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LA SERA dell’EPIFANIA che tutte le FESTE porta via

LA SERA dell’EPIFANIA che tutte le FESTE porta via

Una lirica della tradizione in lingua dialettale ferrarese di Liana MEDICI PAGNANELLI

Venerdi, 06/01/2023 - La lirica, di cui al sottotitolo, è tratta dalle opere poetico - letterarie conservate nelle raccolte di AR.PA.DIA, l'ARCHIVIO PADANO dei DIALETTI del Comune di Ferrara, in Italia, creato a fine anni Novanta da chi scrive.

Liana Medici Pagnanelli è stata ed è tuttora tra le migliori Signore della Scrittura in lingua dialettale ferrarese ed italiana contemporanee, nata a Copparo, in provincia di Ferrara, nei primi decenni del Secol Breve.
Non a caso, allora, la scelta de LA VÈCIA, suo delizioso scritto in poesia per questo scorcio di inizio d’anno che vede – more solito – l’Epifania portare tutte le feste...via.

Un’atmosfera d’antan, per questa bella poesia che riporta, come per incanto, le lettrici ed i lettori più maturi, con essenziale semplicità, ad immergersi in un quadro davvero d’altri tempi, in un mondo che non c’è più, ma che era così vero.
Bisogna leggere con occhi chiusi ‘kubrickianamente’ ben...aperti, il piccolo capolavoro lirico che segue, assaporarne la musicalità dei versi, le vocali che, nella materna lingua dialettale, insistono più sugli accenti acuti che su quelli gravi, quasi ad invitare chi legge, con l’onomatopeia di alcuni vocaboli, a rivivere – ma la vita non è sogno o, per dirla ancora con Kubrick/Schnitzler, “Doppio sogno?” – il ‘racconto’ delle feste che furono, con tono sommesso, quasi per un salutare e melanconico ripiegamento su sé e non solo da parte dell’Autrice...

Liana MEDICI PAGNANELLI

LA VÈCIA*

Oh, la Vècia col sacón
i l’ha mìssa int un cantón:
a purtàr dólzz e zuglìn
a vién sól Gesù Bambìn!

Che emozzión a la matìna
dal sié ’d Znar, là zó in cusìna,
a palpàr ssóta al camìn
se ’l calzzét al jéra pin.

Sììì! La vècia befanóna
anch par cl’an l’éra sta’ bòna
e’l calzzét pin cucunà
ad bilìn l’éa innasià:
un bèl póm, du mandarìn,
caramèll, ciculatìn,
guciaró, zzis e turón
e, cmè sémpar, dal carbón...

Al sié’d Znar: giórn incantà
pr’i putìn ad tant ann fa:
tré ssiuchézz, póch cvèi da gnént,
lór par’n an jéra cuntént!


* LA BEFANA

Oh! La Befana col saccone
l’hanno messa in un cantone:
a portare dolci e qualche giochino
vien or solo Gesù Bambino!

Che emozione la mattina
del sei Gennaio, giù, in cucina,
a palpar sotto il camino
se la calza era senza buchino.

Sììì! La vecchia befanona
anche quell’anno era stata buona
e la calza per il palato
con leccornie aveva preparato:
una bella mela, due mandarini,
caramelle, cioccolatini,
castagne secche, arachidi e torrone
e, come sempre, un po’ di carbone...

Il sei Gennaio, giorno incantato
per i bimbi di tanti anni fa:
tre sciocchezze, poche cose da niente,
e bimbi e bimbe per un anno ne eran contente!

(Trad. di Maria Cristina Nascosi Sandri)

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