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La lezione del partire da sé

La lezione del partire da sé

Aver cura del mondo - Il mondo e gli stati hanno tanto bisogno della cura femminile, non per tenere in ordine le case, ma per attraversare i luoghi difficili dei fallimenti economici, delle ire degli scontenti, dei conflitti già minacciosi

Giancarla Codrignani Mercoledi, 03/08/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2016

Partire da sé: l'abbiamo insegnato urbi et orbi, ma - proprio come vuole il ruolo che non amiamo - quando arriviamo a noi, dopo tutte le incombenze che ci è toccato svolgere nella giornata, ci troviamo così esauste da prenderci tempo per noi per andare, al massimo, dal parrucchiere, immemori di quella soggettività autonoma che deve cambiare un mondo così sofferente proprio perché fin qui orientato da un genere solo.

Facciamo l'esempio di NOIDONNE. Tutti e tutte d'accordo che è una rivista speciale, perché nata nel 1944, da donne che stavano facendo la Resistenza, poi fecero la Repubblica, la Costituzione, la cultura (e le leggi) per l'emancipazione e la liberazione, poi la politica, non solo femminile, della prima Repubblica e della seconda per conservare la democrazia di un paese da sempre diviso tra progresso e conservazione. Oggi politici, sindacati, enti pubblici, ma anche associazioni e società civile, tutti di tutti i generi auspicano la sua nobile sopravvivenza. Ma, se non mandano abbonamenti e finanziamenti, gli auspici non ne impediranno l'estinzione: "noi donne", non solo simbolicamente, ultime.

In calce a questo esempio, è registrabile il danno del paese: un genere intero (vale a dire il 52 % degli abitanti) si trova ancora a remare contro, mentre potrebbe usare bussola, timone e vela con il contributo delle proprie capacità di governo per riorientare la nave in una rotta perigliosa.

Le donne, infatti, non sono né settarie né egoiste nel sostenere la necessità di partire da sé stesse, dai propri valori e dai propri interessi: finché la cultura comune non metterà in moto meccanismi di trasformazione sostanziale del sistema che non obblighino le persone ad diventare neutre per uniformarsi al modello unico, non saranno solo le donne a restare subalterne.

Intanto il sistema, ormai globale e finanziario, incomincia a fare paura perché i vecchi poteri ricorrono alle droghe per tenerlo in piedi. Speriamo che a novembre gli elettori americani non facciano scherzi e che la Clinton - qualunque sia la simpatia degli elettori - diventi la prima donna Presidente degli Stati Uniti. Dalla prospettiva istituzionale è bene guardare all'Europa: oltre alla cancelliera Merkel che governa la Germania, ci sono Prime Ministre in Norvegia, Scozia, Irlanda del Nord, Polonia e Presidenti della Repubblica in Lituania, Croazia e Malta. Inoltre Alta Rappresentante per la Politica Estera dell'Unione è la nostra Federica Mogherini e una marea di funzionarie occupano dirigenze di alto livello in tutte le cancellerie europee e nei ministeri. In luglio, dopo il disastroso referendum Brexit, si è insediata a Downing Street Theresa May, una Prima Ministra al timone della Gran Bretagna nel momento in cui deve risolvere la sua crisi più grave. Ellekappa aveva, per l'occasione, pubblicato una delle vignette più folgoranti: "David Cameron, Boris Johnson, Nigel Farage…", "Dietro il successo di una donna a volte c'è l'idiozia di tre uomini". Infatti l'uomo che aveva voluto il referendum, quello che aveva danneggiato il partito laburista e quello che aveva rifiutato la responsabilità del suo successo sono apparsi incoerenti e pericolosi. Un'altra giornalista, la femminista Natalia Aspesi, aveva espresso il sospetto che i maschi, arrivati a situazioni inestricabili, si fossero messi d'accordo per passare la mano, con la riserva mentale di recuperare, ovviamente, dopo che le donne avessero rimediato ai guai.

È certamente vero che le donne sono, in genere, brave e non hanno mai ritenuto difficile l'arte del governo. nel primo intervento femminile a Montecitorio la Cingolani Guidi aveva detto "tanto peggio di voi non faremo". Ma "vincere" può significare conformarsi ai modelli culturali che hanno prodotto l'esaurirsi dei sistemi. Da quando le donne hanno violato anche la virilità dei luoghi militari, sono via via ascese agli altri gradi negli eserciti e una Pinotti guida il Ministero della Difesa italiano; ma le guerre sono rimaste guerre e alla Nato non si ragiona certo sugli asili nido per i figli di soldate e soldati.

Eppure, per tentare spostamenti di sistema graduali e selettivi e passare dalla produzione di merci alla produzione di benessere umano, mentre la robotica e le nuove tecnologie cambiano la natura del lavoro e la finanziarizzazione stronca banche e stipendi, i paesi del mondo hanno bisogno di molta "cura". Non tanto per tenere in ordine le case, ma per attraversare i luoghi difficili dei fallimenti economici, delle ire degli scontenti, dei conflitti già minacciosi. Nessuno più delle donne li ha sperimentati e se ne è fatto carico responsabilmente: "curare" città e stati è la proposta politica più sensata: a partire da noi.



 

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