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Il ragno (o sarebbe meglio dire la ragna?) nell’immaginario simbolico

Il ragno (o sarebbe meglio dire la ragna?) nell’immaginario simbolico

Intervista a Margherita Cavallo

Venerdi, 25/02/2022 - Margherita Cavallo, artista che è stata invitata a svolgere una lezione agli studenti del corso Terapeutica artistica dell’Accademia di Brera, ha presentato una sua approfondita ricerca sul rapporto tra natura, mito e rito cui ha dato il titolo Abitare la follia.
Sintetizzare la ricerca, per me affascinante, sarebbe stato improprio perciò ho preferito intervistarla.

Margherita Cavallo al lavoro

Margherita, tu hai iniziato la tua presentazione – lezione  con un’affermazione che rimanda a Nietzsche ‘Ogni biografia coincide con la natura di chi la scrive che poi è la sua essenza.’ Tu sei pugliese, trasmigrata a Milano. In che modo le tue origini hanno segnato il tuo essere?
I miei genitori sono cresciuti dove il rituale terapeutico del Tarantismo ha avuto il suo epicentro: a Castellaneta di Taranto mia madre e a San Michele Salentino mio padre. Nel secondo dopoguerra, quando sono nata, si praticava ancora il dispositivo coreutico/musicale del Tarantismo che colpiva prevalentemente le donne nell’Area salentina, le emarginate tra gli emarginati che, durante l’estasi o il tormento del veleno, si sarebbero potute permettere di tutto, anche di mimare amplessi in pubblico. L’etnoantropologo Ernesto De Martino che ne studiò il fenomeno, attribuì la causa del disturbo non tanto al morso di un ragno velenoso quanto a gravi stati di frustrazione psichica, economica, sociale e sessuale.
Disegno Tarantata esausta cade al suolo
Hai parlato di ’esercizio della ‘follia’ come atto creativo. Puoi, per piacere, approfondire questo concetto?
Il rito del tarantismo esorta ad incontrare il ragno della Follia creativa che abita in ognuno di noi e farselo amico assecondandolo nelle sue preferenze musicali e cromatiche. Questa particolare forma di trasgressione si coniuga con una certa dose di “follia” creativa che ho ereditato da mio padre scultore e pittore e da mio nonno mastro scalpellino costruttore di volte a stella.
Lycosa Tarantula

Mi ha interessata tantissimo il ragionamento che hai fatto sulla simbologia del ragno. Ho in mente miti e leggende che rimandano alle competenze femminili legate alla tessitura, al filo, all’ago, alla capacità di filare, tessere, ri-cucire, ri -parare. Penso al filo di Arianna, alla tela di Penelope, alle Parche, al gomitolo nel mito dell’Anguana.  Un filo che è ricordo, ricchezza di saperi, tradizioni delle quali è necessario conservare memoria.
In quasi tutte le culture cosmogoniche, quelle fondate sui miti oppure su credenze o fedi religiose, il ragno è considerato un animale sacro con attribuiti e significati spesso riconducibili alle sue caratteristiche anatomiche e comportamentali. La fama di creativo gli deriva dalla natura instancabile di abile tessitore di ragnatela. Viceversa quella implacabile di predatore al punto da divorare il compagno dopo l’amplesso per assicurarsi la fecondazione, ha aperto la strada a scenari terrificanti al punto da identificare il ragno con il Male assoluto.
Il ragno del sogno

Hai esaminato, nel corso del tuo intervento, l’opera di Louise Bourgeois, un’artista che ha lavorato molto sul tema del rapporto madre – figlia, uomo- donna e che ha elaborato nelle sue ultime opere, la forma del ragno nei suoi aspetti di madre e di protezione ma anche di soggetto pauroso. Oggi, il mito persiste? E se sì, in che forma?
Louise Bourgeois maman 1999

Il ragno è uno dei più riconosciuti archetipi dell’inconscio collettivo. Nel bene e nel male diverse sono le interpretazioni in chiave psicologica e i significati riferiti alla costruzione della tela, alla produzione del filo per tesserla, al morso velenoso, alla cura della prole. Studi recenti, andati oltre le interpretazioni basate sul pensiero magico di De Martino, hanno ipotizzato una qualche forma di permanenza  del mito greco di Pallade e Aracne nel fenomeno del Tarantismo. Ovidio nel IV libro delle Metamorfosi lo descrive come un mito di trasgressione  e di trasformazione dove, a mio parere, si assiste ad una doppia trasgressione. La Dea della razionalità, della logica e della creatività che prende a modello la Natura con i suoi principi di ordinamento, travolta in un primo tempo da una rabbia incontenibile, sceglie la folle strada della creatività. Risparmia la vita alla giovane arrogante tessitrice, preferendo reinventarla con un lento e graduale processo di trasformazione nella forma perpetua di un ragno, un animale che rappresenta tutto e il contrario di tutto sia nell’aspetto fisico (sospeso al centro della sua tela, elegante nella forma e nelle movenze ma mortale nel morso velenoso come la Malmignatta, tozzo e peloso, strisciante e lento nei movimenti come l’innocua Lycosa Taranta) sia per i significati simbolici positivi (la creatività, il rinnovamento, il legame con il Sè superiore) e negativi che universalmente gli sono stati attribuiti (l’insondabilità del mondo psichico e la sua potenza distruttiva).

Nei tuoi preziosissimi libri oggetto il ragno è il protagonista di una storia che ti appartiene. Come sei arrivata ad elaborare queste tue opere?
Per tutto il 2020, nel lungo periodo di isolamento al quale ci ha costretto la pandemia, brancolanti nel buio di un futuro ancora senza rimedio, in una personale alternanza di cadute e rinascite esistenziali ho nuovamente incontrato il mio ragno che ho rappresentato in 6 libri oggetto. Ognuno sviluppa un aspetto del fenomeno chiamato tarantismo e che si evince dai 6 titoli. La consequenzialità di contenuto dei libri di cui il primo è quasi un prologo e l’ultimo l’essenza oscura, ha stupito me per prima.

Libro 1. La taranta punge l’anima Le differenze tra il morso della malmignatta e della Tarantola

  Libro 2. L’ombra del mito Il simbolo del ragno, il mito di Aracne e la leggenda di San Paolo

Libro 3. Rosso più del nero Il simbolismo del morso, il tema del sangue

 

Libro 4. Respiro malato  L’uso del ritmo musicale e coreutico

 

Libro  5. La leggerezza del morso Nzacareddhre e simbolismo cromatico


Libro 6. Libro nero Nella terra della Grande Madre

Tutte le fotografie, ad eccezione dell’immagine relativa a Louise Bourgeois, sono di Alessia Montanari.


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