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Isabella Morra e il mistero dell'abbazia di Bénévent, in Francia

Isabella Morra e il mistero dell'abbazia di Bénévent, in Francia

Il primo aprile 2023 la città di Benevento si gemella con Bénévent-l'Abbaye in Francia. Vi spiego perché in questo luogo potrebbe esserci prove della tragica fine della sfortunata poetessa lucana.

Sabato, 25/03/2023 - Potrebbe nascondersi tra le mura dell’antica abbazia del Limousin il mistero della morte della poetessa italiana Isabella Morra, vissuta nel XVI secolo. Il primo aprile la città italiana di Benevento, in Campania, e Bénévent-l’Abbaye, sigleranno un gemellaggio voluto dal Rotary Club Benevento. Sarebbe questa l’occasione di dare impulso alle ricerche di documenti d’archivio conservati nell’abbazia francese, dove il fratello della sfortunata poetessa, morta a soli 25 anni uccisa dai suoi fratelli, fu abate per quarant’anni, tra tra il 1557 ed il 1594, anno della sua morte. Si chiamava Decio Morra ed era uno degli assassini. Gli altri due erano Cesare e Fabio.
Il cosiddetto delitto d’onore, perpetrato ai danni della giovane che scambiava lettere non d’amore con il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro, si inserisce nel quadro delle lotte tra Francia e Spagna, che videro i di Morra parteggiare per i francesi e che costrinsero all’esilio il padre di Isabella, il nobile Giovanni Michele di Morra. Questi si portò dietro il figlio Scipione, il fratello amato più di tutti da Isabella, lasciando in casa una situazione disastrosa: una moglie affetta da turbe psichiche gravi, completamente incapace di prendersi cura dei figli, i tre fedifraghi cresciuti in un contesto di abbandono e totalmente anaffettivo, e la giovane Isabella che scrive del suo malessere esistenziale in versi di una bellezza lacerante, un vero e proprio modello di poetica del lugubre a tratti insuperabile.
È il momento delle poetesse petrarchiste, delle cortigiane e anche delle filosofe. Gli studiosi parlano di una “primavera” della cultura femminile. C’è fervore culturale c’è risveglio delle arti, ci sono querelle tra i due sessi e vivacità intellettuale, nei centri principali della cultura e della politica, come Roma e Venezia. Invece Isabella, relegata nel castello che dall’alto domina Valsinni, un tempo detta Favale, in Basilicata, terra di machismo, patriarcato e superstizioni, vive l’infelice condizione della sepolta viva in un angolo dimenticato del mondo, coltivando l’arte in un contesto sterile e anaffettivo. È questo il mistero più grande della sua vita, più che della sua morte, tenendo conto che ella si trovò solo per un breve periodo alla corte della famiglia Sanseverino, come dama di compagnia di Giulia Orsini, altra donna sfortunata, che morirà di avvelenamento. Tra “gente priva di ingegno” e persa tra “orride ruine” ed “orribili contrade”, Isabella non vive l’amore, è come una cosa dimenticata e nascosta allo sguardo dei più e vive in una condizione di martirio che le fa desiderare la morte come unica prospettiva di liberazione. “Il padre caro” non farà mai più ritorno e dopo il suo assassinio il suo corpo non sarà mai più ritrovato. Il letterato Angelo de Gubernatis ed il filosofo Benedetto Croce ne riportano in vita la triste storia e nel 1993 nasce a Valsinni il Parco Letterario intitolato alla poetessa. Nessuno dei suoi tre assassini pagherà mai per il male commesso. Anzi, tutti e tre se ne andranno in Francia vivendo allegramente e tranqullamente sotto la protezione del padre, del fratello Scipione e di Caterina dei Medici. Cesare si sposa due volte e mette al mondo numerosi figli, dando vita al ramo francese dei di Morra, Fabio vive una vita anonima e Decio diventa abate a Bénévent. Cesare e Fabio ottengono la naturalizzazione francese il 20 luglio 1565.
L’ufficio religioso frutta a Decio cospicue rendite, che si possono ricavare dalla documentazione dell’epoca. Il nome di Decio Morra compare in alcuni documenti ufficiali del 1557 e del 1563 in quanto coinvolto in un processo contro Martial Villalt, un religioso dello stesso monastero, e poi in altri atti degli anni successivi.
È possibile che l’abate che si era macchiato di questo terribile delitto abbia portato con sé qualche testimonianza del suo scandaloso passato? È possibile che qualche confessore abbia celato il segreto? Può Decio avere lasciato una minima traccia sulle reali motivazioni del delitto di Isabella, la quale, secondo gli storici più accorti, non ebbe alcuna liaison amorosa con il Sandoval, ma forse gli aveva chiesto aiuto per fuggire in Francia e raggiungere il padre amato?
La storia racconta che i tre terribili fratelli uccisero anche il Sandoval, che così lasciò vedova sua moglia Antonia Caracciolo e orfani i suoi tre bambini, ed il precettore di Isabella, che aveva avuto la colpa di favorire lo scambio epistolare tra i due. La lettera incriminata che scatenò l’ira dei tre non è mai stata ritrovata. Possibile che Decio l’abbia portata con sé nel Limousin?
Sono personalmente convinta che questa storia sia ancora tutta da esplorare e da scoprire e sono convinta che alcuni pezzi di questo puzzle si trovino proprio in Francia, nel Limousin.
Questa storica abbazia, dunque, non sarebbe solo archeologia, arte e turismo, come vi racconto tra un attimo, ma scrigno di segreti inconfessabili.

Breve storia dell’Abbaye

Immerso in un fantastico scenario naturale, Bénévent-l’Abbaye è un minuscolo comune rurale di poco più di settecento abitanti, situata nel dipartimento della Creuse, all’interno della regione della Nuova Aquitania. Fino al 2016 la Creuse faceva parte della regione del Limousin, scomparsa proprio in quell’anno per essere inglobata nella Nuova Aquitania. Due anni prima, infatti, era partita la riforma territoriale avviata sotto il mandato quinquennale di François Hollande.
Tappa essenziale nei viaggi verso Santiago de Compostela, l’Abbazia in questione comincia la sua lunga storia nel 1028, quando Umberto, canonico di Limoges, fonda un monastero agostiniano ad un chilometro ma qui. Ma solo due anni dopo, nel 1030, il monastero viene trasferito nella sua sede attuale. Si chiama “Bénévent-l’Abbaye” per il fatto che esso ospita le reliquie di San Bartolomeo, che furono portate qui nel 1105 dalla nostra città, dalla nostra Benevento, in Italia (LABBE, Bibl. nov. mss. II 28.1. Chon. Gauf. Vos). Questo spiega il gemellaggio che si va ora a compiere tra le due città. Il monastero fu poi eretto ad abbazia nel 1459, da Marc Foucaud, signore di Saint-Germain, per suo fratello Louis Foucaud, primo abate di Bénévent. La storia racconta che le reliquie di San Bartolomeo attiravano qui un tale concorso di popolo che divenne necessario costruire degli ostelli. Questo particolare è riportato in Grand dictionnaire de la Haute Marche: Historique, généalogique et biographique, di Ambroise Tardieu, pp. 43-44.
Nel 1867 l’Abbazia di Bénévent fu oggetto di una poderosa operazione di restauro, condotta dal celebre architetto Paul Abadie, che, tra le altre cose, nella sua carriera partecipò pato al restauro di Notre Dame di Parigi, ed ha disegnato la pianta della chiesa del Sacro Cuore, sempre nella capitale francese.
Esplorare la storia dell’elemento centrale di questo comune, e cioè dell’Abbazia di Bénévent, composta da tanti capitelli che sono un vero e proprio libro in pietra, ci trasporta in epoche lontane.
Sarebbe arrivato il momento di aprire gli archivi e studiare uno a uno i documenti conservati in questo storico edificio. Storiche e storici di storia delle donne potrebbero trovarvi delle sorprese interessanti.

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