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In Italia si vive più a lungo? Facciamo chiarezza

In Italia si vive più a lungo? Facciamo chiarezza

L'ultimo rapporto sul "Benessere Equo e Sostenibile" (BES) afferma che in Italia si vive in media più a lungo. Ma restano alcuni fattori a intralciare la crescita.

Martedi, 30/04/2013 - Secondo l'ultimo rapporto sul "Benessere Equo e Sostenibile", datato marzo 2013 e redatto con con meticolosità dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) e dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), gli italiani hanno una vita media più lunga. La linea della vita si allunga per parecchi fattori che la influenzano, ma è anche soverchiata da altri che, al contrario, ne rallentano la crescita. Facciamo chiarezza, pur prendendo atto di questi dati rilasciati dal BES.



Il sopracitato rapporto BES, oltre a sottolineare come, in media, la vita degli italiani sia più lunga, mette anche in risalto i fattori di rischio che ne rallentano in maniera decisiva l'ulteriore crescita: tra essi spicca la cattiva alimentazione e l'abuso di alcolici. Il fattore di rischio primario è dato da una crescente percentuale di popolazione afflitta dall'obesità o che, comunque si avvia verso questa strada: sedentarietà, alimentazione poco sana, minore consumo di frutta, verdura e ortaggi, abuso di fumo e alcool sono i fattori scatenanti. Un fattore legato comunque sia alla cultura che alle abitudini alimentari.



Bene è dunque distinguere tra durata media della vita e qualità della stessa: in Italia, i dati confortano per il primo caso, ma sono da rivalutare per ciò che concerne il secondo aspetto. In realtà, a lungo andare, il secondo aspetto influenzerà il primo, basti pensare all'obesità e all'aumento di peso e alle conseguenze che comportano nell'organismo:

patologie cardiovascolari e a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, diabete, ipertensione, cancro, malattie del fegato e colecisti.



Il rapporto BES è dunque un monito, più che una positività su cui potersi crogiolare: lo stile di vita, l'educazione alimentare dei giovani e dei giovanissimi, il ritorno alla cosiddetta "dieta mediterranea", potrebbero dare un decisivo colpo ai percorsi, purtroppo, ad oggi tracciati.

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