Login Registrati
Donne in Campo-Cia a EXPO. Talenti da premiare

Donne in Campo-Cia a EXPO. Talenti da premiare

A Milano Donne in Campo premia le imprenditrici di successo. ‘Il talento delle nostre imprenditrici’ si è tenuta il 25 luglio nello Spazio ‘Me and we-women for Expo’ (Padiglione Italia Expo)

Giovedi, 13/08/2015 -
“Abbiamo voluto portare a Expo l’agricoltura delle donne”. Mara Longhin, presidente di Donne in Campo-Cia, parla a margine della manifestazione dal titolo ‘Il talento delle nostre imprenditrici’ (25 luglio, Spazio ‘Me and we-women for Expo’ del Padiglione Italia) che ha convocato le aderenti all’associazione per una premiazione alla presenza dell’On Susanna Cenni (videointervista) e di Cinzia Pagni (videointervista), vicepresidente Cia. Da tutta Italia hanno portato a Milano le loro esperienze, tradizioni, esperimenti; hanno parlato dei problemi ma anche della passione e del rispetto per la terra e per la natura. “È uno spaccato dell’agricoltura del presente e del futuro che conferma ogni giorno capacità di produrre reddito e di saper innovare - sottolinea Longhin -. Il nostro è un settore molto in crisi e, anche se è sempre stato duro far quadrare i conti, oggi a quelli atmosferici si aggiungo altri fattori di rischio collegati all’economia mondiale, rischi che bisogna saper gestire. Le donne hanno una marcia in più, riescono a leggere i cambiamenti e a trovare soluzioni adeguate”. Donne in Campo ha colto l’occasione di Expo 2015 per valorizzare questo patrimonio, che è professionale e umano al tempo stesso, con un evento che ha parlato orgogliosamente all’associazione ma che ha oltrepassato i propri confini.



LE IMPRENDITRICI SI RACCONTANO

Di alcune tra le imprenditrici premiate NOIDONNE ha già parlato; di seguito riportiamo i ritratti di alcune di loro, rinviando ai prossimi numeri il piacere di conoscere le altre.





PINA TERENZI

AZIENDA AGRICOLA GIOVANNI TERENZI (Serrone, Frosinone)

RISPETTO PER LA TERRA, UNICA FONTE DI VITA


“Quando vedo un terreno incolto sto male, è un’espressione di incuria per il nostro ambiente, una mancanza di rispetto”. Pina Terenzi è una ‘donna del vino’ cresciuta tra i vigneti dell’azienda di famiglia che porta il nome del papà, Giovanni Terenzi (www.viniterenzi.com). In occasione della terza giornata CIA in Expo, il 24 luglio scorso, Donne in Campo ha celebrato l’Assemblea annuale e Pina è stata eletta vicepresidente nazionale. L’abbiamo intervistata a Milano, poche ore dopo la nomina. “L’adesione a Donne in Campo è venuta naturale, perché nella nostra azienda le donne hanno sempre avuto un ruolo importante, per esempio era mia nonna che gestiva le persone in vigna e lo stesso ha fatto mia madre. La consuetudine è sempre stata quella di discutere in famiglia le decisioni, di condividere le scelte, di avere rispetto per i ruoli. Per questo non vedo la differenza tra uomini e donne in azienda”. Solide radici, quelle che legano Pina Terenzi alla terra, alla sua terra. “La nostra azienda è nata per scelta, seguendo le orme di mio nonno che subito dopo la guerra ha iniziato a fare il vino per passione. Alla fine degli anni Sessanta mamma è papà prendono la grande decisione di dedicarsi all’agricoltura in modo professionale, erano in controtendenza per quel tempo”. L’azienda è a Serrone, in provincia di Frosinone, e il boom industriale, arrivato in Ciociaria, ha spopolato le campagne perché alle fatiche dell’agricoltura le persone preferivano i salari sicuri delle fabbriche e meno ore di lavoro. “I miei genitori, invece, hanno creduto nell’azienda, hanno dato valore alle loro radici contadine e hanno impiantato vitigni autoctoni delle nostre zone: il cesanese e la passerina”. Ora siete alla terza generazione e la prospettiva è quella di consolidare questa tradizione di famiglia. “Io e i miei due fratelli siamo cresciuti in questa realtà e abbiamo fatto la scelta di rimanerci, anche utilizzando gli studi che ciascuno di noi ha fatto. La ragione? Penso che una leva potente è stata la passione e l’amore che abbiamo visto nei nostri genitori, che ci hanno insegnato l’umiltà e il senso di appartenenza. Sono stati un grande modello per noi figli. Oggi la nostra azienda è un bel mix tra innovazione e tradizione”. Infatti in casa Terenzi la tradizione del buon vino si è sposata con una nuova visione del grande patrimonio rappresentato dal vigneto, ben al di là della produzione stessa e delle nuove tecnologie in cantina. “La nostra è stata la prima azienda in Ciociaria ad aprire le porte della sua cantina organizzando visite e degustazioni. All’inizio ci criticavano, poi hanno capito il senso di quella scelta, che ha precorso i tempi. I visitatori colgono l’occasione delle degustazioni anche per passeggiare tra i filari, per conoscere le lavorazioni, sono intessute del piacere dell’ascolto e del racconto”. Pina Terenzi è sommelier ed è lei che segue questa attività, preziosa opportunità per chiederle se è cambiato negli anni il modo di bere il vino. “Sì, c’è una crescita della cultura del vino e del buon bere, c’è più attenzione e anche noi curiamo meglio questi incontri. Lasciamo che le persone capiscano l’importanza del lavoro che c’è dietro al vino. Devo dire che dopo aver soddisfatto le curiosità senza l’assillo dell’orologio, i visitatori sono rilassati e persino il sapore del vino è diverso!” E da Donna in Campo, cosa vede tra le priorità che l’associazione deve affrontare? “Occorre fare rete e darci forza reciprocamente, perché lavorare in solitudine rende tutto più difficile. Occorre farlo tenendo sempre un occhio di riguardo alla terra, unica fonte di vita”.




FIORELLA MORTILLARO

Azienda agricola ‘Lucca Sicula’ (Agrigento)

L’OLIO: IL BIOLOGICO COME FATTORE VINCENTE


“La nostra storia inizia con mio papà che, dopo la morte di suo padre, lascia l’università e decide di prendere in mano l’azienda. Da là parte anche l’idea di un ponte tra la produzione e la trasformazione; così nasce il frantoio, che lavora anche per conto terzi. Il nostro è un olio monovarietale bianco-lilla e l’azienda, da quindici anni biologica, si trova nella Riserva naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio (400/700 mt slm), siamo a circa 70 km dalla Valle dei Templi di Agrigento (mail: oleificio.gm3@tiscali.it). Il nostro frantoio dieci anni fa è nato subito biologico e abbiamo fatto una grandissima lotta per far comprendere ai nostri produttori l’importanza di questa scelta. Fa parte di un consorzio e lavoriamo in una filiera che per il produttore è garanzia di qualità. Sono Presidente nazionale del Gruppo di interesse economico olivicolo di Cia, soggetto che svolge un ruolo di collegamento tra le problematiche di settore e i produttori. Colgo l’occasione della presenza dell’On Susanna Cenni per dire che è molto difficile per noi portare sui nostri scaffali un litro d’olio, però è molto facile trovare sui nostri scaffali un litro d’olio proveniente dall’UE. Faccio anche un invito a chi fa la spesa: controllate bene il fronte e il retro dell’etichetta, dove è scritta la provenienza delle olive e del confezionamento e sappiate che a tutela della qualità in Italia non sono usati alcuni concimi e fitofarmaci”. Videointervista



DANIELA DI GARBO

Azienda agricola Bergi, Castelnuovo (Palermo)

LA FORZA E LA BONTA’ DEL MIELE


“La nostra è nata come un’azienda piccola, con soli due ettari e mezzo e poco a poco abbiamo acquisito terreni limitrofi arrivando ad un totale di quindici ettari distribuiti su quattro appezzamenti. Avendo poca superficie ci siamo ingegnati sfruttando bene il terreno che avevamo. Le nostre produzioni sono biologiche: ortaggi, olio di oliva e frutta, nel frutteto antico di mio nonno. Quella di apicoltori è un’attività nata quasi per gioco e ora, con 400 alveari, il miele rappresenta la nostra produzione principale. Mi piace sottolineare che alleviamo l’ape nera sicula, che era a rischio di estinzione e il miele è un presidio Slow Food. La nostra azienda si trova nel Parco delle Madònìe, in provincia di Palermo, e la biodiversità è un tema che sentiamo molto. Abbiamo anche una serra con produzione di ortaggi che trasformiamo in un laboratorio aziendale realizzando conserve, salsa di pomodoro e marmellate che vendiamo anche con e-commerce (www.ledeliziedibergi.com/). La nostra è un’azienda familiare a prevalenza femminile: insieme a mio padre e a mia madre ci siamo noi quattro figlie. Mia madre è stata tra le prime donne ad avere l’insediamento giovani, il primo nulla osta rosa in Sicilia. Oltre all’agriturismo abbiamo la fattoria didattica, lavoriamo con i bambini e ospitiamo gruppi di turisti. Tantissime le attività che organizziamo perché i visitatori hanno molti interessi e quindi organizziamo corsi di cucina, degustazioni guidate di olio e di miele (mail: info@agriturismobergi.it). L’azienda è molto variegata e ogni attività trascina l’altra, in questo modo siamo riusciti a destagionalizzare e a differenziare il nostro reddito”. Videointervista




VALERIA GALLESE

Azienda agricola Lanaquilana, Barisciano (AQ)

AQUILANA, MARCHIO DI TRADIZIONE E QUALITA’


“Nasco in una famiglia di impiegati, ma ho una grande passione per la natura e per questo sto seguendo gli studi di veterinaria con una particolare attenzione per gli allevamenti zootecnici. Durante gli studi, andando nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ho incontrato il ragazzo che poi è diventato mio marito. Per questo la storia della nostra azienda e quella della nostra vita viaggiano insieme. Mio marito viene da una famiglia di pastori da quattro generazioni e alleviamo ovini a Barisciano, un piccolo paese in provincia dell’Aquila a 950 mt slm. Appena entrata in azienda mi sono subito resa conto che le tre produzioni (latte, carne e lana) non davano reddito sufficiente per la crescita, ma bastavano solo per la sussistenza. La zootecnia montana è svantaggiata e la situazione si è aggravata con il terremoto. Invece di piangerci addosso abbiamo cercato di affrontare la crisi economica e la solitudine migliorando le produzioni, puntando sulla qualità e la creazione di marchi per conquistare prezzi sostenibili con la vendita diretta. L’educazione al consumo è importante perché bisogna spiegare quello che si sta vendendo e il prezzo equo, che sia giusto per il produttore e per il consumatore. Da questo punto di vista abbiamo ottenuto buoni risultati con la carne (alleviamo l’agnello d’Abruzzo IGP) e con il latte (produciamo un canestrato di Castel del Monte, che è un presidio Slow Food). Per la lana ho registrato il marchio AquiLANA (http://lanaquilana.blogspot.it/), che ha l’intento di trasformare il sulcido aziendale in filato per essere venduto in prima classe. Per aumentare la qualità del vello abbiamo adottato la tosatura dolce e la pettinatura invece della cardatura, ottenendo un filato più nobile e pregiato. Per l’educazione al consumo abbiamo fatto corsi conoscitivi in azienda, abbiamo organizzato la tosatura partecipata, il laboratorio di uncinetto, di filatura e di tessitura. Il laboratorio di tintura naturale prevede la raccolta di fiori, radici e cortecce del territorio, alcune sono spontanee e altre sono coltivate. Con Donne in Campo-Cia abbiamo avviato un corso di tessitura soprattutto per le coadiuvanti agricole per recuperare le vecchie tradizioni e valorizzare la lana locale, ma anche per creare un reddito integrativo per le aziende. Nel 2013 abbiamo vinto il premio Bandiera Verde. Con me ora lavorano due signore che realizzano capi artigianali che vendiamo in una bottega a Santo Stefano di Sessanio. Insomma non poniamo limiti alla nostra espansione e speriamo di coinvolgere altre persone anche per dare prospettive ad un territorio che si sta spopolando”. Per contatti: lanaquilana@gmail.com.

Videointervista
















Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®