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Ilda la rossa

Ilda la rossa

Il racconto della una vita di una donna in magistratura. Il libro di Ilda Boccassini propone ricordi, personaggi e ricostruzioni che sono parte importante della storia d'Italia

Giovedi, 04/11/2021 -

Ho letto il libro di Ilda Boccassini, La Stanza Numero 30. Cronache di una vita, tutto d’un fiato.
Emozione fortissima ripercorrere questa rivisitazione della nostra storia recente, illuminata dal sapere, dal coraggio, dalla forza di Ilda la rossa. Una di noi, con le sue fragilità non più taciute ora che può permetterselo, celate allora dagli enormi occhiali, dall’incedere spavaldo, dai monili vistosi anche se sempre bellissimi. Ma anche una capace di non arretrare di un passo, nonostante la solitudine, il timore, lo sperdimento di fronte alle scelte difficilissime che si sentiva chiamata a compiere. Come quella di andare a Caltanissetta per indagare sulla strage di Capaci che la porterà dritta ai colpevoli, lasciando a Milano i bambini nel frattempo diventati due, e un compagno per niente contento.

Prima c’era stata l’entrata nella magistratura nel 1977 e poi l’incarico alla Procura di Milano, dove rimarrà fino al 2019, tranne i due anni a Caltanissetta, sempre nella stessa stanza numero 30, da cui il titolo del libro.

Partita da Napoli con entusiasmo, è stata accolta invece con pregiudizi sulla capacità delle donne di fare il mestiere di Pubblico Ministero.

Ma poi c’erano stati anche l’arrivo di Saverio Borrelli, in veste di saggio e accorto Capo della Procura di Milano, e l’incontro con Giovanni Falcone a metà degli anni Ottanta.

Se l’uno è stato un ancoraggio sicuro e protettivo, l’altro, con l’autorevolezza del suo straordinario lavoro e il carisma della sua figura, è stato una spinta fortissima ad incarnarne in seguito lo spirito di giustizia vera, spendendosi fino al limite estremo dell’umanamente possibile, con intelligenza e capacità di lavoro fuori dal comune come pure con assoluta onestà intellettuale e personale.

Quasi subito, nella prima parte del libro, l’autrice parla della fascinazione del primo incontro e poi dell’amore per Giovanni progredito durante le indagini della “Duomo connection” e le frequenti trasferte a Palermo. Poche righe, essenziali, scarni paragrafi, un linguaggio semplice, diretto, come del resto è nello stile di tutto il libro.

“Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto”. Praticamente, questo è il clou. Ma in questo nucleo c’è tutto, e per forza doveva trovarsi all’inizio del libro. Perché Falcone per la giovane magistrata di allora è stato il mentore, l’esempio propulsivo di una possibilità di esistenza dedicata alla giustizia.

E se per quanto riguarda lei, come vivere intimamente i propri sentimenti sono soprattutto affari suoi, quello che è diventata a partire da questo input così potente è stato, per fortuna, affare anche nostro. Perché con il rigore delle sue indagini - Strage di Capaci, Toghe Sporche, Imi-Sir, lodo Mondadori, processo Ruby e via dicendo - ha fronteggiato lo strapotere nostrano e ci ha restituito verità fondamentali che alimentano la fiducia in un possibile vivere da esseri umani liberi.

Ilda Boccassini, con le sue imperfezioni, la sua bellezza, la sua passionalità, il suo essere diretta e senza fronzoli - alias il suo cosiddetto “caratteraccio” - ha dedicato se stessa agli altri onorando il senso di giustizia di cui abbiamo bisogno. Ha pagato per questo un duro prezzo, nel silenzio assoluto che si era imposta per rispetto del ruolo. Strapazzo, stress, superfatica, calunnie, accuse infondate, esposizione mediatica ultra-negativa, esclusione dai ruoli apicali “Mi sarebbe piaciuto diventare Procuratrice…mi ero illusa …nonostante mi fossero giunti da più parti, chiari e univoci, segnali di scetticismo”. D’altronde non avevano fatto lo stesso, e anche peggio, con Giovanni Falcone?

E adesso questo libro che ricorda, ricostruisce vicende e personaggi, al solito senza schermi protettivi, senza “diplomazia”. Questo libro dove si accosta a se stessa, alla malattia con cui deve fare i conti, a “la vita che volevo”, con consapevolezza e a tratti con tenerezza. Ma che chiama in causa ancora una volta lo strapotere dei superpotenti mai usciti definitivamente dalla cosa pubblica del nostro paese. Anzi, magari sul punto di riproporsi in formato gigante.

Ilda Boccassini
La Stanza Numero 30. Cronache di una vita
Feltrinelli
Pagg 352, Euro 19,00


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