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Il voto alle donne e le prime 10 sindache elette

Il voto alle donne e le prime 10 sindache elette

La cerimonia per i 70 anni del voto alle donne e la consegna delle targhe commemorative ai sindaci dei 10 comuni

Lunedi, 14/11/2016 -
“….Eravamo consapevoli che il voto alle donne costituiva una tappa fondamentale della grande rivoluzione italiana del dopoguerra. Avevamo finalmente potuto votare e far eleggere le donne. E non saremmo state più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce ma fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana”. Queste parole - che pronunciò Filomena Delli Castelli, una delle 21 donne elette nell’Assemblea Costituente - sono incise nelle targhe celebrative dedicate alle prime 10 sindache elette nel 1946.



A ritirarle, nel corso di una cerimonia che si è tenuta l’11 novembre nella Sala Polifunzionale di Palazzo Chigi a Roma, c’erano i rappresentanti istituzionali dei comuni che le elessero e anche qualche familiare. All’iniziativa, che si è svolta nell’ambito degli eventi previsti per il 70esimo anniversario del diritto di voto alle donne, ha partecipato il Sottosegretario di Stato on. Luca Lotti, che coordina la Struttura di Missione per gli Anniversari di Interesse Nazionale. “Vorrei che queste targhe siano il simbolo delle ragioni che nel 1946 hanno spinto queste donne ad impegnarsi nella politica. Oggi è normale pensare che ci siano delle sindache ma settant’anni fa non era così - ha detto on. Luca Lotti -. Erano donne che per la prima volta avevano il diritto di votare, ma anche di amministrare e nella parola amministrare c’è la parola amare. Queste dieci donne ci hanno insegnato anche come si fa ad amare e curare il proprio territorio. Ecco, con questo dono alle comunità che elessero sindache donne nel 1946, vogliamo anche simbolicamente abbracciare tutte le donne che oggi sono in prima linea nella politica”. (Photogallery)



Il sen. Franco Marini, ha portato il suo saluto in veste di Presidente del Comitato Storico Scientifico ed è intervenuta la sen. Maria Lisa Cinciari Rodano, che per l’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria ha voluto l’evento in collaborazione con la Presidenza del Consiglio. “Siamo orgogliose dell’iniziativa e dell’apprezzamento che ha riscosso, osserviamo che tra i rappresentanti dei comuni venuti a ritirare le targhe c’è una sola donna: Irene Falcinelli (videointervista), assessora del comune di Spello che ha ritirato la targa intitolata a Elsa Damiani Prampolini. Questo significa che molto è stato fatto ma molto ancora resta da fare” ha dichiarato Marisa Rodano insieme a Daniela Carlà e Roberta Morrone motori dell’Accordo.



Ecco l’elenco dei nomi e dei comuni che hanno ritirato la targa: Alda Arisi eletta sindaca a Borgosatollo; Giovanna Ninetta Bartoli a Borutta; Elsa Tosetti a Fanano; Ada Natali a Massa Fermana; Margherita Sanna a Orune; Anna Montiroli Coccia a Roccantica; Caterina Tufarelli Palumbo Pisani a San Sosti; Elsa Damiani Prampolini a Spello, Lydia Toraldo Serra a Tropea; Ottavia Fontana a Veronella.



Accanto al contributo portato dalla direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli, la storica Patrizia Gabrielli ha ricordato il lungo e faticoso cammino delle donne nella conquista dei loro diritti, un cammino che ebbe nella prima volta del voto alle donne una tappa significativa. “Quella del 1° febbraio 1945, con il decreto del governo Bonomi che estende diritto di voto alle donne, è una data storica capace di produrre una vera svolta nella storia italiana. Il riconoscimento di quel diritto, infatti, inaugurava l’affermarsi di una nuova concezione della cittadinanza. Le italiane si recano alle urne per la prima volta nella primavera del 1946 per le amministrative, una tornata elettorale che precede quella del 2 giugno per il referendum istituzionale e per l’elezione dei membri dell'Assemblea Costituente. È una consultazione importante: si eleggono il 78 per cento dei consigli comunali e fu un vero e proprio banco di prova per le forze politiche e anche per i movimenti delle donne, che misurarono la loro forza, capacità e limiti. Le associazioni ingaggiarono un’opera capillare, svolsero una propaganda metodica e capillare nei più remoti villaggi. L’arretratezza delle strutture, l’ignoranza della popolazione di fronte alla pratica democratica, la mancanza di mezzi di trasporto, le strade ancora interrotte o comunque impraticabili, resero arduo il compito. La campagna elettorale del 1946 si tradusse anche in una lotta contro l’ignoranza, in una tenace opera di alfabetizzazione alla politica di una fascia consistente di elettrici ed elettori. Però vennero smentiti i pregiudizi sul presunto disinteresse delle donne per la politica e sul loro conseguente astensionismo; infatti l’affluenza ai seggi fu dell’82,3 per cento gli aventi diritto. In numeri assoluti i votanti furono 16.304.280, 7.862.743 uomini e 8.441.537 donne. Furono oltre 2000 le elette nei consigli comunali, la maggior parte candidate dai tre partiti di massa: Democrazia cristiana, Partito comunista, Partito socialista e tra loro anche 10 sindache, che operarono in una situazione difficile, in un paese povero e devastato dalla guerra. Solo negli ultimi vent’anni la storiografia ha prestato attenzione al ruolo svolto dalle prime donne elette e dalle sindache, ma abbiamo ancora molto lavoro da compiere e varrebbe la pena scandagliare in profondità questo passaggio che potrebbe aiutarci non soltanto a tratteggiare un più completo profilo singolo e collettivo, ma pure a meglio comprendere l’ingresso delle donne nella dimensione istituzionale e la sua legittimazione, tema che potrebbe offrire ulteriori elementi per esaminare le radici del debole accesso alla rappresentanza”.



        

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