Mercoledi, 05/05/2021 - Ce li ha già ben descritti nei suoi film Ken Loach - il noto regista britannico cantore degli ultimi e della classe operaia - certi meccanismi perversi con cui i Servizi Sociali in alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, portano via con solerzia i figli alle famiglie cadute in disgrazia, laddove i genitori hanno perso il lavoro e non possono assicurare ai propri figli il tenore di vita che tutti i bambini meriterebbero ma: chi decide se un genitore fa bene il suo lavoro? e quanto e come potrebbero essere d’aiuto e supporto le istituzioni prima di togliere i figli a quei genitori amorevoli (non tutti lo sono, certo, ma molti sì) che però si trovano in serie difficoltà economiche?
A questi temi, con uno sguardo crudo che non concede nulla alla spettacolarizzazione ma entra invece nella storia e nel dolore di una famiglia portoghese immigrata in maniera quasi documentaristica, ci avvicina ‘Listen’, toccante opera prima della regista portoghese Ana Rocha de Sousa, che entra a pieno titolo nella lunga tradizione di film ambientati nel Regno Unito ed incentrati su drammi sociali.
Le difficoltà economiche della famiglia di Bela e Jota, e dei loro amatissimi tre figli, che abitano in una squallida periferia londinese, richiamano l’attenzione dei Servizi Sociali quando alla secondogenita della coppia, la dolcissima Lu, sorda a causa di una meningite, si rompe l’apparecchio auricolare e la famiglia non ha i soldi per farlo aggiustare.
La scuola s’indigna e segnala il problema ai Servizi che, invece di aiutare la famiglia, inviano la polizia a portare via i bambini ed iniziano immediatamente le pratiche per farli adottare, in particolare la piccola Jess, che ha 12 mesi ed è richiestissima sul ‘mercato’ delle adozioni e Diego, preadolescente coscienzioso e serio. La coppia disperata farà di tutto per cercare di riprenderli: sola in Tribunale e senza avvocati, perché non ci sono soldi per pagarli, spiegherà al giudice con rabbia e passione le proprie ragioni, decisa a ritrovare i propri figli (con l’aiuto di un’associazione che agisce nell’ombra) e poi a tornare in Portogallo, lontana da un Paese ormai ostile.
Al centro del film l’incapacità di ascolto - da cui il titolo - incarnata dalla condizione di sordità anche fisica della bambina, e soprattutto delle istituzioni, rappresentate da persone che, nel nome del protocollo e della burocrazia, agiscono in modo distratto, ingiusto e spesso apertamente incompetente, forse loro stesse abbandonate dal ‘sistema’ ma certamente non amichevoli per scelta e incapacità professionale.
"Ho sentito la necessità di realizzare Listen non solo come cineasta, ma anche come madre - ha raccontato la regista - le forme e le sfumature dei diversi lati di una storia, come una sorta di danza tra giusto e sbagliato, mi interessano molto. La cultura e la vita ci strutturano per farci comportare correttamente e rientrare in determinate categorie, ma nulla è esattamente ciò che sembra. Non è così semplice. La capacità di entrare nei panni di qualcun altro può favorire un cambiamento. Valutare in modo astratto spesso dà adito a errori. La separazione come misura preventiva è un punto interrogativo per le mie convinzioni. L’unione, il sostegno e la compassione possono far ottenere risultati migliori. Questo film per me è una dolorosa esplorazione del modo in cui vediamo, di ciò che giudichiamo o crediamo e di cosa è effettivamente vero."
Già presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria e il Leone del Futuro per la migliore opera prima, il film sarà disponibile dal 7 maggio sulla piattaforma on demand MioCinema.
Lascia un Commento