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Donne in Campo-Cia/ Territorio e paesaggio come tessuti preziosi

Donne in Campo-Cia/ Territorio e paesaggio come tessuti preziosi

- Incontro nazionale di Donne in Campo-Cia a Roma per riflettere sul valore economico e culturale delle imprenditrici agricole oggi

Bartolini Tiziana Venerdi, 01/07/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2016

Tre le parole ‘guida’ che hanno scandito la mattinata: nutrire, ricamare, rammendare. Tutte declinate nella dimensione dell’agricoltura, del paesaggio, del fare comunità. “Dalla Salvaguardia al Recupero”, così Donne in Campo ha inteso titolare l’intenso incontro nazionale svoltosi a Roma il 7 giugno nell’affascinante cornice dell’Orto Botanico. La Sala dell’Arancera ha ospitato numerose delegazioni arrivate da tutte le regioni con un carico straordinario di esperienze e progetti, proposte e accolte dalla direttrice dell’Orto botanico, nonché professoressa di Ecologia vegetale all’Università di Roma, Loretta Gratani.

Sul filo dell’idea di Salvaguardia e di Recupero si sono tenute le tre sessioni: ‘Nutriamo il suolo; Ricamiamo paesaggi; Rammendiamo tessuti sociali, Intessiamo comunità rurali. “Nutrire, ricamare, rammendare. Sono parole del linguaggio femminile - ha spiegato Mara Longhin, presidente nazionale Donne in Campo-Cia -. Le donne generano la vita e nutrono i figli. Il ricamo, antica arte femminile, la intendiamo come cura del paesaggio, dell’etica e dell’estetica; il rammendo è dei tessuti sociali. Ecco, abbiamo pensato ad un passo in avanti delle donne: al loro contributo nel creare anche comunità nel territorio, alla loro capacità di essere in continua evoluzione, di vivere e lavorare nel territorio ponendo costante attenzione a ciò che le circonda. Pensiamo sia arrivato il momento di passare dalla logica dell’impegno per la salvaguardia a quella del recupero del territorio che ci vede soggetti attivi affinché i nostri luoghi possano diventare un bene comune, economico e sociale, di vita e di benessere per le comunità”.

Il senso politico di questo messaggio è stato pienamente raccolto e rilanciato dal Viceministro Andrea Olivero, che ha sottolineato l’importanza di una “triplice sostenibilità: ambientale, economica e sociale che sono alla base dell'imprenditoria femminile. La sfida della sostenibilità - ha detto - è prioritaria e le donne la sostengono con un lavoro che è culturale da un lato e pratico dall'altro".

Ogni sessione della mattinata ha inteso porre l’attenzione sugli aspetti teorici affiancando esperienze concrete. A voler dimostrare, ancora una volta, che fare agricoltura al femminile significa saper mantenere in costante equilibrio il rispetto dei principi e l’attenzione alla praticabilità quotidiana delle scelte. Un test continuo sulla sostenibilità che è prezioso bagaglio di esperienza messo a disposizione di questa comunità femminile. E non solo. Così se Andrea Giubilato, agronomo oltre che agricoltore, nella sessione "Nutriamo" il suolo” ha spiegato la genesi e la struttura della terra fornendo informazioni sul mantenimento della vitalità del suolo, Renata Lovati (Presidente Donne in Campo Lombardia, Cascina Isola Maria, Albairate/Mi) ha descritto la conversione al biologico della sua azienda zootecnica e le ripercussioni positive sulla capacità del suolo di assorbire le piogge; ha fatto seguito la narrazione dell’esperienza di Sara Tomassini (Az agricola Sant’Aldebrando, Fossombrone/Pesaro) che coltiva circa 40 ettari di terreno collinare con olivi, more da rovo, legumi e cereali antichi, imponendosi come dovere primario quello di garantire la fertilità del suolo, in collaborazione anche con la ricerca universitaria.

Anna Kauber, studiosa di paesaggio agrario, ha aperto la seconda sessione, ‘Ricamiamo Paesaggi’, delineando la relazione tra la loro bellezza, il benessere umano e l’elevatezza del lavoro silenzioso che gli agricoltori italiani hanno svolto nei secoli. L’architetta e agricoltrice Paola Deriu (Presidente Donne in Campo Lecce, Masseria Copertino, Vernole/Le) e Donatella Manetti (Presidente Donne in Campo Marche, Podere Poggio alle Querce, Offagna/An) hanno spiegato il senso dell’impegno per il rispetto degli elementi architettonici tradizionali e la varietà biodiversa vegetale nelle loro aziende.

Ha affidato al pensiero ‘alto’ la sua riflessione Natascia Mattucci, professoressa di Filosofia politica all’università di Macerata, aprendo la terza sessione: "Rammendiamo tessuti sociali, Intessiamo comunità rurali. “Coltivare la capacità immaginativa per saper rappresentare e richiamare la memoria dei luoghi (storica e agricola), saperla attualizzare nella dimensione presente e proiettarla nel futuro. È questo il processo femminile messo in atto dalle agricoltrici quando, così come rileva l’Associazione Donne in Campo, si impegnano nella rivitalizzazione di zone rurali abbandonate. Quella del recupero e sviluppo di zone rurali rappresenta il sentiero da percorrere nel futuro”. Della ricchezza che alimenta la solitudine ha parlato Lorraine Flynn (Azienda Casa Santini, Orsigna/Pt), irlandese che si è trasferita nelle verdi valli del pistoiese per dedicarsi alla pastorizia e al recupero della lavorazione tradizionale dei formaggi locali restituendo nuova vita all’economia di luoghi che rischiavano lo spopolamento. Mentre Laura Bargione di Palermo ha descritto l’attività di recupero della produzione di olive da olio e di uva da vino con caratteristiche organolettiche di alta gamma e ha illustrato l’impegno nel sociale accanto a giovani e adulti con diversi tipi di disagio. Il Presidente nazionale della Cia Dino Scanavino ha portato il saluto della Confederazione sottolineando come la visione delle agricoltrici “sia feconda per tutto il settore e indichi una via importante, perché le donne sono un’enorme risorsa per il settore e uno dei driver vincenti per lo sviluppo, la tenuta e la crescita del Paese”. La mattinata si è conclusa, oltre che con la visita all’Orto botanico, con le meraviglie gastronomiche dell’Agricatering Donne in Campo Teramo di Anna Maria Di Furia.



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