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DonnaeSalute, un progetto e il suo cammino

DonnaeSalute, un progetto e il suo cammino

Partito nel 2015, 'Donna e Salute: un ponte tra buone pratiche' ha fatto un bel cammino di crescita e incontri utili. Intervista a Fortunata Dini, tra le fondatrici del progetto

Sabato, 22/04/2017 - Diffondere una cultura che valorizzi le differenze, in particolare quelle di genere, promuovere una cultura della salute come diritto umano fondamentale, sostenere l’idea dell’appropriatezza delle cure, supportare la consapevolezza su ciò che crea e mantiene in salute con un approccio partecipativo, intersettoriale (pubblico, privato, società civile), multidisciplinare, multiprofessionale ed integrato (cittadine/i, comunità, amministratori, organizzazioni sanitarie, mondo economico e della ricerca). Queste sono le finalità del progetto autofinanziato Donna e Salute: un ponte tra buone pratiche (videonarrazione) ideato a realizzato, da tre associazioni - Woman to Be, NoidonneTrePuntoZero, Salute&Genere - e la rivista NOIDONNE (www.noidonne.org).













Il progetto è stato presentato in Senato nel giugno 2015 e sinora sono stati 18 gli eventi e i convegni organizzati in varie città in collaborazione con prestigiosi partner attivi a livello territoriale e/o nazionale. Di 'DonnaeSalute' è anche la campagna virale 'Salute: per me, donna, è....".



UNA ‘CERTA’ IDEA DI SALUTE

Dal modello biomedico a quello bio-psico-sociale

“La Salute oggi è universalmente riconosciuta come diritto umano fondamentale e bene comune, ma non è sempre stato così poiché è espressione del contesto storico, sociale e culturale di una comunità – spiega la dr.ssa Fortunata Dini, tra le fondatrici del progetto -. Nel mondo occidentale, negli ultimi secoli, ha dominato il paradigma scientifico meccanicistico riduzionista. Un paradigma che ha trovato la sua massima espressione nel modello biomedico che tutti conosciamo ma che sta dimostrando di non riuscire più a rispondere alle sfide poste dalle nuove scoperte scientifiche.

Negli ultimi cinquanta anni del millennio scorso si è diffuso sempre più l’approccio sistemico,che si ispira ai valori di una visione del mondo olistica (si passa dallo studio delle parti al recupero di una visione d’insieme) ed ecologica (i vari elementi dell’insieme sono fra loro interdipendenti, quindi non possono essere studiati in maniera isolata). Questo diverso paradigma ha trovato la sua espressione pratica nel modello bio-psico-sociale che,individuando i fattori determinanti della Salute come afferenti alle tre dimensioni, aprela strada ad approcci di tipo olisticoe centrati sull’individuo”.

Questa spiegazione trova riscontro nella definizione di salute data dall’OMS, che sposta il focus dalla malattia alla persona nella sua globalità, dalla prevenzione alla promozione della salute.

“La medicina allopatica occidentale, orientata dal modello biomedico – continua Dini -, è nata e si è sviluppata dalla biologia con un unico obiettivo: studiare la malattia al fine di combattere il male attraverso interventi di prevenzione. Il modello bio-psico-sociale, diffuso negli ultimi decenni del Novecento, si è sviluppato in una visione sistemica nello studio dell’organismo nella sua globalità (mente-corpo) e ha portato a scoperte importanti sulla fisiopatologia grazie ad esempio alle ricerche fatte dalla Psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI), che ha come obiettivo prioritario il superamento del dualismo mente-corpo e lo studio riunificato di sistemi psico-fisiologici che la medicina tradizionale occidentale, coerentemente con il paradigma scientifico di riferimento, ha analizzato e studiato in maniera separata e autonoma”.























La Promozione della Salute, un processo sociale e politico


Appare chiara la differenza tra la prevenzione e la promozione della salute. “Con gli interventi di prevenzione si previene la patogenesi, si preserva il soggetto dall’assumere comportamenti patogeni, in questo approccio la responsabilità maggiore spetta agli addetti ai lavori e i soggetti hanno un ruolo passivo – precisa Fortunata Dini -, mentre la promozione della salute è un processo sociale e politico che comprende sia le azioni per rafforzare le abilità e capacità dei singoli individui di prendere decisioni ed assumere il controllo della propria vita (enabling) ma anche comunitario realizzato individui che agiscono a livello collettivo con l’obiettivo di modificare le condizioni sociali, ambientali ed economiche per influenzare ed esercitare un maggior controllo sui determinanti di salute e sulla qualità della vita della propria comunità(advocacy e mediating)”.

Quindi, se la prevenzione è compito quasi esclusivo della medicina, la promozione invece spetta ai decisori politici, ai servizi esistenti, al terzo settore, alle cittadine ed i cittadini. La salute è una condizione di benessere globale che si crea quotidianamente in tutti i contesti in cui viviamo e che richiede di acquisire maggior consapevolezza ed assumersi maggiori responsabilità per mantenerla e migliorarla.

Da queste osservazioni nasce il progetto Donna e Salute: un ponte tra buone pratiche allo scopo di sensibilizzare e stimolare gli attori sociali (persone, operatori, ricercatori, istituzioni ecc) L’ informazione e la comunicazione sono elementi strategici per il raggiungimento dell’empowerment sia individuale che comunitario.

Per poter garantire a ciascuno di raggiungere questo pieno potenziale, è assolutamente necessario valorizzare le differenze, soprattutto di genere, perché donne e uomini sono diversi dal punto di vista anatomo fisiologico, biologico funzionale, psicologico, sociale e culturale.



Dalla Medicina uomo-centrica alla Medicina di Genere

Il superamento del paradigma riduzionistico e meccanicistico del modello biomedico ha visto il passaggio dalla Medicina uomo-centrica alla Medicina bikini e poi alla Medicina di Genere o Genere Specifica che, spiega Dini, “è la scienza che studia l’influenza del sesso (aspetto biologico) e del genere (aspetto sociale) sulla fisiologia, fisiopatologia e clinica di tutte le malattie. Non è una medicina per gli uomini o le donne ma è un approccio che contempla e pone attenzione alle differenze in tutta la filiera della cura. Non è una specialità a sé stante ma un’integrazione trasversale di specialità e competenze mediche. La Medicina di genere sta cercando di ristabilire un equilibrio tra le disuguaglianze di studio, di attenzione e trattamento per garantire a tutti, donne ed uomini il miglior trattamento possibile, ma la strada da fare è ancora lunga. A conferma di ciò, ad esempio, circa il 90% dei farmaci sono ancora sperimentati solo su uomini”.

A questo proposito si veda la videointervista da noi realizzata alla prof.ssa Flavia Franconi, farmacologa ed esperta di Medicina di Genere, sul tema della formazione in occasione del suo intervento al convegno organizzato da DonnaeSalute a FIrenze (30 settembre 2016) in collaborazione con la Commissione regionale Pari Opportunità della Toscana.



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Eventi realizzati da “Donna e Salute: un ponte tra buone pratiche”

Dopo la presentazione al Senato della Repubblica, avvenuta il 10 giugno, si sono tenuti incontri

nel 2015 a: Roma (12 Giugno), San Giuliano Terme (19 e 20 Giugno), Viareggio (27 Settembre), Ferrara (17 Ottobre), Bologna (13 novembre), Genova (23 Ottobre), Torino (28 Novembre)

nNel 2016 a: Lucca (18 febbraio), Salsomaggiore (4-5 marzo), Campobasso (11 Aprile), Pisa (24 Aprile), Pontasserchio/Pisa (29 Aprile), Lucca (12 Maggio), Lucca (24 Maggio), Genova (14 Giugno), Firenze (30 Settembre), Montecatini Terme (9 Ottobre)




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