suo fondamento, quando una famiglia divorzia si può verificare l’insorgenza di tale patologia: se un bambino rifiuta di incontrare un genitore è probabilmente a causa di una manipolazione ad opera dell’altro, definiti rispettivamente alienante e alienato. Ma una nota non irrilevante si oppone a tale malattia: la comunità scientifica internazionale non riconosce la P.A.S. come sindrome e, conseguentemente, da essa non fa discendere effetti quali quelli determinatisi a Battipaglia (Sa) per il caso in questione. Senonchè a tale patologia pare che sempre più ci si appelli ogniqualvolta i bambini affidati ad un genitore non vogliono frequentarne l’altro. E così succede che la madre viene accusata di ingenerare in loro sentimenti di ostilità verso il padre, con la conseguenza che l’autorità giudiziaria adita ne dispone l’allontanamento presso comunità familiari al fine di recuperarne i rapporti in un clima di convivenza più serena con i minori. Una vicenda analoga si era vissuta pochi mesi fa a Cittadella (Pd), in un caso assurto ai livelli della cronaca nazionale perché il prelievo forzato del bambino dalla scuola ad opera degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine era stato ripreso da un telefonino e mandato in onda sui media. Solo che questo caso si è concluso con il ritorno del minore dalla madre e con un percorso di suo riavvicinamento al padre, scansionato da precise tappe individuate dal magistrato. A Battipaglia, invece, questo avverrà a distanza di oltre un anno dall’allontanamento coatto della madre, perché probabilmente alla causa della P.A.S. si accompagna la denuncia della donna per supposte molestie sessuali sui minori ad opera del padre.

Chi ha ascoltato l’audio delle rimostranze dei bambini, di fronte agli operatori dei servizi sociali e i poliziotti che li portavano via dalla loro abitazione, è rimasto alquanto scosso da varie affermazioni dei figli di Donatella Cipriani. Al di là dell’ingenua resistenza, fatta da una frase improvvisata “ma come facciamo i compiti con i libri che rimangono in questa casa?”, un interrogativo colpisce più di tutti: “ mamma, ma che ci uccidono?”. Certo, nell’immaginario di due bimbi di sette ed otto anni vedere le forze dell’ordine prelevarli di forza e portarli via dalla certezza degli affetti a loro cari, ingenera una paura sconfinata del futuro con il conseguente timore di venire soppressi. Queste modalità di allontanamento, per così dire “ giudiziario”, colpiscono, perché determinano, anche nell’osservatore meno attento, la considerazione di un trauma nei minori che costituirà indubbiamente una rilevante ferita inferta nella loro personalità, tutta da definirsi. Si sono ricercate altre modalità d’intervento, considerato che la madre nel recente passato si era adoperata a scongiurare altri tentativi di allontanamento forzato? Ritengo che, però, il problema sia a monte, ossia nella decisione giudiziaria causata dal riconoscimento in Donatella Cipriani della P.A.S.. che sembra essere oramai diventata il grimaldello con cui scalfire la porta del rifiuto dei bambini di frequentare l’altro genitore non affidatario. Sarebbe opportuno, allora, che ci si confronti tutti insieme, ordini professionali,e magistratura, sulla valenza giudiziaria di questa supposta patologia.

Il rischio di generare le condizioni di altri casi Battipaglia è più che evidente, con effetti che sono destinati a causare danni soprattutto sui minori, incapaci di reagire positivamente ad episodi che, comunque sia, costituiscono ai loro occhi vera e propria violenza. Sì istituzionale, ma come riuscire a togliere nel tempo a quel bambino il ricordo della paura di morire ed il conseguente trauma psicologico? Una vicenda del genere dovrebbe determinare in tutti la volontà di essere, sempre e comunque, al fianco del minore e dei suoi bisogni, a prescindere dalle problematiche di vita che riguardano i suoi genitori. C’è un limite che non dovrebbe essere mai oltrepassato in questi casi: anche la più tenue probabilità di lesione dell’equilibrio psichico del bambino deve di per sé costituire l’obiettivo primario da scongiurare da parte delle istituzioni, a prescindere da ogni eventuale richiesta di giustizia promanate dagli adulti. E’ questa la bussola le cui indicazioni è opportuno che siano ordinariamente e straordinariamente seguite da chi è deputato a dirimere per legge le controversie dei genitori sui loro figli. Ove non sia così, il rischio è di far risucchiare quei bambini dai meandri di vortici di ansia, preoccupazioni e sofferenze, da cui con molta difficoltà potranno facilmente riemergere nel prosieguo della loro vita.

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