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Il senso dell’8 marzo. Per tutte e tutti

Il senso dell’8 marzo. Per tutte e tutti

Salute BeneComune - È sullo scenario europeo che si delinea l’attacco allo stato sociale e, quindi, l’attacco alla condizione delle donne, al di là delle belle parole e delle buone intenzioni sulla parità

Michele Grandolfo Venerdi, 28/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2014

La proliferazione dei giorni dell’anno da dedicare a qualche ricorrenza, a qualche condizione o malattia sta esaurendo il calendario e distruggendo il senso delle dediche. Un rimpianto per un passato con poche date significative, nate dai conflitti sociali e da rivolgimenti importanti per la conquista di diritti e della libertà. In Italia nella seconda metà del ventesimo secolo il Primo Maggio e il 25 Aprile hanno rappresentato l’occasione per trovare energie nuove per nuove conquiste sociali. L’8 Marzo, che pure come le prime due ricorda eventi drammatici, ha sempre sofferto dello stereotipo, simbolizzato dalla mimosa. Come se non ci fossero all’ordine del giorno questioni relative alla condizione della donna nella società che non richiamassero alla lotta. Peraltro, il tema dell’autodeterminazione e dell’autonomia sociale, prepotentemente emerso all’inizio degli anni settanta grazie al movimento delle donne, avrebbe dovuto interessare anche gli uomini perché lo stereotipo odioso del maschilismo, presente ovunque a partire dal linguaggio, è esso stesso strumento di controllo degli uomini, tanto da renderli disponibili come carne da macello nelle avventure di guerra.

Nell’attuale temperie di crisi, scatenata per distruggere le conquiste dello stato sociale, sono le donne a sopportare il peso maggiore, anche per l’aumentata pressione del lavoro di cura. Non vi è dubbio che la gestione stessa dello stato sociale ha lasciato e lascia molto a desiderare per il predominio degli interessi corporativi, che favorisce sprechi inauditi e ruberie, ma è altrettanto vero che sia possibile una riqualificazione dello stato sociale stesso, possibile solo se le persone e le comunità acquisiscono la consapevolezza che i beni sociali, in primis la salute, sono beni comuni, il cui livello è rappresentabile con validi indicatori, da presidiare costantemente e non dare mai per scontati ma da migliorare continuamente. La consapevolezza si materializza nella acquisita competenza delle persone e delle comunità nell’ottenere, gestire, comprendere, valutare le informazioni e trarne conseguenze per l’azione necessaria ad assicurare beneficio alla comunità con decisioni di benessere pubblico.

È sullo scenario europeo che si delinea l’attacco allo stato sociale e, quindi, l’attacco alla condizione delle donne, al di là delle belle parole e delle buone intenzioni sulla parità: fumo negli occhi per coprire fatti concreti di riduzione dei diritti. Non è un caso che l’attacco all’autodeterminazione delle donne avviene con particolare virulenza in uno dei paesi “deboli” dello scacchiere europeo, la Spagna. Voler eliminare la legislazione, peraltro recente, sull’aborto con un tentativo di ritorno al passato è un segnale rivolto alle donne perché tutti intendano che la stagione dei diritti di libertà e dell’autodeterminazione è finita. Non devono passare e non passeranno, in Spagna come altrove. Diamo ovunque senso pieno alla giornata dell’8 Marzo. Tutte e tutti.

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