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LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO (parte terza) - UNA PASSIONE CHE SI CHIAMA DONNA

LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO (parte terza) - UNA PASSIONE CHE SI CHIAMA DONNA

Lotta per il Cognome e CONVIVENZE - di Iole Natoli

Mercoledi, 18/02/2015 - UNA PASSIONE CHE SI CHIAMA DONNA

o, se volete, senso di dignità personale, rapporto consapevole di coppia e capacità reciproca di amare

di Iole Natoli



Da quando il Tribunale di Strasburgo ha condannato l’Italia, imponendole di provvedere al più presto (un “presto” letto come un “con comodo” dal nostro non solerte Parlamento) a varare una legge non discriminatoria sul cognome dei figli, abbiamo ripreso a riferirci unicamente alle situazioni matrimoniali, perché nel matrimonio si iscrive il ricorso di Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, che hanno ottenuto la storica sentenza (1).

È alla loro tenacia che dobbiamo la discussione e l’approvazione alla Camera del DDL 360, divenuto dopo accorpamenti e modifiche DDL 1628 a seguito del suo approdo in Senato, ed è grazie alla loro fermezza e abilità - la causa è stata condotta da Luigi Fazzo in prima persona - che otterremo finalmente una legge, perché senza l’intimazione di Strasburgo il Parlamento non avrebbe mai fatto nulla.

Nel matrimonio era anche la prima causa italiana, che abortì nel 1982 (2). Nel matrimonio altre cause, finite come la mia con un rifiuto.

C’è però un percorso diverso, riguardante i figli nati al di fuori del matrimonio, che mi sembra opportuno ricordare e non solo perché l’iniziativa cui mi riferisco è abbastanza articolata e dunque ampia, ma perché la storia del cognome in Italia - al pari di qualsiasi altra storia - è fatta di TUTTE le iniziative che hanno contribuito a tracciarne il cammino. Nessuna esclusa.

Mi riferisco all’azione svolta da Francesca Manna e Franco Perini, all’arrivo del loro primo bambino e anche dopo.

Seguiamoli nel loro itinerario.

Nel 1998 nasce il primo figlio della coppia. Francesca Manna, orientata inizialmente per il doppio cognome, adotta il differente punto di vista del compagno, convinta dalle sue argomentazioni.

Non si ingaggia una battaglia utilizzando ciò che c’è già - in questo caso il doppio cognome (per i figli nati al di fuori del matrimonio, eh, per gli altri nisba!) - ma, al contrario, cercando di affermare proprio ciò che è stato sempre negato nei fatti, ovvero che, in caso di riconoscimento paterno successivo al riconoscimento della madre, il figlio possa mantenere SOLO il cognome materno. 
È la via ragionata che decidono insieme di seguire.

Si presenta però un problema pratico. L'Ufficiale di stato civile, dopo aver proceduto al riconoscimento di paternità, deve comunicare al Tribunale dei minori quale cognome i genitori vorrebbero fosse assegnato al figlio. La modulistica allora in uso presso il Comune di Milano prevedeva solamente la sostituzione del cognome materno con quello paterno o l'aggiunta del cognome paterno. Il mantenimento del solo cognome materno, derivante dall'art. 262 del Codice civile, non era minimamente ipotizzato. Manna e Perini, codice alla mano, rivendicano il diritto di comunicare al Tribunale dei minori la preferenza per il mantenimento del solo cognome materno, aggiungendo a penna tale opzione al modulo.

Usciti dall'ufficio, ottengono un colloquio urgente con il funzionario responsabile del settore per chiedere la modifica della modulistica, che verrà in effetti successivamente aggiornata inserendo il mantenimento del solo cognome materno come terza opzione. Da allora i moduli del Tribunale dei minori di Milano contemplano questa terza eventualità.

Con la nascita del primo figlio nasceva anche il primo sito internet che la coppia dedicava al cognome. La pubblicizzazione dell’iniziativa portò anche alla creazione del comitato “Col Cognome delle Madri”, che rimase attivo solo per qualche tempo.

L’11 gennaio del 2000, il Tribunale dei Minori di Milano disponeva finalmente con decreto il mantenimento del cognome materno per il primo figlio.

«Questo è il primo caso in Italia nel quale, nell’ambito delle coppie non sposate», rilevava in un’intervista Francesca Manna (3), «il Tribunale si esprime per il solo mantenimento del cognome della madre». Aggiungeva Franco Perini: «Dopo la nascita del secondo figlio, siamo ritornati all’ufficio anagrafe di Milano in forze, chiamando questa volta anche le televisioni».

Il decreto per il secondo figlio arrivò il 22 novembre dello stesso anno.

«C’era qualcosa di diverso in questo secondo provvedimento», m’informo, «rispetto al decreto riguardante il primo figlio?».

«Assolutamente no», è la risposta; «però avevamo scoperto che c'era interesse sul tema da parte dei media, così abbiamo pensato di creare un evento per dare risonanza alla questione» (4).

Successivamente il sito internet fondato fu trasferito e reso più agibile e completo. 

Ma le iniziative di Manna e Perini non si limitarono alle mosse iniziali, alla creazione del sito e in seguito di un gruppo su FB.

Nel dicembre del 2011, raccogliendo le adesioni di altre persone interessate, la coppia inviava alla Commissione europea una denuncia contro lo Stato italiano.

Accolta e valutata nel merito, nel 2012 la richiesta a procedere fu respinta. La commissione rilevò l’inesistenza di un’unitaria «normativa europea al riguardo», concludendo che «a norma dei trattati dell’Unione europea, la Commissione non possiede alcuna competenza generale per intervenire nel funzionamento del sistema nazionale di un determinato stato membro».

Manna e Perini avevano indirizzato la denuncia alla  Commissione europea con sede a Bruxelles, ben sapendo di non potersi rivolgere alla Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, perché a quest’ultima può accedere soltanto chi ha già esperito i diversi livelli giudiziari.

E con questo torniamo ai coniugi Cusan e Fazzo, che dopo aver attraversato i gradi preliminari di giudizio e aver ricevuto un sonante “NO” dalla Corte costituzionale, hanno regalato alla Consulta e all’Italia intera un “NO” di peso ben maggiore. NO alla patrilinearità obbligatoria, NO all’’esclusione delle madri, NO all’assenza di leggi esplicite sul cognome dei figli, NO alla discriminazione contro la donna che, se pure non ufficialmente dichiarata, è stata riconosciuta con disinvoltura come “legittima” in uno Stato che si dichiara democratico, a datare dalla lontana sentenza del 1982 (5).



Riff. nel testo:

(1) http://www.dols.it/2014/01/14/il-cerino-di-strasburgo/

(2) http://cognomematernosentenze.blogspot.it/2013/06/cognome-materno-ai-figli-prima-sentenza.html

(3) http://www.cognomematerno.it/Contributi/Tesidilaurea/tabid/61/Default.aspx

(4) http://archiviostorico.corriere.it/2001/febbraio/09/Cosi_tra_mille_difficolta_siamo_co_0_0102097244.shtml

(5) http://cognomematernoitalia.blogspot.it/2012/01/societa-per-la-costituenda-rete-delle_8627.html



NOTA

Per gli altri articoli della serie “LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO”, vedere:

Parte 1ª / La diffusione del Progetto sul Doppio Cognome - I primi eventi

http://cognomematerno-archiviostorico-italia.blogspot.it/2013/07/la-lunga-strada-del-cognome-materno-in.html

Parte 2ª / Il Passato, il Presente, il Futuro

http://cognomematerno-archiviostorico-italia.blogspot.it/2014/02/la-lunga-strada-del-cognome-materno-in.html



Milano, 15 febbraio 2015, © Iole Natoli

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