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FESTIVAL BIOETICA, abstract della seconda giornata

FESTIVAL BIOETICA, abstract della seconda giornata

Pubblichiamo gli abstract di alcuni interventi previsti nel programma del 28 agosto 2018

Lunedi, 13/08/2018 - FESTIVAL DI BIOETICA, seconda edizione - Santa Margherita Ligure, 28 agosto 2018
ABSTRACT INTERVENTI - 28 AGOSTO - IPOTESI GAIA
Giornata organizzata in collaborazione con Ecoistituto ReGe

tutti i materiali
10.00 ETICA E POLITICA DELL’ AMBIENTE
tavola rotonda, modera Luisella Battaglia
Fiammetta Ricci. L'etica della cura e luoghi simbolici di relazione bioantropica
Anna Di Giandomenico. La cura dell'ambiente tra sostenibilità e sfruttamento: profili biogiuridici
Paola Sabbion. Una promessa di felicità. Spazio pubblico, qualità urbana e benessere dei cittadini
Enrica Zinno. Favola Psiche Ambiente e…Felicità
Lucio Romano. Terre dei Fuochi: una questione di bioetica ed etica sociale

Fiammetta Ricci. Etica della cura e luoghi simbolici di relazione bioantropica
La scissione tra fatti e valori, che da Hume in poi è diventato un nodo dicotomico del pensiero occidentale nella visione della natura, dell’uomo e del mondo, ha avviato un mutamento epocale nella comprensione dell’eticità e degli strumenti con i quali orientarsi nelle decisioni morali, mutamento che oggi va considerato anche alla luce delle differenti visioni del concetto di cosmo, bios e ambiente, inteso quest’ultimo in senso sia ontico che ontologico, per usare un lessico heideggeriano, cioè come orizzonte cosmico. Le sfide inaggirabili del terzo millennio con le quali bisogna misurarsi, che, da un lato, spingono l’uomo a sempre più a forzare tecnologicamente le frontiere del bios, e, dall’altro, sembrano tenerlo ancorato a dilemmi morali di antica radice filosofica ed epistemologica, mi pare avanzino la necessità di riarticolare e ricomporre le separazioni senza annullare, però, le distinzioni. Un processo, riaggregativo ma distintivo, che investe la sfera dei valori ma anche le relazioni tra vita, ambiente e specie umana; ciò che Edgar Morin chiama anello di relianza etica e cosmica tra uomo e comunità, e tra uomo e natura. La relianza cosmica ci giunge attraverso la relianza biologica, che a sua volta ci giunge attraverso una relianza antropologica che chiude un cerchio di relazione bioantropica come impegno che può essere ricondotto in senso radicale ad un impegno etico di cura nei confronti degli altri e di tutto ciò che è altro rispetto all’io. L’etica della cura, o, meglio, l’etica come cura, apre all’ipotesi di un’auto eco-organizzazione tra uomo, bios e territori, che da fisici andrebbero percepiti e riconosciuti come simbolici, di organizzazione vivente. Attraverso questa via prende forza l’esigenza di interrogarsi più seriamente su come l’istanza etica,declinata nel paradigma della cura, possa, o debba, tradursi nella ricerca di (nuovi?) linguaggi di giustizia e di politiche di promozione culturale per rivitalizzare un immaginario collettivo che sia autolegislatore e custode di un patrimonio capace di conferire sentimenti di appartenenza e contemporaneamente di apertura a tutte le altre comunità e in direzione di un bene universale. La scelta di una lettura simbolica, che dia possibilità di comprendere la grammatica profonda dei luoghi che custodiscono beni immateriali,offre l’occasione di recuperare significati inariditi e di individuare motivi e valori di comunanza, sottraendoli al depotenziamento e alla nullificazione operati da logiche artificiali, solo strumentalizzanti e procedurali, incidenti sulle relazioni bio-antropichee sulle forme di organizzazione sociale. E in questo senso la dimensione simbolica, che per sua natura coinvolge ed unifica le componenti del vissuto collettivo nelle loro dimensioni razionali e psico-affettive, si rivela come chiave di volta per un pensare etico che sia in sé cura e ricostituzione di un legame tra separatezza e ibridazione, tra donazione e sottrazione, tra parti e tutto, tra realtà e immaginazione creativa. Pertanto, bisogna chiedersi se la riqualificazione simbolica del rapporto tra cura e forme di relazione bioantropicanon possa restituire tensione emozionale, forza patica, senso di coappartenenza che assumano la cura dell’altro, e di ogni alterità che contribuisca alla formazione di un sentire collettivo condiviso e autonormante. Bisogna chiedersi, in altri termini, se anche i luoghi fisici, come luoghi simbolici, non possano far ritrovare significati aggreganti di valore collettivo nella scelta comune di un impegno di cura come antidoto ai bio-proceduralismi puramente tecnocratici e ad ogni forma di deresponsabilizzazionee indifferenza sociale nei confronti dell’uomo, dell’ambientee in ultima analisi della vita futura sul nostro pianeta.
Paola Sabbion. Una promessa di felicità. Spazio pubblico, qualità urbana e benessere dei cittadini
La sostenibilità ambientale, economica e sociale delle città occupa una posizione prioritaria nell’agenda politica globale. Questo perché gli impatti sulla salute, il disagio psicologico e sociale della popolazione urbana sono spesso associati a condizioni di vita imputabili ad ambienti urbani inadeguati. In questo contesto, il verde e la qualità del paesaggio urbano costituiscono questioni di primaria importanza che le città stanno sempre più integrando nella prassi pianificatoria per rendersi più attrattive e fornire una migliore qualità della vita.
Le ‘nature-based solutions’ (soluzioni basate sulla natura) agiscono in questo senso, sfruttando le caratteristiche e i processi tipici di sistema ecologici, per conseguire obiettivi di resilienza, come ad esempio la riduzione del rischio derivante da possibili shock naturali, e il conseguimento di ambienti urbani più adatti al benessere umano e all’inclusività sociale.
Nell’ambito di tutte le discipline del progetto diventa imprescindibile aumentare la consapevolezza della necessità di un maggior coordinamento tra politiche urbanistiche e politiche ambientali, legando le nuove strategie allo sviluppo sostenibile e al perseguimento della qualità dell’ambiente di vita urbano.
A questo fine è necessario trasformare gradualmente non soltanto le configurazioni spaziali delle nostre città e dello spazio pubblico, ma soprattutto riorientare stili di vita, servizi, infrastrutture. La trasformazione sarà quindi sia fisica che immateriale e richiederà la cooperazione e l’impegno delle amministrazioni e del singolo, includendo politici, decisori, pianificatori e cittadini in un’impresa comune di intelligenza sociale e collettiva che rappresenti l’affermarsi concettuale e pratico di nuovi modelli di transizione, intesa come la capacità di affrancarsi da percorsi ormai insostenibili a livello energetico, sociale e produttivo.

Enrica Zinno. La favola ecologica, gli animali, la felicità
FAVOLA PSICHE AMBIENTE è il libro dedicato all’Acqua, sostanza di vita e al grave problema della plastica nel mare. La forza terapeutica della FAVOLA e gli animali che ne sono protagonisti offrono agli Esseri Umani, disorientati dai mutamenti climatici e dal degrado ambientale, soluzioni impreviste e salvifiche per PSICHE e AMBIENTE. La conoscenza documentatacon dati obbiettivi e incrociatinon perde mai di vista la realtà e i progetti ancora possibili in conformità agli accordi internazionali e indica la via di ciascuno verso il futuro sostenibile. Attraverso i QrCode, si accede direttamente dal libro ai filmati. Può la Favola salvare gli Esseri viventi, l’Ambiente e il Mare soffocato dalla Plastica? Attraverso la favola e gli animali al confine con la realtà – la tartaruga Cloe, il pellicano Pelko, il coccodrillo Giaki e tanti altri, tutti preoccupati, con l’Uomo dal Giusto Mezzo, per le conseguenze dello sfruttamento selvaggio delle risorse del Pianeta da parte degli Esseri umani e decisi a porvi rimedio –, la fantasia di Enrica Zinno, l’analisi di Raffaella Naldi e i riferimenti documentati alla situazione internazionale dopo il Summit sul Clima di Parigi 2015 e Agenda 2030 con i 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile accompagnano il lettore in un percorso ideale: una sorta di viaggio salvifico, dove i problemi reali del degrado ambientale (quali la micro e macro plastica in mare, la biodiversità in pericolo e le conseguenze dei mutamenti climatici legati al riscaldamento globale antropico per l’uso di energie fossili e la deforestazione) sono affrontati e risolti col sorriso e la forza terapeutica che solo la favola può offrire alla mente umana affaticata dai propri stessi errori. Le soluzioni positive alle difficoltà incontestabili esistono e ciascun lettore, attraverso il racconto, può scoprire le proprie, dentro di sé e avviarsi, in l’equilibro con l’Ambiente, alla meritata felicità.
Lucio Romano. “Terre dei Fuochi”: una questione di bioetica ed etica sociale
Terra dei Fuochi: una storia, ancora non affatto scritta del tutto, che ha finito col rappresentare l’inquietante brand di un territorio tuttavia non circoscrivibile alle sole aree che cronaca, narrazioni o atti amministrativi sembravano aver delimitato. Certamente più adeguato ricorrere al plurale: Terre dei Fuochi. Lo dimostrano indagini scientifiche e non solo. Un fenomeno da “comprendere” nelle sue varie e complesse componenti: ambientale, giudiziario, sanitario, demografico, sociale-occupazionale, legislativo.
Terre dei Fuochi è una questione di bioetica ed etica sociale.
Terre dei Fuochi è il paradigma contemporaneo della degenerata applicazione di una visione antropocentrica, delittuosa (ecocidio) per quanto inconsapevole degli effetti devastanti. Da contraltare, in un orizzonte appunto di riflessione bioetica secondo un’analisi che si fonda sul lessico esistenziale dell’ecosistema come “cura della casa comune” in opposizione a una pervadente cultura “dello scarto”, l’etica della responsabilità può offrire una visione che sia condivisibile anche perché eticamente sostenibile.
Salute e ambiente come beni comuni, anche costituzionalmente tutelati e garantiti.
Il diritto alla salute - disciplinato dall’art. 32 Cost. - è riconducibile alla categoria dei diritti inviolabili e ha duplice natura: a) costituisce un diritto fondamentale dell’individuo che si basa sulla tutela dell’integrità fisico psichica della persona umana e può essere fatto valere dai cittadini sia nei confronti dello Stato e degli enti pubblici sia nei confronti dei privati o dei datori di lavoro; b) tutela un interesse collettivo della società a non subire conseguenze negative da situazioni igienico-sanitarie non controllate che potrebbero essere causa e diffusione di malattie. La Costituzione prevede l’individuazione non del diritto alla salute tout court, ma della tutela della salute e dell’azione pubblica diretta alla protezione della stessa, in quanto “[…] non solo come interesse della collettività, ma anche e soprattutto come diritto fondamentale dell’individuo, […] diritto primario e assoluto.”
In via generale, con il combinato disposto degli artt. 32 e 2 Cost., si attribuisce al diritto alla salute anche un contenuto di socialità e di sicurezza in modo che si possa configurare non solo come mero diritto alla vita e all’incolumità fisica, ma come diritto all’ambiente salubre, tutelabile nei confronti di qualunque soggetto, pubblico e privato, che rischi di sacrificarlo o anche solo di comprimerlo.
Al diritto alla salute si collega l’obbligatorietà e vincolatività degli interventi volti alla tutela dell’ambiente, difendendolo dalle varie forme d’inquinamento e di degrado, tra i quali gli illeciti ambientali, che conculcano l’effettiva realizzazione del diritto stesso.

11.30 LA GRANDE BELLEZZA
modera Giulia Barbieri
Marco Nieri. L'energia delle piante per il nostro benessere
Emilio Trabella. La bellezza degli alberi
Matteo Marino. Bellezza in città
Mario Calbi. Le bellezze delle piante spontanee
Pasquale Giustiniani. Biosfera e bellezza

Marco Nieri. l'energia delle piante per il nostro benessere. Bio-elettromagnetismo vegetale e Forest Bathing per recuperare salute ed eliminare lo stress
Studi recenti hanno riscoperto le potenzialità terapeutiche degli spazi verdi e della fruizione consapevole di alcune tipologie di ambienti naturali. Oltre ai numerosi studi che dimostrano effetti significativi del verde a livello psico-emozionale, oggi nuove discipline e applicazioni entrano in profondità nella conoscenza degli effetti fisici prodotti dalle piante sul nostro organismo, permettendo di inserire le piante sia negli interni che negli spazi esterni per aumentare il nostro benessere e ridurre velocemente lo stress.
Una tecnica innovativa, chiamata Bioenergetic Landscapes, consente di rilevare e utilizzare le sottili energie bio-elettromagnetiche emesse in particolare dagli alberi, misurando la loro influenza sui vari organi del corpo umano, che in certe condizioni possono arrivare fino a decine di metri di distanza. In questo modo è possibile creare o trasformare parchi, giardini e spazi verdi in luoghi capaci di sostenere le funzioni vitali e di ridurre velocemente lo stress – come testimoniato da apparecchiature diagnostiche di biorisonanza.
Altre ricerche di origine giapponese hanno mostrato come particolari molecole (monoterpeni) emesse dalle foglie di alcune specie vegetali possano produrre effetti significativi e duraturi sul sistema immunitario e il recupero dallo stress se inalate in quantità sufficiente. La pratica sempre più diffusa dello Shinrin-Yoku o “Forest Bathing”, se correttamente applicata e svolta nelle aree boschive e forestali idonee, possiede una significativa efficacia nel ripristinare o mantenere uno stato di salute soddisfacente, come dimostrato da rigorose sperimentazioni.
Le piante possono poi essere utilizzate sia in casa che nei luoghi di lavoro per ricreare ambienti più salubri, meno inquinati e più ricchi di ossigeno sfruttando la capacità di alcune di esse di purificare e rivitalizzare l’aria degli ambienti dove viviamo, secondo principi studiati dalla NASA.
L’esempio di “Green Office” proposto nell’incontro illustra un’estesa realizzazione dove le piante svolgono un’azione bioenergetica, purificatrice dell’ambiente e di stimolo per la produttività e la creatività sul posto di lavoro, in un habitat rigenerante e ricco di natura.

12.30 RETI DELLA FELICITÀ
presenta Natasha Cola
Dino Galiazzo. Il consumatore felice
Franco Montagnani. Presidente Associazione Le Serre di San Ncola, Genova
Renato Ariano. Allergie e cambio climatico

Renato Ariano. Allergie e cambio climatico
Malgrado le notevoli polemiche sull’argomento del cambiamento climatico le evidenze in favore di un importante ruolo del contributo antropico sono numerose, soprattutto a livello delle emissioni di gas a effetto serra. Purtroppo, sono anche evidenti i primi effetti del cambio climatico sulla salute umana. Esistono, inoltre, numerose evidenze che testimonierebbero la modalità con la quale il Cambio Climatico alteri anche le manifestazioni cliniche delle malattie allergiche. In primo luogo, si può affermare che le piante producono una maggior quantità di pollini in certe condizioni climatiche mutate. In secondo luogo, vi è qualche evidenza di maggiore allergenicità nei pollini prodotti da alberi esposti a temperature più elevate. L’importanza dell’aumento delle temperature era già stata fatta notare nel 1998 da Hales che rilevò una significativa correlazione tra prevalenza dell’asma e temperature medie. Altri studi che dimostravano un’importanza dei fattori climatici nella prevalenza dell’asma sono stati quelli di Weiland e di Zanolin. Inoltre, molti altri lavori di autori accreditati confermano che la temperatura è l’unico dato che correla significativamente con la fioritura delle piante. Un nostro studio del 2010 ha fornito dati significativi a favore dell’ipotesi che l’incremento delle temperature atmosferiche comporti un anticipo delle fioriture ed una maggiore esposizione di allergeni pollinici, per i soggetti allergici, con conseguente incremento della prevalenza delle pollinosi. Nell’arco di tempo di circa trent’anni noi abbiamo verificato questi dati sulla popolazione dei nostri pazienti, che affluivano al nostro ambulatorio ospedaliero. In sintesi, nella nostra area, dell’estremo Ponente della Liguria, abbiamo osservato in questi ultimi trent’anni un cambiamento climatico caratterizzato dall’aumento temperature medie, della pressione atmosferica, del numero di ore di sole con conseguente aumentata radiazione globale. Probabile conseguenza di questo cambiamento climatico era costituito dall’anticipo della fioritura di quasi tutte le specie vegetali considerate. In particolare, abbiamo riscontrato un anticipo delle fioriture di talune specie dell’area Mediterranea, come la Parietaria spp. e l’Olea aeropea che hanno presentato un anticipo, nel corso degli ultimi trent’anni, rispettivamente di 83 giorni e di 46 giorni. Anche altre specie hanno presentato un discreto anticipo come le Betulacee (27 giorni), le Graminacee (26 giorni) e le Cupressacee (9 giorni di anticipo). Accanto a questo anticipo si è documentato un aumento del periodo totale di giorni di presenze polliniche di queste specie ed altresì un aumento del numero totale dei pollini prodotti nell’arco dell’intero anno. Parallelamente, e come probabile conseguenza di questa aumentata esposizione, si è verificata, nel corso del medesimo periodo di tempo e nei soggetti atopici residenti nella stessa area in cui si è svolto lo studio aerobiologico, un progressivo incremento della prevalenza delle sensibilizzazioni ai medesimi allergeni inalatori correlato soprattutto al progressivo aumento della radiazione globale. Riteniamo così di poter concludere che le malattie allergiche dell’apparato respiratorio, ed in particolare l’asma, sono patologie complesse, con numerosi fattori causali che interagiscono tra loro. Il cambio climatico peggiora questa complessità. L’aumento della radiazione globale determina un anticipo delle fioriture ed un aumentato periodo di esposizione ai pollini che può causare, nei soggetti atopici, un aumento delle sensibilizzazioni polliniche.

15.00 IL BEN VIVERE DEGLI ANIMALI: UNA NUOVA FRONTIERA DELL’ETICA
tavola rotonda, modera Luisa Marnati
Vilma Baricalla. Felicità, infelicità, solidarietà tra i viventi. Visioni della natura tra ‘700 e ‘900.
Giuseppe Pallante. Una felicità bestiale
Angelo Gazzano

Vilma Baricalla. Felicità, infelicità, solidarietà tra i viventi. Visioni della natura tra ‘700 e ‘900
Il tema della felicità nella natura, dei rapporti tra la Natura-madre e il mondo vivente è stato affrontato, negli ultimi secoli, da differenti angolazioni, con uno sguardo che si concentra - secondo i diversi autori - ora sul bene del tutto, ora sui drammi e sulle sorti individuali. Gravitano intorno alla questione importanti problemi, non ultimo quello dell’assai discusso rapporto tra animalismo ed etica ecologica. Attraverso un percorso che prenderà in considerazione autori quali Leibniz, Shaftesbury, Leopardi, Schweitzer, la relazione, muovendo dalle teodicee settecentesche, considererà poi il loro capovolgimento, per approdare infine a un principio di solidarietà verso tutti i viventi, un’etica universale che a tutti riconosca il diritto alla felicità.
Giuseppe Pallante. Una felicità bestiale
Perché non abbiamo alcun imbarazzo nell’interpretare alcuni “segni” del nostro cane come “ ha fame”, o “vuole uscire” - ed in questo dimostriamo sempre una corretta interpretazione senza l’acquisizione di particolari studi accademici -, ma proviamo un certo disagio, fino a sentirci ridicoli, se cerchiamo di affermare “il mio cane è felice”? Eppure chiunque di noi ha vissuto con un animale ha un suo racconto, un suo pensiero, un evento da condividere. Come è possibile allora che la creatura ritenuta la più intelligente, l’uomo, abbia creato una frattura così ampia tra mente e cuore tanto da non essere in grado di decifrare i segnali d’amore che emettono gli animali non umani? Siamo davvero così inibiti da negare, anche a noi stessi, il solo piacere di interpretare delle emozioni? Solo col tempo la Scienza ha iniziato ad ammettere che dopotutto non siamo gli unici esseri con una personalità e un pensiero. Forse, va riconosciuto, che una certa dose di antropocentrismo va difesa, e non demonizzata in massa, perché rappresenta il nostro unico strumento alle barbarie di oggi.


ALTRI CONTRIBUTI
MICHELE FASANO. Il Focus: Adriano Olivetti è giunto quest’anno alla sua quinta edizione, tenutasi a Torino l’8 e 9 giugno 2018. Le prime due edizioni (Bologna 2013 e Bari 2014) sono state dedicate allo studio dell’esperienza storica della Olivetti di Adriano, nel prelievo di quei numerosi aspetti ancora fertili per il nostro presente e per il nostro futuro. Nelle due edizioni successive (Milano 2016 e Messina 2017) sono state presentate esperienze imprenditoriali innovative, capaci di convocare buone pratiche, forme organizzative e idee di alto significato non solo economico, ma anche politico, sociale, ecologico, tali da suggerire una nuova teoria, sia economica che politica e sociale.
È maturata l’idea di sviluppare ulteriormente l’azione di stimolo del pensiero traendo spunto da esperienze concrete, per cui il Focus è diventato adesso momento d’incontro e confronto tra gli attori che animano il mondo dell’economia responsabile: Federazione dell’Economia del Bene Comune, Economia Civile, Economia di Comunione, Nuova Costruttività, Rete Economia Solidale, B-Corporations, cui si aggiunge la Società dei territorialisti e il Consorzio AASter, sempre in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti. È in tale cornice che si è giunti a incrociare anche l’agenda 2030 dell’ONU e i suoi 17 obiettivi strategici per salvare il Pianeta in sinergia con l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

MICHELE PANZERA. Il ben vivere degli animali: una nuova frontiera dell’etica
Dal welfare al well-being
È noto che quanto più le proprietà fondamentali del cervello dei diversi animali, uomo compreso, sono simili tanto più ci si attende di trovare capacità cerebrali confrontabili. È noto, altresì, che le funzioni neurofisiologiche fondamentali sono realmente molto simili in tutti gli animali superiori e che i processi nervosi coinvolti nel processo di comparazione fra l'evento percepito e la memoria di esperienze passate sono comuni e sono rappresentate dalla corteccia cerebrale (la parte più evoluta del cervello) e dal sistema limbico (conosciuto come cervello emotivo).
I circuiti funzionali caratterizzanti il sistema limbico sono comuni negli animali più evoluti e nell’uomo evidenziando come l’elaborazione della componente emotiva delle sensazioni piacevoli e spiacevoli evocano analoghi ricordi piacevoli o spiacevoli.
La privazione di attività sociali di vario tipo (attività ludica di tipo motorio, attività di esplorazione in gruppo, riposo in gruppo) può evocare negli animali la corrispondente sensazione umana di "solitudine" o di "noia”, così come la privazione diventa sofferenza quando ad un animale viene impedito (con restrizioni fisiche o mancanza di stimoli adeguati) di manifestare, oltre che le "necessità fisiologiche", essenziali per la sopravvivenza e la riproduzione, anche le "necessità etologiche” cioè alcuni fondamentali comportamenti tipici di ogni specie animale. Le attuali tecniche di allevamento privano gli animali della possibilità di soddisfare alcuni di questi comportamenti di fondamentale importanza per il corretto funzionamento del sistema nervoso e endocrino e per le più idonee condizioni a garanzia del benessere animale nel senso più generale del termine.
In considerazione del fatto che i suddetti principi organizzativi generali neurobiologici sono necessari per i processi superiori collegati alle sensazioni, ne consegue che la senzienza appartiene a tutte le strutture nervose più evolute e che è ragionevole ritenere che esse possiedano analoga senzienza con ampie ripercussioni ed estensioni nel campo della bioetica. Cioè a dire che è necessario distinguere tra la presenza ed il funzionamento di un complesso neurocircuito per l'elaborazione centrale della consapevolezza di sé e la capacità di percepire e rappresentare gli attributi qualitativi delle sensazioni che danno il “colore” piacevole o spiacevole alle stimolazioni sensoriali. Soffrire o gioire non appartengono, quindi, solo a chi è dotato di linguaggio verbale ma a tutti gli animali capaci di attribuire alle sensazioni connotati positivi o negativi.

 

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