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L'antivirus delle filastrocche - di Stefano Villa

L'antivirus delle filastrocche - di Stefano Villa

'A Lieto Fine' è il titolo della filastrocca composta da Milena Lanzetta, alla 'maniera' di Rodari

Lunedi, 04/05/2020 - Se la poesia una volta recitata “in qualche modo si posa, la filastrocca salta di qua e di là, è questo il suo compito e così può arrivare dappertutto” dice Milena Lanzetta. Per questo lei ne ha scritta una per rincuorare i bambini, ma anche gli adulti di fronte al virus “dispettoso/molto rotondo e molto peloso” che ha blindato le nostre esistenze, colpito e fatto soffrire purtroppo così tante persone e agitato anche mille fantasmi nell’immaginario e nelle emozioni.
Milena, per tanti anni insegnante nelle scuole infanzia comunali a Genova, organizzatrice di laboratori di lettura e racconto per bambini e genitori, autrice di libri e racconti, ha intitolato la filastrocca A Lieto Fine. “Perché – dice – se rispettiamo le regole dobbiamo credere a un lieto fine e comportarci di conseguenza per arrivarci”. Anche lasciandosi trasportare da una filastrocca “perché con la leggerezza che ci ha insegnato Rodari può toccare anche cose molto importanti”.
Questa filastrocca, quasi riassunto in versi del presente, dice che si può vincere quel virus che “un giorno si mise in testa, chissà perché/una corona come quella che hanno i re” e “preso da gelosia/volle togliere a tutti l'allegria/cominciò a sputare qua e là goccioline/così ci vollero le medicine”. Anzi è già successo perché i suoi versi immaginano che tutto sia già alle nostre spalle.
Per arrivarci era servita “...molta pazienza/per superare ogni emergenza:/restare a casa, non lavorare,/nessuno incontrare, nessuno abbracciare!/Che strano periodo fu quello, davvero!/Il virus se la prese col mondo intero”.
Anche ritrovare più rispetto reciproco ed educazione fra le persone serve a far scappare quel virus “a gambe levate/vergognandosi per quelle bravate”! Il finale sorride pieno di speranza “disegnando mondi felici con le matite”.
Nella realtà il dopo è ancora incerto e impalpabile, però anche nel tempo difficile e drammatico dell’emergenza sanitaria la filastrocca di Milena dice che scegliere è fondamentale.
Come ricordava Tina Anselmi “la libertà si riconquista ogni giorno con le proprie scelte”. A lei, grande protagonista della vita del nostro Paese, dalla Resistenza all’impegno politico e nelle istituzioni, prima donna ministro in Italia, decisiva nel dare impulso e attuazione alla riforma che ha introdotto il sistema sanitario pubblico nazionale, guida della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, sostenitrice delle battaglie per i diritti delle donne, Lanzetta ha dedicato il monologo teatrale Una partigiana di nome Tina dal libro di Anselmo Roveda. “La sua storia che attraversa la grande Storia mi piace moltissimo, come il racconto che ne ha fatto Roveda provando ad esprimere che cosa pensasse una ragazza di quell’età, le sue paure, gli entusiasmi. Mi ha catturato l’impegno di Tina, una ragazza che aveva scelto, rischiando per amore della libertà, della democrazia, della sua famiglia”. Il 26 settembre 1944 i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere a Bassano del Grappa all’eccidio per rappresaglia di 31 prigionieri e Tina quindicenne davanti a quell’orrore sceglie la Resistenza. “Io non potevo fare nient’altro che questo” ricorderà. E come staffetta della Brigata Cesare Battisti pedala per più di cento chilometri al giorno per portare messaggi, ordini, informazioni sugli spostamenti dei nazisti e dei repubblichini. Un compito pericolosissimo, è una ragazza e sa bene che cosa subirebbe prima di essere uccisa se venisse scoperta, ma va avanti ugualmente. Crede in quello che fa e lo sceglie.
“Dobbiamo fare come lei anche oggi – dice Milena Lanzetta – cercando e seguendo percorsi e idee per le nostre teste e i cuori, pur in questo tempo così difficile.” Intanto lei ha mandato la filastrocca alle maestre per i bimbi a casa e le loro famiglie.
A Lieto Fine così gira come prima quella che Milena aveva composto sul drammatico crollo del Ponte Morandi e che avrebbe anche voluto “…cancellare con una gommina/tutto il dolore di quella mattina”. Scriverla “era importante, in quel momento i bambini avevano tanta sete di sapere”. Intanto le filastrocche camminano, camminano come raccontano le favole, per arrivare un po’ dappertutto.

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