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Essere Ambasciatore e donna: come si deve dire?

Essere Ambasciatore e donna: come si deve dire?

Il femminile e le professioni alla prova del tempo: piano piano vince la grammatica...

Lunedi, 05/08/2019 - Da più o meno sempre (alle elementari la maestra me lo aveva insegnato) i nomi in -o al femminile fanno in -a. Non per femminismo: è un principio della morfologia del linguaggio. Non lo volle capire l'assessore Paolo Ferratini della P.I. del Comune di Bologna che era anche un amico e che per la solita questione che un "ministro" deve diventare "ministra", mi ricordò che, per inserirlo nei documenti ufficiali, siccome era una "questione diacronica", non si poteva accettare subito (era circa metà degli anni '80, del secolo scorso). Non lo volle capire Corrado Augias secondo cui la funzione di ministro doveva restare maschile anche per le signore, perché, oltre tutto, "sarebbe suonato male: faceva venire in mente la minestra"...(sic, ma i maschi sono fatti così).
E' vero che perfino io ho lasciato correre nel nuovo millennio, da quando le donne hanno incominciato a vincere i concorsi anche al Ministero degli Esteri e sono arrivate le "ambasciatrici". Che volevano essere chiamate "ambasciatori": come non concedere l'errore logico e morfologico, se finora per ambasciatrice si intendeva la moglie dell'ambasciatore? Bisognerebbe aprire una parentesi "di genere" e non linguistica perché anche le "mogli" del personale di rappresentanza sono sempre passate per essere esperte in cocktails e toilettes firmate, mentre sono donne che per amore di un uomo hanno lasciato perdere carriere proprie e in cambio si sono trovate a dover curare cene complicatissime con a tavola un fascista e un comunista o addirittura a proteggere i propri bambini da qualche attentato alle sedi diplomatiche in paesi in guerra. Comunque finalmente ci sono le console (e queste sono al femminile per la solita maestra che l'ha insegnato a cinque anni, ma anche la signora, come dire?, "ambasciatore". Rallegriamoci, il tempo corre svelto e nell'intervista ad un quotidiano (Repubblica D, 03.08.2019) Alessandra Schiavo, ambasciatrice in Myanmar, osserva che "nelle altre professioni non accade. La moglie dell'ingegnere non è l'ingegnera. E per quanto riguarda mio marito, lui è mio marito. E' il marito dell'ambasciatrice. L'importante è trovare un uomo che sia sicuro di sé, non abbia paura del ruolo". Come si vede il problema non è il genere, nemmeno la linguistica: sono i maschi, a seconda che vogliano capire oppure no.

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