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Lettera aperta a Enrico Mentana, ma anche a tutti gli  altri Direttori

Lettera aperta a Enrico Mentana, ma anche a tutti gli altri Direttori

Perchè a commentare i fatti politici sempre e solo uomini? Il punto di vista delle donne non interessa?

Giovedi, 30/05/2019 - Caro Mentana, che dire, la sua maratona elettorale è senz’altro la più interessante, la più completa, la più puntuale ed anche sì, grazie a lei la più divertente.

Ma c’è un però, un vulnus che non è addebitabile purtroppo solo a lei, ma a tutte le trasmissioni di commento politico: mancano le donne!

L’immagine da lei postata su Instagram fotografa molto bene la situazione: tutti uomini e non solo nello staff di quelli dietro le quinte, come testimonia la fotografia, ma anche fra i commentatori. E’ vero c’erano varie brave giornaliste inviate nelle varie sedi di partito ad intervistare i politici di turno (tutti rigorosamente maschi, tranne Giorgia Meloni) ma il giudizio e l’opinione dell’altro sesso è importante e vorrei conoscerla per avere una lettura dei risultati politici e dello scenario che si verrà a creare in futuro anche da un punto di vista femminile.

Non diciamo che mancano le donne: ci sono molte brave giornaliste di livello che spesso sono più puntuali, più lucide e distaccate rispetto ai loro colleghi uomini in fatto di analisi degli scenari politici attuali e futuri. Alcuni nomi: Concita De Gregorio, Lucia Annunziata, Lilli Gruber, Barbara Stefanelli, Flavia Amabile, Annalisa Cuzzocrea, Giusi Fasano, Luisa Pronzato e tante tante altre ancora.

Scrivo a lei, ma potrei scrivere a tutti i Direttori delle più importanti testate giornalistiche: aprire oggi un giornale è deprimente se lo si guarda cercando fra gli articoli un commento politico scritto da una donna.

Prendo oggi a caso La Repubblica e la prima firma giornalistica di una donna è a pag. 5. Le prime pagine sono tutte colme di editoriali e articoli firmati da uomini.

Ecco io vorrei che si riflettesse veramente su quanto sia importante dare letture differenti sulla nostra società che sta cambiando, degli stravolgimenti politici che stanno avvenendo, con una visione femminile e femminista della realtà.

Che spesso è una visione diversa, inevitabilmente.

E forse ci spiegherebbero perché nel nostro Paese ancora dobbiamo, noi donne, lottare con le unghie e con i denti per riuscire a ricoprire ruoli apicali, per essere elette anche solo in un Consiglio regionale (a proposito in Piemonte sono state elette 3 donne, ne entreranno 7 o forse 8 grazie al listino e se Sergio Chiamparino deciderà di lasciare il suo seggio, e quindi entrerà una donna), perché la parità salariale è solo sulla carta, in qualsiasi ambito, sia per le lavoratrici dipendenti che per le autonome, perché siamo così lontane da un paese come la Spagna (peraltro culturalmente molto simile al nostro) in cui nel passato governo 11 donne ministre, contro sei uomini a capo di un dicastero facevano esultare le femministe spagnole.

In un mondo che riesce a comprendere che uomini e donne guardano davvero in modo diverso, dove è ormai assodato che c’è bisogno della medicina di genere perché è importante curare differentemente le persone a seconda del sesso, che ci spiegano che la distanza psicologica nella percezione delle cose fra i due sessi è abissale, ebbene non si riesce davvero a capire perché fare politica o interpretarla e darne una chiave di lettura, deve essere, spesso, solo un’attività riservata al genere maschile e il punto di vista delle donne non interessante!

Laura Onofri

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