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Le massaie non si usano per giustificare le proprie gaffe

Le massaie non si usano per giustificare le proprie gaffe

L'assessore Giulio Gallera ha fatto ricorso alla figura della massaia per rendere giustificabile la sua incredibile spiegazione sul grado di contagiosità da coronavirus in regione Lombardia

Martedi, 26/05/2020 - Recentemente l’assessore regionale al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, durante una quotidiana conferenza stampa per commentare l'andamento dell'epidemia, ha avuto modo di porgere ai presenti la propria spiegazione su quale sia ad oggi l’indice di contagiosità (RT) da coronavirus nella sua regione. Affermando che in Lombardia per infettarsi bisogna incontrare due infetti contemporaneamente, ha dimostrato di non conoscere il significato di quel parametro pari a 0,50 connotante l’attuale indice di trasmissibilità da Covid 19, ossia la misura della potenziale trasmissibilità di tale malattia infettiva.
Spiegare davanti ai microfoni che “0, 51 cosa vuol dire? Che per infettare me, bisogna trovare due persone allo stesso momento infette, e non è così semplice trovare due persone allo stesso momento infette per infettare me. Quando è a 1 vuol dire che basta che incontri una persona infetta che mi infetto anche io” è indubbiamente una gaffe. Il valore di 0,51, ovvero la stima dell’RT nella settimana scorsa, vuol dire che in media una persona infetta ne contagia 0,50 mentre, quando l’indice RT è a uno, vuol dire che una persona infetta in media ne contagia un’altra.
Senonchè a questa vera e propria gaffe, si è aggiunta una pezza peggiore del buco, perché durante una trasmissione televisiva del giorno successivo, ossia Stasera Italia week end su Rete 4, sabato scorso l’assessore Gallera, stigmatizzando l’eccessiva, a suo dire, strumentalizzazione della propria spiegazione sull’indice di contagiosità ha così precisato: “Abbiamo cercato di spiegare in maniera semplice per la massaia”. Sui social si è subitaneamente diffusa tale argomentazione e si sono levate innumerevoli proteste. Se ne è fatta promotrice Toponomastica femminile attraverso Ester Rizzo Licata, in quanto sua delegata in Sicilia.
"SIAMO TUTTE MASSAIE E NON DICIAMO CORBELLERIE - è il titolo del post su Facebook, divenuto successivamente petizione che ha raccolto centinaia di sottoscrizioni tra associazioni e singole persone, e che continua così -. "L'assessore della regione Lombardia, Gallera, durante la trasmissione 'Stasera Italia weekend' di retequattro, con la frase 'l'ho spiegato in maniera semplice per la massaia', ha offeso l'intelligenza delle donne per giustificare la delirante gaffe da lui pronunciata sul coefficiente di contagio del covid 19. Troppo spesso, ormai, le donne vengono denigrate nel linguaggio usato da giornalisti e rappresentanti delle Istituzioni. Questo non è un attacco politico, come vuol far credere Gallera, è semplicemente dire BASTA con fermezza al sessismo imperante nel nostro Paese. Non è più tollerabile. Le 'massaie' hanno fatto la storia dell'Italia e ancora oggi sono la ricchezza della Nazione perché svolgono gratuitamente il lavoro di cura che spetterebbe ad uno Stato civile e democratico ed il lavoro domestico che dovrebbe essere equamente condiviso tra i generi. Assessore Gallera: le italiane sono quasi tutte massaie, dalle professioniste anche con ruoli apicali alle casalinghe poiché tutte svolgono un lavoro prezioso per l'Italia. Non tolleriamo più arroganza e ignoranza di chi come lei ci offende e purtroppo ci governa".
All’assessore Gallera sarebbe da rivolgere una specifica domanda. Ossia, ma davvero crede che ai tempi odierni le massaie italiane sia così prive di strumenti intellettivi per comprendere di cosa stesse parlando? Sorvolando, peraltro, sull’uso che ha fatto di un termine desueto come “massaia”, che avrà evidentemente utilizzato come sinonimo di casalinga, crede realmente che chi badi alla famiglia quale sua principale occupazione non sia in grado di comprendere l’errore di comunicazione da lui effettuato nella spiegazione dell’attuale RT in Lombardia? Eppure da assessore al Welfare dovrebbe sapere che tante casalinghe non lo sono per scelta, ma perché fuori dal mercato del lavoro dopo la prima maternità o addirittura appena alla notizia della loro gravidanza. Senza parlare poi delle casalinghe che sono anche lavoratrici, su cui ricade l’obbligo di un doppio lavoro, in casa e fuori.
Sarebbe stato di molto più onorevole per l’assessore ammettere di avere sbagliato, piuttosto che parlare di strumentalizzazioni politiche per chiedere le sue dimissioni o, peggio ancora, gettare il fango dell’ignoranza sulle massaie. Quanto alle prime, oramai è acclarato che la regione Lombardia durante l’emergenza coronavirus abbia mostrato il tallone d’Achille del suo sistema sanitario proprio nei deficit della sua medicina territoriale, penalizzata fortemente da particolari scelte politiche, soprattutto pregresse, messe in campo in tema di sanità pubblica. Quanto all’uso denigratorio del termine massaia, quale donna non in grado di capire cosa sia un indice di contagiosità da malattia e, quindi come in questo caso, conseguentemente ignorante, anche negli anni sessanta lo scrittore e giornalista Alberto Arbasino era ricorso alla “Casalinga di Voghera”, figura nata riferendosi alle sue zie di Voghera, addotte come esempi di buon senso lombardo, virtù di cui, a suo parere, erano sprovvisti gli italiani. Successivamente tale denominazione venne a definire una specifica categoria sociale, quale la casalinga della piccola provincia con un basso livello di scolarità e con un’occupazione lavorativa di livello molto semplice o umile.
Senonchè trascorsi oltre cinquant’anni da allora, la massaia di Gallera non sembra tenere in alcun modo conto della realtà delle donne italiane d’oggi. Donne multitasking per eccellenza, perché capaci di svolgere più compiti contemporaneamente, come hanno ampiamente dimostrato proprio nella fase attuale quante di loro sono ricorse allo smart working, dettato dall’emergenza coronavirus, e multitasking proprio per come l’hanno conciliato con la cura della loro famiglia. Donne con precipue professionalità, rinnegate a malincuore, perché le istituzioni pubbliche non sono in grado di approntare misure che le consentano di conciliare lavoro e famiglia. Donne che invece per scelta consapevole hanno deciso di dedicarsi ai loro cari, ma che non per tale motivo non hanno proprie capacità intellettive da mettere in campo per comprendere la realtà davanti ai loro occhi. Donne che indubbiamente non meritano un’espressione sessista come quella a cui è ricorso l’assessore Gallera, soprattutto se questa scelta è stata dettata, come pare, dalla necessità di utilizzare il termine massaia per giustificare la sua gaffe.

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