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Giorgio BASSANI, a 100 anni dalla nascita...sempre un inizio di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

Giorgio BASSANI, a 100 anni dalla nascita...sempre un inizio di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

Ricordo di un grande Ferrarese scrittore, intellettuale, antifascista ed antesignano, ancor oggi...

Sabato, 05/03/2016 - Il 4 marzo avrebbe compiuto 100 anni e sarebbe bello fosse ancora qui ad insegnarci, tanto.

In questi giorni è stato, 'per fortuna' - come direbbe, non senza un certo senso dell'ironia, Primo Levi - ricordato un po' dappertutto, non solo nella 'sua' Ferrara, ma anche all'estero, a Los Angeles, tra l'altro, dove si trova uno degli Istituti di Cultura Italiani all'Estero più prestigiosi, presieduto fino a poco tempo fa da un altro grande intellettuale ferrarese, Guido Fink, per molti versi molto simile a Giorgio Bassani e non solo per origini, formazione e religione.

Molto si dice, certo, ricordandolo, ma per la gran parte, molto è

'detto' e ri-detto da anni.

Allora è giusto, forse, tenerlo nella memoria con alcuni suoi versi, con le sue stesse parole, affinché la Novità ancora up-to-date dei suoi progetti applicata direttamente alla sua stessa esistenza, abbia ad esser davvero lezione permanente per chi è restato dopo di lui, vero intellettuale e perciò vero antesignano e prae-monitore di quanto è stato ed è, ancor oggi.

Leggiamolo in diretta, dunque, in uno dei suoi testi più pregnanti, e cerchiamo di non dimenticarlo, come un po' era accaduto anni fa, mai, per davvero, né lui, né la sua Ferrara ed il suo territorio, il suo Delta, che, come Michelangelo Antonioni, amava tanto e che tanto bene descrive con la sua poetica narrativa, con il suo stile indiretto 'libero' anche in prosa...





Le leggi razziali





La magnolia che sta giusto nel mezzo

del giardino di casa nostra a Ferrara è proprio lei

la stessa che ritorna in pressoché tutti i miei libri.

La piantammo nel '39 pochi mesi dopo la promulgazione

delle leggi razziali con cerimonia

che riuscì a metà solenne e a metà comica

tutti quanti abbastanza allegri se Dio vuole

in barba al noioso ebraismo

metastorico.

Costretta fra quattro impervie pareti

piuttosto prossime crebbe

nera luminosa invadente

puntando decisa verso l’imminente cielo

piena giorno e notte di bigi

passeri di bruni merli

guatati senza riposo giù da pregne gatte nonché da mia

madre

anche essa spiante indefessa da dietro

il davanzale traboccante ognora

delle sue briciole.

Dritta dalla base al vertice come una spada

ormai fuoresce oltre i tetti circostanti ormai può guardare

la città da ogni parte e l’infinito

spazio verde che la circonda

ma adesso incerta lo so lo

vedo

d’un tratto espansa lassù sulla vetta d’un tratto debole

nel sole

come chi all’improvviso non sa raggiunto

che abbia il termine d’un viaggio lunghissimo

la strada da prendere che cosa

fare







(Da: Epitaffio, Milano, Mondadori, 1974)

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