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La purezza  incontaminata finanche all’inferno

La purezza incontaminata finanche all’inferno

Il rombo dei motori ti entra dentro, sono io che guardo che improvvisamente, anche se non ho la patente, guido "Veloce come il vento". Vacca boia!!!!!!!!!!!!!

Mercoledi, 13/04/2016 -
La purezza incontaminata finanche all’inferno, “Veloce come il vento “

di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media



Nonostante tutto l’interprete principale di “Veloce come il vento” di Matteo Rovere è lei, Matilda De Angelis / Giulia.



Una donna così dolce, così forte, uno sballo.



Matilda De Angelis ora ventenne, aveva studiato musica e aveva passione per il canto, mai si era immaginata attrice.



È per questo che è perfetta nei panni di Giulia, per rappresentare la purezza incontaminata finanche all’inferno.



Accanto al “mattatore”/Stefano Accorsi/Loris non poteva che esserci lei con i suoi occhioni e con l’innocenza e consapevolezza della propria femminilità. Mezza testa rasata bleu. Occhi puliti, fissi a guardare la strada da percorrere, lei che non ha neanche la patente pronta a guidare Veloce come il vento, per salvare il salvabile.



Lei si fa guidare prima dal padre e poi dal fratello ma l’unica adatta a guidare è lei. Un mestiere da uomini dove rombano i motori, ma è lei, unica donna che vince su tutti.



17 anni, Matilda De Angelis / Giulia mentre tutto intorno va a pezzi, lei cerca di restare lucida e di farsi carico del fratellino piccolo e di tutta la famiglia e dei debbiti.



Voleva fare l’interprete, quando un Sms ha cambiato tutto ha dichiarato Matilda De Angelis: «E mi sono trovata al centro di un film con Stefano Accorsi». Che sta sbancando al box office.



Da "du gusti s megl che uan" uno spot pubblicitario di una marca di gelati intitolato "Prove di abbordescion" che lo rese famoso, diretto da Daniele Luchetti, al pariolino dell’”Ultimo bacio” che lo consacrò con un successo anche fuori dal nostro paese, diretto da Gabriele Muccino, Stefano Accorsi età 45 anni, è approdato nelle vesti di Loris “vacca boia”!!!!!!!!!!!!!! in “Veloce come il vento”, di Matteo Rovere.



Il filo conduttore è lo stesso: la paura di crescere, di invecchiare, che accompagna tanto i trentenni che i cinquantenni ma mentre nel film di Muccino era tutto visto dal punto di vista di viziati pariolini, ora la paura di crescere è dal punto di vista del sottoproletario stradrogato romagnolo che già è stato definito il “Fast and Furious italiano”.



Stefano Accorsi per interpretare Loris, distrugge la figura del bello e sensuale allora trentenne Carlo dell’”Ultimo Bacio”.



Nelle vesti di Loris con le unghie nere, rovinate, i denti sporchi, è pieno di rughe e i capelli grassi, è un uomo distrutto.



Io che sono da sempre perdutamente innamorata di lui, di quello bello e sensuale dell’”Ultimo Bacio”, specie per sometimes in the way he moves, in quella maniera di muoversi nevrotica che seguiva lo stesso movimento della cinepresa, senza fiato, bhè! lo devo ammettere, non sono ugualmente innamorata ma Loris è straordinario “vacca boia”!!!!!!!!!!!!!!.



Nelle movenze fisiche che lo vedono spesso claudicante e, nelle scene alla guida, specie quando cerca di trasmettere l’arte della guida folle alla sorella, nella parlata in dialetto romagnolo, è straordinario.



Stefano Accorsi ha il mestiere “vacca boia”!!!!!!!!!!!!!!.



Prodotto da Domenico Procacci che è il più grande talent scout del cinema italiano attuale, scritto da Filippo Gravino e Francesca Manieri, racconta il mondo delle auto, quelle del Gran Turismo. La storia è ambientata in Emilia Romagna che Rovere ha scelto espressamente per rendere omaggio alla “terra dei motori”, e per dare una collocazione reale della storia.



Delle inquadrature e fotografia spettacolari, un imponente lavoro dei tecnici del suono da una nuova luce al cinema italiano.



Il rombo dei motori ti entra dentro, sono io che guardo che improvvisamente, anche se non ho la patente, guido "Veloce come il vento". Vacca boia!!!!!!!!!!!!!



Ma non solo. Qui c’è una vera sceneggiatura e una sensibilità “femminile” nell’opera tutta che fa bene a chi la guarda.

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