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Donne ai vertici dei due più grandi partiti italiani: l'analisi di Nadia Urbinati

Donne ai vertici dei due più grandi partiti italiani: l'analisi di Nadia Urbinati

Giorgia Meloni e Elly Schlein: politiche di destra e femministe. Sperando nei cambiamenti necessari nel segno della democrazia e dei diritti delle donne

Martedi, 07/03/2023 -

“È straordinario come un immobilismo decennale, soprattutto a livello di genere, in pochi mesi si sia rovesciato. Certamente il fatto che siano donne le leader dei due partiti più importanti – uno al governo e uno all’opposizione – ha scompaginato un modo di essere del nostro paese”. Inizia così la nostra conversazione (video) con Nadia Urbinati, docente di Teoria Politica alla Columbia University, che ci parla dal suo studio di New York. In occasione dell’8 marzo abbiamo raccolto alcune sue riflessioni. Dalle considerazioni sulle condizioni delle donne nel mondo all’Italia vista dagli Stati Uniti. Un approfondimento è riservato alle novità che hanno segnato la politica in Italia negli ultimi tempi: prima con la vittoria delle destre, che ha consentito a Giorgia Meloni di essere la prima donna a capo di un governo, e poi con Elly Schlein diventata segretaria del Partito Democratico. Due giovani, con percorsi umani e visioni del mondo profondamente diverse, oggi sono protagoniste della scena pubblica e della politica; è una circostanza senza dubbio straordinaria e insperata fino a poco tempo fa, che lascia intravedere spazi di futuro. “La differenza tra queste due donne è da analizzare e la possibilità di cambiamenti deve destarci speranze ma anche preoccupazioni”. C’è un nodo, anzi un equivoco, che va sciolto, spiega Urbinati, ed è “l’impressione che con Meloni al governo il femminismo abbia conquistato anche la destra, un impianto che non ha mai avuto una filosofia e una pratica che contemplava l’emancipazione delle donne. Invece – continua Urbinati - sono convinta che la destra non possa ospitare e interagire amichevolmente con il femminismo, che è una posizione di parte non neutrale mentre la destra è fondata su una visione gerarchica ed escludente”. Quindi, pur riconoscendo l’importanza della prima volta di una donna Premier, non solo sul piano simbolico, alcune questioni ci interpellano. Nell’altro ‘campo’, Elly Schlein rappresenta “un altro modo di vedere la società e la politica”, cosa che renderà inevitabile “entrare in rotta di collisione”.
Ma Urbinati articola ulteriormente l’analisi delle differenze tra le due donne. “Schlein non è nata in relazione o contro un'altra donna, il suo cammino politico è svincolato dall’opposizione. Vedo più un percorso di formazione autonoma. Non la si può leggere come ‘antidestra’, in questo sarebbe un modo per svilirla. Piuttosto, il fatto che siano due donne, e giovani, ma appartenenti a due tradizioni diverse, è un modo per constatare il livello di tolleranza della società italiana. Per esempio, l’elezione di Giorgia Meloni è stata accolta da tutti – opposizione compresa – con rispetto; non ho letto sui social gli obbrobri che sono stati destinati, invece, alla Segretaria del PD. Forse perché più giovane o perché ha una vita privata non ‘ortodossa’? Non credo. Penso piuttosto che ci siano elementi fortissimi di dissacrazione, di violenza verbale rispetto ad una donna di sinistra, quindi un oggetto di per sé riprovevole. Questo ci dice che Elly Schlein ha davanti a sé una grande impresa, molto difficile. E non solo dentro al suo partito, ma nella società in generale”. Del resto Schlein punta a cambiamenti profondi e non semplici da attuare in un’Italia “da tanti anni statica e che non ama rischiare il nuovo”.


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