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Giorgio BASSANI, che non fu mai 'LIALA'  di Maria Cristina Nascosi Sandri

Giorgio BASSANI, che non fu mai 'LIALA' di Maria Cristina Nascosi Sandri

Negli anni Sessanta si era avviata una polemica letteraria nell’ambito della campagna neo-sperimentale degli scrittori del Gruppo 63. Pare che fosse stato Edoardo Sanguineti ad inventare la formula che mortificò GIORGIO Bassani e CARLO Cassola. I due a

Lunedi, 12/11/2018 - Negli anni Sessanta si era avviata una polemica letteraria nell’ambito della campagna neosperimentale degli scrittori del Gruppo 63. Pare che fosse stato Edoardo Sanguineti ad inventare la formula che mortificò Giorgio Bassani e Carlo Cassola. I due autori vennero indicati come 'le Liale del’63': mai affermazione fu più sbagliata.
Entrambi lo dimostrarono con le loro opere, con la loro scrittura, ognuno originalmente, diffusa ed apprezzata in varie parti del mondo.
E, dunque, non a caso, lo scorso 7 novembre, nell'Istituto Italiano di Cultura di New York, si è tenuta la presentazione di The Novel of Ferrara ( Il romanzo di Ferrara), di Giorgio Bassani, il Cantore della Ferraresità, èdito per i tipi della W. W. Norton & Company.
L'evento è stato curato dalla giornalista Judith Thurman, redattrice de The New Yorker e dal praefatore del volume André Aciman, scrittore 'proustiano' e 'joyciano' convinto, nonché docente universitario.
La silloge raccoglie sei classici lavori di Giorgio Bassani, pubblicati per la prima volta in Italia in un unicum nel 1974, poi in un ulteriore ri-stesura nel 1980.
Sono il lavoro di una vita, un non finito per eccellenza, un work in continuo progress, perché il labor limae da neoteròs del grande scrittore/poeta ferrarese cessò, in pratica, solo con la sua scomparsa dalla scena della vita.
The Novel of Ferrara - che nella traduzione o, meglio, interpretazione in altra lingua, da parte di Jamie McKendrick, traduttore e poeta, può avere acquisito ulteriori elementi lirici forse a lui grati, dato che amava molto anche gli altri idiomi, compresa la lingua dialettale di casa sua pur usata con parsimonia e rispetto sia nelle sue poesie (Campus) che nelle sue prose (l'Airone) - affabula non solo dei suoi concittadini, ma della città estense stessa, esplicitata da un carattere ed una voce profondamente influenzati dalla comunità ebraica a cui apparteneva il narratore che pur da essa aveva preso chiare distanze.
Vi son racchiusi, scrigno d'eccellenza, le antologie poetico - narrative ed i romanzi che han 'vissuto' letteralmente insieme con lui, compagni di viaggio della sua esistenza, testimoni oculari della 'sua Ferrara di là dal cuore' : Dentro le Mura, gli Occhiali d’Oro, Il Giardino dei Finzi-Contini, Dietro la Porta, l'Odore del Fieno e l'Airone, il suo testamento spirituale

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