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Fausta Deshormes. Un’amicizia continuata a distanza - di Daniela Colombo

Fausta Deshormes. Un’amicizia continuata a distanza - di Daniela Colombo

Testo dell’intervento alla Conferenza inaugurale della mostra sulle Madri Fondatrici dell’Europa (Roma, 17 febbraio 2017)

Venerdi, 18/12/2020 - Fausta Deshormes. Un’amicizia continuata a distanza
di Daniela Colombo

Testo dell’intervento alla Conferenza inaugurale della mostra sulle Madri Fondatrici dell’Europa, a cura di Maria Pia Di Nonno, Università la Sapienza, Roma, 17 febbraio 2017

Qualche tempo fa mi è stato chiesto di dare una definizione di “femminista”.
Ci ho pensato un po’ poi ho risposto che per me essere femminista vuol dire anzitutto credere e lavorare per l’affermazione dei diritti, della dignità e della libertà di scelta delle donne.
Lavorando per questi obiettivi, il femminismo dovrebbe cercare al tempo stesso di dare il suo apporto al cambiamento di quello che non ci piace nella società in cui viviamo…cominciando a cambiare i ruoli di donne e uomini, facendo in modo che siano basati sui propri bisogni e desideri e non su regole imposte.
Ho sempre pensato che donne di origini diverse, per nazionalità, cultura, condizione economica, credo politico e religione possano lavorare insieme per la realizzazione di questi obiettivi.
Ed è stato su questa base che negli anni ho avuto forti relazioni di amicizia con donne anche molto diverse da me. Tra queste Fausta Deshormes La Valle.
Ci incontrammo la prima volta nella primavera del 1975. Allora non usava il cognome la Valle. Era molto schiva, riservata. Solo in seguito appresi che era sorella di Raniero la Valle e una sera a cena mi raccontò la sua vita, il forte rapporto con il marito e i figli che adorava.
Fausta aveva esordito nel giornalismo come redattore capo della rivista “Giovane Europa”, il quindicinale della “Campagna Europea della Gioventù” – un’organizzazione creata dal Movimento Europeo per mobilitare i giovani. Fu proprio grazie a Giovane Europa che Fausta incontrò Philippe Deshormes, segretario della Campagne Européenne pour la Jeunesse, che sposò nel 1958, trasferendosi prima a Parigi e poi a Bruxelles dove nacquero Agnès e Etienne.
Nel 1961 era entrata nell’Ufficio stampa e informazione (in seguito Direzione Generale dell’informazione)della Commissione europea, e più precisamente nella Divisione Informazione Universitaria, gioventù ed educazione degli adulti. Divisione diretta da Jean Charles Moreau, che era stato Segretario della Campagne Européenne de la Jeunesse.
Quando la incontrai la prima volta lavorava nel Gabinetto del Commissario Carlo Scarascia Mugnozza.Nella primavera del 75 ero a Bruxelles ospite di Ursula Hirschmann Spinelli, nella bella casa liberty nella quale abitavano gli Spinelli da quando Altiero era stato nominato Commissario europeo. Ursula stava lavorando a un grande progetto: la creazione di una organizzazione di donne “Femmes pour l’Europe”.
Allora facevo parte della redazione della rivista femminista EFFE dove mi occupavo soprattutto della parte internazionale e con Ursula ci eravamo incontrate grazie a un amico, Gerardo Mombelli, che era Capo Gabinetto di Altiero Spinelli. Quando Ursula era a Roma lavoravamo insieme, mentre a Bruxelles si appoggiava a due donne con le quali aveva stretto amicizia e che condividevano le sue idee: Fausta Deshormes, funzionaria della Commissione europea, e Jacqueline De Groote, femminista belga, il cui marito era alto funzionario del Fondo Monetario Internazionale. Entrambe si erano lanciate con entusiasmo nel progetto.
Il Primo seminario finalizzato alla creazione di “Femmes pour l’Europe” fu organizzato in una delle Sale del Palazzo del Consiglio europeo, il 7 e l’8 novembre 1975.
Mi resi conto subito che nonostante la forza e l’ispirazione politica di Ursula, il sostegno di Spinelli, le idee e le conoscenze del femminismo europeo di Jacqueline e mie, non saremmo mai riuscite a realizzare quel primo incontro senza la presenza costante e la grande volontà di Fausta.
Era lei che non solo dava forma alle nostre idee, che trasformava le visioni di Ursula, i suoi “sogni” in un programma concreto. Era lei che si occupava del programma, dell’organizzazione. Compito tutt’altro che semplice visto che anche se la sala e le interpreti erano gratuite, bisognava trovare un alloggio per le donne provenienti degli altri paesi europei. Fummo tutte ospitate da femministe belghe.
Durante quel primo e unico seminario di Femmes pour L’Europe, un centinaio di donne provenienti da quasi tutti i paesi europei cercarono di definire insieme l’Europa che volevano e il modo migliore di partecipare alla sua costituzione.
Al seminario vennero presentati e discussi quattro rapporti: 1) le donne e l’Europa: obiettivi a breve e lungo termine; 2) la situazione delle donne nella CEE: bilancio e prospettive; 3) quale Europa vogliamo? 4) i mezzi pratici per promuovere la partecipazione delle donne alla costruzione europea.
“Oggi i movimenti femministi non possono concepire i loro obiettivi a lungo termine se non in una prospettiva che oltrepassi il quadro ristretto degli Stati.
Il diritto al lavoro per esempio non potrà essere assicurato a tutti, uomini e donne, se non attraverso una politica concertata dei paesi della Comunità. E’ per questo che l’Europa deve diventare un terreno di lotta per le femministe che inseriscono i loro obiettivi a breve termine — partecipazione delle donne a tutti i livelli, alle decisioni che concernono la società — in un quadro più generale: la creazione di un’altra società…
È pertanto importante che le donne entrino nelle istituzioni comunitarie, ma numerose e a tutti i livelli e con l’appoggio critico della base… Dappertutto, salvo rarissime eccezioni, le donne sono state escluse dalle decisioni. Nella amministrazione della Comunità, ritroviamo la ben nota piramide: numerose alla base, le donne diventano sempre più rare man mano che aumenta il grado.”
Durante il seminario, si discusse anche dell’efficacia dell’imposizione di una quota di personale femminile,il cui scopo doveva essere di garantire la presenza di un numero minimo di donne a tutti i livelli della gerarchia. “Si può supporre che, una volta raggiunto questo numero, il problema si presenterà sotto un profilo diverso: le donne avranno avuto modo di farsi valere e potranno entrare in concorrenza con gli uomini sulla base delle loro competenze. Per essere efficace, la quota proposta dovrebbe essere raggiunta entro un tempo determinato e contemporaneamente bisognerebbe applicare un controllo efficace sulle assunzioni.”
Per quanto riguarda poi le elezioni al Parlamento Europeo, «Femmes pour l’Europe» aveva più volte preso posizione a favore del suffragio universale diretto. Ora che il Consiglio aveva fissato la data di tale elezione, si proponeva la creazione di un gruppo ad hoc i cui compiti avrebbero dovuto essere: la partecipazione alla preparazione delle elezioni, l’informazione dell’elettorato femminile su tale avvenimento, l’incoraggiare le donne a parteciparvi come elettrici ma anche come candidate.Il gruppo avrebbe dovuto svolgere la funzione di movimento di pressione, e di appoggio logistico, sostenendo le candidature femminili nei vari partiti nazionali e fornendo quelle informazioni che spesso fanno difetto.
“I nostri progetti sono ambiziosi perché vogliamo promuovere la partecipazione delle donne alla costruzione di una Europa nuova e veramente democratica e sappiamo che incontreremo molti ostacoli. Tanto all’interno delle Comunità quanto nella nostra volontà di influenzare la politica europea, ci urteremo con una resistenza più o meno aperta da parte maschile e con la nostra timidezza.
Siamo ormai tutte convinte che non dobbiamo aspettare la nostra liberazione dagli uomini. Le azioni femministe che si articolano nei vari paesi e a diverso livello, li costringono ormai a prestare sempre maggiore attenzione alle nostre rivendicazioni: ora sta a noi giocare…”.
Il gruppo «Femmes pour l’Europe» si proponeva tra l’altro di offrire alle sue aderenti occasioni di formarsi, di informarsi, di incontrarsi per scambiare esperienze e trovare alleanze. (1)
Ho voluto ricordare il Seminario di Bruxelles perché questo ispirò e fu la base del lavoro di tutta la vita di Fausta Deshormes.
Purtroppo pochi mesi dopo Ursula Hirschmann ebbe una emorragia cerebrale.Il lavoro politico si interruppe. Per diversi mesi ci sentimmo perse: nessuna aveva la statura, la volontà e il potere politico di Ursula per portare avanti l’ambizioso progetto di Femmes pour l’Europe.
E fu Fausta, funzionaria della Commissione ma con un progetto politico molto chiaro,a raccogliere il testimone. E lo fece come nessun’altra avrebbe potuto farlo. Nel 1977 le venne affidata la Direzione del servizio “Informazione della Stampa e delle organizzazioni femminili”, che mantenne fino al momento di andare in pensione. Per 15 anni Fausta continuò il suo impegno costante per migliorare la condizione delle donne in Europa. Fu merito suo se nelle prime elezioni del Parlamento europeo molte donne vennero elette. Fu instancabile nel suo lavoro.
Per alcuni anni furono poche le occasioni di incontro con Fausta. Oltre alla redazione di EFFE, nel 1976 avevo iniziato a collaborare a un programma televisivo diretto da Tilde Capomazza, ‘Si dice donna’. Nel 1981fondai l’Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos).
Continuavo però a seguire il lavoro di Fausta attraverso la Rivista da lei fondata “Donne d’Europa”, pubblicata nelle varie lingue europee. Questa era infatti divenuta uno strumento prezioso per mettere in contatto le organizzazioni europee delle donne. Più che una rivista, era un quaderno agile, con articoli brevi e molte schede informative e bibliografiche di quello che il movimento delle donne faceva nei vari paesi europei. Corrispondente dall’Italia era Beatrice Rangoni Machiavelli, una cara amica sia di Fausta che mia.
E fu proprio Beatrice che ci fece re-incontrare.E nel 1984, mentre si preparava la Terza Conferenza Mondiale delle Donne di Nairobi, Fausta mi chiese di scrivere un supplemento di Donne d’Europa su Donne e sviluppo.
Fu questo il primo lavoro collettivo di Aidos e sono sempre stata molto grata a Fausta per averci dato questa occasione. Occasione che si ripeté poco prima della sua andata in pensione quando incaricò Aidos di curare la redazione di un secondo supplemento di Donne d’Europa, pubblicato nel 1992.
La possibilità di scrivere questo quaderno fu un grande dono che ricevetti da Fausta. La Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo mi chiamò infatti per una collaborazione a lungo termine per condurre un’inchiesta su quanto stavano facendo gli Stati membri su donne e sviluppo, organizzare una riunione esperte/i per discutere i risultati dell’inchiesta e elaborare proposte concrete in un Rapporto finale.
Il Rapporto fu la base per la Comunicazione della Commissione al Consiglio su questa tematica che portò alla prima Risoluzione del 1995 su Genere e Sviluppo.
Questa fu una delle esperienze più soddisfacenti della mia vita lavorativa. Senza Fausta non sarei mai entrata nella Commissione come esperta.
Fausta Deshormes non si limitò al suo ruolo istituzionale ma lavorò sempre per la promozione di reti tra organizzazioni di donne negli Stati membri e fu, insieme a Jacqueline de Groote, l’ispiratrice della Lobby Europea delle Donne che venne creata nel 1991. Questa organizzazione ebbe alterne vicende ma è ancora oggi la maggiore rete a livello europeo per la promozione dei diritti e dell’empowerment delle donne.
Fausta lasciò la Commissione europea nel 1992, (l’anno prima era morta Ursula Hirschmann) ma continuò ad occuparsi di condizione femminile anche dopo aver lasciato il lavoro.
Per i suoi meriti, venne nominata Direttore Onorario della Commissione.
Nel suo saluto di congedo alle colleghe e colleghi della Commissione, Fausta disse che il suo sogno e il suo desiderio era che le donne potessero partecipare a pieno titolo nella costruzione dell’Europa entrando nella vita politica su un piede di parità…
Non è un caso che l’ultima volta che ci siamo incontrate è stato a Roma, a una riunione dell’Accordo sulla Democrazia paritaria, una rete informale di circa 60 organizzazioni di donne che si prefigge di far aumentare il numero delle donne in Parlamento e in tutte le assemblee elette, la cui mente ancora oggi è una grande donna politica, Marisa Cinciari Rodano, molto amica di Fausta.
Ciò che colpisce di questa grande donna è stata la forza e costanza con cui ha perseguito, i suoi obiettivi, sempre con il sorriso, con grande calma e al tempo stesso piena di vita.
Come ricorda sua figlia Agnés, Fausta riuscì a vincere tutte le sue battaglie, non solo in favore delle donne europee, ma anche quelle come funzionaria: il riconoscimento dei contributi pensionistici per gli anni trascorsi in Commissione - e su questo vi è addirittura una Sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo del 1979 che porta il suo nome – ma anche l’aver rotto il silenzio per il riconoscimento della malattia, il mesotelioma, che aveva contratto, come molti altri funzionari, a causa dell’amianto di cui era impregnatol’edificio Berlaymont, che rimase chiuso per moltissimi anni per essere bonificato.
Raniero La Valle, in una intervista a Maria Pia Di Nonno nel 2016,ha dichiarato “che sua sorella Fausta è stata una funzionaria più europeista degli stessi europeisti. Una donna, la cui vita, è stata strettamente connessa con la costruzione del progetto europeo”.
In occasione della cerimonia in suo ricordo a Bruxelles, Jacqueline De Groote disse“Fausta ha cambiato la vita delle donne in Europa e certamente ha cambiato la mia. Ci sono dei Padri Fondatori dell’Europa. Ma Fausta merita certamente il titolo di Madre Fondatrice dell’Europa”.

Saggio pubblicato nel libro di Maria Pia di Nonno
Note:
(1) http://efferivistafemminista.it/2014/12/femmes-pour-leurope/

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