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Egitto/Tahra, una storia di donna

Egitto/Tahra, una storia di donna

Presentato al Festival di Cannes, il cortometraggio racconta la forza di una donna egiziana che affronta tutto e tutti per il suo bene e quello dei suoi figli.

Venerdi, 22/01/2016 -
“La vita di Tahra” del regista  Mohanad Diab è riuscito a superare i divieti sociali ed a mostrare una realtà poco rappresentata, quella delle donne povere e vedove che vivono in un Paese, l’Egitto, nel quale è ancora forte il retaggio patriarcale. Il cortometraggio che narra in 9 minuti la vita di Tahra, in realtà ha il pregio di raccontare in maniera intensa le emozioni e le sensazioni di una donna che all’improvviso si trasformano nelle emozioni e nelle sensazioni di altre dieci, cento, mille donne che dovendo fronteggiare all’improvviso la perdita di un marito, non si lasciano intimidire dalle regole e dai divieti sociali perché iniziano a lavorare in posti tipicamente maschili, come una fabbrica di gesso o nei campi per mantenere sé stesse e i loro figli.



Si tratta in sostanza di una rottura con gli schemi che coinvolgono l’intera società egiziana che si radicalizzano nelle zone più lontane e remote del Paese. "Ho voluto raccontare la storia di Tahra per quello che era senza alcuna spettacolarizzazione. Ho voluto raccontare attraverso il suo volto stanco il coraggio di andare contro corrente, narrando in maniera quasi velata le disgrazie di una donna che si ritrova da sola a dover fronteggiare un intero sistema” dice Diab.



Tahra è povera, ma non è sottomessa alle consuetudini sociali perché decide per sé e per i suoi figli senza alcuna paura.

“Queste sono anche le donne che vivono in Egitto. Di queste donne però ancora poco se ne parla. Dopo aver lavorato all’estero, ho capito invece quanto fosse importante parlare e raccontare anche di loro, delle loro gioie e tristezze per capire anche le dinamiche di un Paese come l’Egitto” dice il regista.



Quindi stiamo parlando di un cortometraggio che parla di uno spaccato della società egiziana, ma non solo. Il lavoro di Diab rappresenta anche gli sforzi nel portare avanti la battaglia che vede coinvolto il cinema indipendente egiziano.

Secondo Mohanad Diab difatti il settore cinematografico del Paese richiede una inversione di rotta dal momento che “non bisogna solo produrre film che attirino soldi e spettatori. È necessario anche lavorare e produrre film che parlino del sociale e dei problemi reali per assistere ad un cambiamento positivo”.



E se all’inizio i dubbi affollavano la sua mente, oggi Mohanad Diab è fiero della decisione presa. Dopo alcuni anni di studio e lavoro negli Stati Uniti è ancora convinto che per cambiare le cose bisogna raccontare da dove si viene perché, come dice, sono le immagini e le parole a veicolare un messaggio. E se prima nessuno simpatizzava con Tahra, con il successo ottenuto al Festival di Cannes, la gente comune ha iniziato ad ammirare la forza ed il suo coraggio. Soprattutto il pubblico ha iniziato a sentire propria quella voglia di vita che grida ancora oggi giustizia e libertà di scelta, nonostante tutto e nonostante tutti.

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