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Femminismi musulmani. Un incontro sul Gender Jihad

Femminismi musulmani. Un incontro sul Gender Jihad

“Femminismi musulmani. Un incontro sul Gender Jihad” a cura di Ada Assirelli, Marisa Iannucci, Marina Mannucci e Maria Paola Patuelli

Martedi, 03/02/2015 -
“I veli non sono solo quelli che coprono fisicamente, ma anche quelli che ci velano lo sguardo, i più difficili da sollevare perché non si vedono”. Le curatrici del libro “Femminismi musulmani. Un incontro sul Gender Jihad”, Ada Assirelli, Marisa Iannucci, Marina Mannucci e Maria Paola Patuelli usano questa immagine, che ci riporta al dibattito che dura da anni sulla condizione delle donne musulmane, per raccontare il senso del lavoro che hanno fatto, loro, insieme ad altre e altri, per creare piani e luci nuove alla comprensione di quanto in realtà si è mosso e si sta muovendo all’interno del mondo musulmano sul piano di una visione e costruzione politica e culturale femminista. Il libro infatti nasce non da una operazione di semplice raccolta di scritti di esperte e esperti della materia, ma da un percorso di incontri tra donne, femministe italiane e di altri paesi, musulmane, di religione cattolica e non credenti e anche di un uomo musulmano femminista, praticando un metodo di relazioni in presenza, che non ha nascosto le diversità, i conflitti, la realtà a volte di grovigli non subito dipanabili.La prima operazione di svelamento del volume è proprio l’uso plurale della parola femminismo: non solo per ricordare e spiegare ad una platea che si alimenta più di stereotipi che di conoscenza che c’è anche nel vasto mondo musulmano una ricca storia di femminismi, legati a periodi, contesti, realtà geografiche, approcci diversi, ma che sono le stesse donne musulmane oggi, in una pluralità di contesti, a ricercare e praticare percorsi propri, non assumendo modelli predefiniti ma misurandosi e impegnandosi in prima persona sui diversi piani (religioso, filosofico, storico- politico) che hanno contribuito a determinare quella condizione subalterna che caratterizza la grande maggioranza delle donne che vivono in paesi a tradizione musulmana. Ed è veramente un capovolgimento di ottica per la comprensione di questo processo che vede impegnate da anni attiviste, studiose, gruppi ma anche uomini di religione musulmana l’assunzione da parte di questo tipo di movimenti del termine di “Jihad di genere”, un accostamento ad un termine che viene identificato comunemente con guerra santa, ma che significa in arabo “sforzo” per giungere a un obiettivo. Un termine, che potrebbe essere tradotto, usando un titolo che dice molto alla storia del femminismo italiano, “Lotta Femminista”. Toccando nodi che fanno tanto discutere (rapporto tra religione e norme, tra Islam e Stato, tra uguaglianza di genere e Sharia) il volume, attraverso contributi di studiose femministe ma anche uomini “femministi”, ci aiuta a entrare nel complesso percorso di disvelamento e liberazione da interpretazioni delle stesse Scritture Coraniche, convinzioni e pratiche storiche che hanno costruito e consolidato regole, comportamenti, di subalternità e oppressione delle donne. L’arma principale di questa lotta? La stessa che ha imposto interpretazioni che hanno emarginato le donne. “Il femminismo musulmano - ci spiega Marisa Iannucci, utilizza - lo strumento dell’Ijtihad, cioè l’interpretazione autonoma del Corano che l’Islam consente quando si è davanti a un testo con una pluralità di possibili significati, per decostruire le interpretazioni maschiliste che ne sono state date in passato e reinterpretare i versetti con uno sguardo di genere, spesso facendo riemergere e valorizzare il contributo di sapienti del passato che hanno posto in luce gli aspetti egualitari”. Un lavoro paziente, individuale e di gruppo che però è in crescita e da anche i suoi frutti, se pensiamo al percorso importante fatto in Marocco che ha portato a varare il nuovo Codice di famiglia coinvolgendo esperti ed esperte in vari settori e rappresentanti della società civile. A dare man forte a questa esigenza di rilettura femminile dei testi sacri dell’Islam come via anche per modificare i fondamenti della giurisprudenza su cui si sono strutturate regole contro la uguaglianza delle donne sono anche numerosi studiosi di fede islamica, come Aycha El Hajjami: “un buon numero di leggi giuridiche dette ‘islamiche’ e qualificate ingiustamente come Sharia non sono che costruzioni umane elaborate attraverso i secoli a partire dalla rivelazione del messaggio coranico... Queste leggi sono difese e protette dai sostenitori di una ideologia patriarcale che non esita ad attingere i propri argomenti dai testi fondativi dell’Islam per legittimare la subordinazione delle donne nella sfera privata e la loro esclusione dalla sfera pubblica”. Una constatazione che ci ricorda passaggi e battaglie anche della nostra storia di paese di tradizione cattolica... Nel percorso di confronto tra femminismi musulmani e altri femminismi che il libro racconta c’è anche una riflessione di una femminista storica italiana, Luisa Boccia, che rimarcando giustamente le differenze dei contesti nei quali le donne hanno intrapreso e intraprendono il loro percorso di consapevolezza e libertà, riporta però ad un punto di fondo che forse unisce tante esperienze: “se tutte le culture, tutto il pensato umano non appartiene alle donne perché non ha previsto la donna come autrice di pensiero, il problema è allora di aprire la strada al pensiero differente delle donne. In nessuna tradizione culturale e religiosa una donna può riconoscersi. E tuttavia nessuna tradizione o religione è di per sé incompatibile con il femminismo. Dobbiamo intrecciare due movimenti: fare e disfare la trama del pensiero con il filo del vissuto femminile, nel lavoro di presa di coscienza tra donne. Un percorso di scambio e riconoscimento tra soggetti differenti”.



Femminismi musulmani. Un incontro sul Gender Jihad

A cura di . Ada Assirelli, Marisa Iannucci,MarinaIannucci,Maria Paola Patuelli

Fernandel Edizioni pagg.146

 



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