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In memoria di Giglia Tedesco

In memoria di Giglia Tedesco

Giglia Tedesco - Marisa Rodano, Isa Ferraguti, l’UDI Romana “La Goccia”, il Coordinamento Donne CGIL di Roma e Lazio, Costanza Fanelli per La Casa Internazionale delle Donne, l’ Istituto “Alcide Cervi”, Giancarla Codrignani, Pina Nuzzo ricorda

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007

Cara Giglia,
te ne sei andata all’improvviso, ma, come il tuo solito, in punta di piedi, in modo discreto.
Hai lasciato un grande, incolmabile vuoto. Per tutte noi, che ti abbiamo conosciuta, apprezzata, stimata per la tua passione, il tuo impegno, il tuo disinteresse. Per le donne del nostro paese che ti devono tanto. Per me, in modo particolare, dopo più di cinquanta anni di comune militanza e di una profonda amicizia. Che cosa posso scrivere quando ho solo voglia di piangere?
Ci eravamo sentite per telefono pochi giorni fa. Avevamo parlato del Secondo Sesso, di Simone de Beauvoir, dei nostri incontri con lei. Avevamo ricordato – a suo tempo me lo avevi raccontato tu - che Simone de Beauvoir, trovandosi a Roma e avendo visto un corteo delle casalinghe che, indossando i grembiuli da cucina, rivendicavano la pensione, avesse commentato che, “se le donne italiane si battevano, fin nella forma così avanzata della manifestazione di strada, per i loro diritti ciò rivelava una elevata coscienza autonoma, di emancipazione e politica nello stesso tempo.”
Avevamo scherzato sulla tua elezione nella Costituente del Partito democratico e tu mi avevi detto: “non credevo che ne sarebbe derivato tanto lavoro che adesso bisogna fare…” Eri come al solito pronta a una nuova avventura, pronta a spenderti come per decenni avevi fatto, nel partito della Sinistra Cristiana, nel PCI, nel PDS, nei DS e soprattutto nell’UDI.
I ricordi si affollano e si confondono. La bella ragazza bionda, la giovane militante impegnata all’indomani della liberazione di Roma a costruire il nostro piccolo partito nelle borgate, nei quartieri, nei luoghi di lavoro. Poi, dopo l’autoscioglimento della Sinistra cristiana, e la nostra iscrizione al PCI, la tua attività di dirigente delle ragazze della FGCI, quindi della Lega delle Cooperative.
E soprattutto la tua funzione nella Presidenza dell’UDI, in cui venisti eletta al VI° Congresso nel 1959, alla vigilia di un decennio, quello degli anni '60, che, anche grazie al tuo lavoro e a quello di Nilde Jotti, sarebbe stato essenziale per le conquiste di emancipazione delle donne italiane. Le battaglie per affermare tra le nostre attiviste in primo luogo, ma anche nel partito e all’esterno i principi basilari in cui credevamo: che fine e ragion d’essere di un’associazione femminile non potesse che essere l’emancipazione, che un’associazione con quello scopo doveva essere autonoma – da partiti, da governi, da forze economiche e sociali – e unitaria, capace di parlare a tutte le donne. Ricordo ancora le tue conclusioni al VII° Congresso, nel '64: “Possiamo fin d’ora asserire che questo congresso segna[…]una cerniera tra due fasi della vita e della politica dell’UDI. […] Questo VII Congresso….ha dimostrato come l’esigenza che fu alla base del nostro VI Congresso, vale a dire lo sviluppo di un’associazione autonoma e unitaria per l’emancipazione femminile, sia profondamente penetrata nella coscienza della nostra organizzazione. E’ un punto acquisito […] che la svolta da realizzare oggi, la svolta che con le tesi precongressuali si è aperta e che ora è di fronte a noi, è quella della messa in pratica dell’autonomia in tutti i campi, in tutte le sue implicazioni e in tutti i suoi aspetti.
Fu determinante la tua convinzione anche nelle lotte condotte per difendere l’UDI da quanti sostenevano, a destra, come a sinistra, alla metà degli anni sessanta, che, essendosi conquistate buone leggi paritarie, le associazioni femminili non avevano più ragion d’essere. Sempre nelle conclusioni al VII Congresso dell’UDI, a riprova che quella discussione era ancora viva, citando un commento abbastanza spiritoso di Alfredo Todisco sul Corriere della Sera, affermavi: “ Noi potremmo sintetizzare il Congresso dell’UDI con questo interrogativo: con l’esaurirsi della lotta per la parità si esaurisce il ruolo delle associazioni femminili?....In un congresso di donne piuttosto agguerrite, un simile interrogativo non è di poco conto. Sarebbe come se lo stato maggiore delle forze armate tenesse a esaminare l’ipotesi dell’abolizione dell’esercito…”.
Fosti al centro della campagna per la raccolta delle firme sotto la proposta di iniziativa popolare per l’istituzione di un servizio nazionale degli asili nido. Ricordo ancora quando, il 19 febbraio 1964, mi dicevi: “Aver strappato alla Presidenza, malgrado le esitazioni delle socialiste, la decisione di farne oggetto di una legge di iniziativa popolare, è certo un successo che non deve essere compromesso.” E per difendere quell’iniziativa, attorno alla quale l’UDI lavorava da anni ti eri scontrata anche con la Commissione femminile della CGIL, che voleva farla sua.
E ancora, non si può non ricordare il ruolo che svolgesti al Congresso della FDIF a Mosca del giugno 1963, quando, l’UDI, la prima a farlo tra le cosiddette "associazioni di massa" italiane, affermò il suo dissenso dalle posizioni della Federazione Internazionale e la sua indipendenza. La tua convinzione (oltre che la tua presenza a capo della delegazione italiana in quella assise) fu risolutiva per quel risultato. Lo deduco da un mio appunto del 17 ottobre ‘62: in un incontro con Nilde Jotti e Giorgio Amendola delle compagne comuniste della Presidenza dell’UDI, avevi già ben sintetizzato i problemi aperti: "la nostra adesione alla FDIF costituisce un tallone d’Achille, il nostro punto di maggior debolezza" e chiedevi: “può il PCI influire sulla politica della FDIF o dobbiamo scegliere tra l'unità dell'UDI e la FDIF ?” “abbiamo nostri motivi di dissenso con la Federazione Internazionale” e avanzavi l’ipotesi che l’UDI potesse restarci come “osservatrice”.
Non furono anni facili. Ogni tanto ci sfogavamo assieme: “non ci sono soldi, mantenere l'unità è sempre più faticoso, nessuno mostra di credere nell’UDI. E' un'impresa disperata.. Appare insensato insistere in un lavoro che sembra il secchio delle Danaidi”. Erano sfoghi momentanei; poi ci si riaggiustava la soma sulle spalle e si continuava a stare in campo.
Vennero in seguito le tue battaglie parlamentari, in primo luogo quella, di cui fosti decisiva protagonista e artefice per dare alle donne italiane un nuovo diritto di famiglia.

Ma tutto questo si intreccia e si confonde con altre e molto più personali rimembranze. Per me eri più di una compagna, più di un’amica: quasi una persona di famiglia…Tonino Tatò, il compagno della tua vita era il più grande amico di mio marito. i suoi figli erano coetanei dei miei. Pranzi, cene, passeggiate, soggiorni al mare a Tor S. Lorenzo nella vostra casa, in campagna da noi, gite in montagna…Anni di stretta consuetudine. E tanti ricordi….
Rammento ancora quando mi dicesti di aver incontrato Tonino Tatò: me lo dicesti in una palestra di Via Bari, dove illudendoci di mantenerci in forma, andavamo a far ginnastica alla mattina in ore antelucane, prima di iniziare la consueta convulsa attività quotidiana. Ammirai il tuo coraggio nel scegliere di legarti a un uomo che aveva già quattro figli e di dedicarti a loro come fossero stati i tuoi e di affrontare con una dedizione straordinaria gli eventi dolorosi che, nel corso degli anni, colpirono quella vostra famiglia, di cui continuasti a farti carico, punto di riferimento indispensabile, dopo la scomparsa prematura del tuo amatissimo Tonino. Il tuo sorriso, la tua disponibilità, la tua serenità hanno sempre nascosto che non hai avuto una vita facile, funestata da drammi dolori, perdita prematura di tante persone a te care.
Eri una donna straordinaria e lo dimostravi non solo nei momenti dolorosi e drammatici, ma nella vita quotidiana. Penso, ad esempio alle cene: tu eri una cuoca eccezionale, io, a casa mia non potevo competere… .Cene amicali tra noi, con i nostri amici, con i nostri ragazzi. Ma penso anche a quelle che organizzavi, non so come facessi in mezzo a tanti impegni di lavoro, per favorire a casa tua incontri riservati tra Berlinguer e dirigenti di altre forze politiche…..Un altro aspetto del tuo contributo alla causa della sinistra, cui tanto credevi: eri una dirigente di primo piano, facevi anche parte della Direzione del PCI, ma non disdegnavi di contribuire a un paziente, discreto lavoro di tessitura di rapporti politici anche stando dietro i fornelli..
Addio, cara Giglia. Hai scritto di aver nella tua vita imparato tre cose. A noi, con la tua vita, ne hai insegnate molte di più.

Marisa Rodano
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Di Giglia Tedesco avevo sentito parlare con orgoglio dalle compagne dell’UDI di Carpi che ci tenevano a sottolineare la sua radice cattolica e il suo essere dirigente nazionale dell’Associazione. Ho avuto modo di conoscerla negli anni settanta quando sono stata chiamata alla Sezione Femminile Nazionale della Direzione del PCI.
Non potrò mai dimenticare, in particolare, la sua attenzione al dibattito che in quegli anni si stava sviluppando sia nel mondo cattolico che nel movimento femminista, mondi da sempre impegnati in un difficile confronto/incontro che in qualche occasione rischiava di diventare scontro basti ricordare le lotte di quegli anni su divorzio ed aborto.
Sono andata a rileggermi in questi giorni due interessanti riflessioni apparse sulla rivista “Donne e politica” nel febbraio e nell’ottobre del ’71. Nel febbraio a proposito de : “Il Movimento cattolico di fronte alla questione femminile” Giglia concludeva: “se la cattolicità democratica, come noi crediamo, ha un suo ruolo da giocare nella battaglia per mutare la condizione della donna, quel ruolo può affermarsi ed esercitarsi a condizione di seppellire definitivamente ogni esclusivismo ideologico come ogni pretesa di supremazia per instaurare l’indispensabile confronto democratico”. Nell’ottobre in ”Neofemminismo: ribellismo o rivoluzione” concludeva la sue considerazioni con questa frase: “una valutazione non sbrigativa e superficiale dei movimenti neo femministi deve divenire per noi motivo e stimolo ad una riconsiderazione complessiva della questione femminile, ad un approfondimento delle sue implicazioni politiche ed ideali.”
Il modo migliore per ricordarla è proseguire nell’impegno, seguendo le sue indicazioni, affinché le donne riescano ad affermare i loro diritti nella società al di là di ogni ideologismo e di nuovi integralismi.

Isa Ferraguti

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GIGLIA
Ci sarà Giglia ? Viene Giglia ? e Giglia veniva, c’era. Affaticata e sorridente. E ci dava forza.
Nelle difficili battaglie non solo dell’UDI. Nel Parlamento, sei stata un esempio nel dipanare l’intreccio donne e Istituzioni partendo sempre dalla condizione reale femminile. Ci hai aiutato a dare significato politico e culturale alle nostre azioni, hai praticato il confronto vero con le proposte, l’elaborazione e credendo sempre nella forza delle donne e della loro necessaria organizzazione.
Noi donne romane abbiamo sentito intensa e forte la tua presenza accogliente ricca di acutezza politica; la coscienza delle difficoltà ma anche la gioia delle conquiste dei diritti sociali e giuridici, la valorizzazione di ciascuna, la speranza nel futuro della democrazia italiana.
Ancora non ci crediamo. Ti portiamo nel cuore e nella mente cara amica e sorella.

Alemanno Alberta, Bittoni Tania, Grignola Anna, Marcodoppido Rosanna, Mulinari Renata, Pasquali Anita, Piacentini Anna Rita, Scassellati Giovanna
dell’ UDI romana « La Goccia »

Campana Giuliana, Cubeddu Anna Maria, Pierlorenzi Marina
del Coordinamento Donne CGIL Roma e Lazio

Costanza Fanelli della Casa Internazionale delle Donne

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E' con grande rammarico che veniamo a conoscenza della scomparsa di Giglia Tedesco, una delle figure più importanti della storia repubblicana della Nazione.
Giglia Tedesco è stata infaticabile militante della sinistra italiana, donna impegnata per l'emancipazione femminile nella società italiana nei lunghi anni del suo lavoro nelle istituzioni e nella politica. E' stata, nella società civile come in Parlamento, protagonista di battaglie per il diritto delle famiglie e dei bambini, delle donne e dei lavoratori. Il tutto nella coerenza ideale che la faceva essere uno dei punti di riferimento della sinistra italiana.
Sempre in prima linea nella difesa della Costituzione e della democrazia, di cui era stata una testimone diretta con l'ingresso in politica nel 1946, Giglia Tedesco si è spesa con coraggio per la salvaguardia degli ideali antifascisti e di libertà propri della Lotta di Liberazione. E' in questo ambito che l'Istituto Cervi ha avuto il piacere di collaborare con lei in diverse occasioni, intervenendo in numerose iniziative istituzionali e culturali.
Giglia Tedesco era legata da fraterna amicizia a Maria Cervi, con cui condivideva i ricordi della guerra e della Resistenza. E' stato proprio nell'occasione della scomparsa di Maria, lo scorso giugno, che aveva voluto testimoniare il suo affetto e la sua commozione con una toccante lettera dedicata ai familiari e alla memoria dell'amica scomparsa.
Con il medesimo sentimento, oggi vogliamo esprimere la nostra vicinanza personale e istituzionale alla famiglia di Giglia, nel congedare con cordoglio la figura di una grande italiana. Una donna che ha dedicato tutta la propria laboriosa vita all'impegno politico, sempre all'altezza di quell'esempio che rappresentava per la propria classe dirigente, e sempre incrollabile nella dedizione agli ideali che ne sono stati la principale ragione di vita. Si spegne, con Giglia Tedesco, un'altra voce autorevole della Repubblica.

Il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto “Alcide Cervi”

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L'ho incontrata pochi mesi fa; non potevo immaginare che fosse l'ultima volta. Succede; e ci si accorge quante parole sono rimaste non dette e
quante idee non scambiate. Con Giglia la relazione era facile, per la spontaneità del suo disporsi verso gli altri senza alcun senso di presunzione, come capita alle tante persone autorevoli che si negano l'autenticità. L'ho sempre sentita amica, anche nel confronto politico, in particolare per quella comunanza di pensieri e di intenti che portava entrambe a privilegiare il valore delle donne. Mancherà anche alle giovani che non la conoscevano: bisognerà riandare al suo pensiero e al suo impegno non solo per farne memoria, ma perché da una come lei, che guardava sempre avanti, va raccolta la consegna a non fermarsi. Le donne rappresentano - anche per il nuovo PD - non solo il 52 % dell'elettorato, ma quella risorsa
per innovare che finora, oscurata e rimossa, è stata emarginata con grave spreco per la società intera di donne e di uomini.

GIANCARLA CODRIGNANI

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Carissime, forse già lo sapete, Giglia Tedesco non c'è più. Abbiamo provato un senso di sgomento insieme al dolore perchè in molte abbiamo ricordi recenti, di cose appena fatte insieme: chi l'aveva incontrata a cena da poco, chi ad un dibattito, chi ad un volantinaggi perchè non si tirava certo indietro... io avevo ricevuto un suo messaggio, affidato a due donne diverse, con cui mi faceva sapere che non era riuscita a venire in piazza Farnese il 13 ottobre perchè non aveva trovato un taxi. Ecco Giglia era anche questo, una presenza reale, viva, attenta al futuro. Ed era un pezzo notevole della nostra storia.
Amata e apprezzata da tante donne dell'UDI che l'hanno conosciuta come dirigente, ha significato tanto anche per quelle della mia generazione, arrivate alla politica con il femminismo, perchè sapeva coniugare la sua appartenenza politica con le ragioni delle donne.
Ha dato prova concreta della sua lucidità durante la campagna per il diritto di famiglia, per il divorzio, per i consultori e per la 194. Ha vissuto con passione i momenti cruciali della storia dell'UDI partecipando ai cambiamenti e alle trasformazioni, sempre pronta a cogliere lo spirito del tempo.

Vorremmo ricordarla nel trigesimo della sua scomparsa con una iniziativa da costruire con le donne di questa città e, per questo, abbiamo già preso i contatti necessari.

Pina Nuzzo
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(14 novembre 2007)

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