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Discriminazioni e molestie sul lavoro: insicurezza per le donne. La parola a Franca Cipriani

Discriminazioni e molestie sul lavoro: insicurezza per le donne. La parola a Franca Cipriani

Per superare le discriminazioni occorre un cambio di prospettiva perché la maternità non è un problema delle donne il sostegno alla genitrialità entra nei grandi meccanismi dello sviluppo di un paese

Lunedi, 15/02/2021 - “La parola discriminazione ha una definizione molto precisa nel Codice delle Pari Opportunità: è quell’insieme di comportamenti in cui è proporzionalmente favorito il soggetto maschile rispetto a quello femminile - spiega sinteticamente Franca Bagni Cipriani, Consigliera nazionale di Parità che, dal suo punto di osservazione del mondo del lavoro, aggiunge - ci può essere discriminazione diretta oppure indiretta e questa ultima è più difficile da rilevare perché le aziende formalmente tengono conto della norma, ma poi la aggirano in vario modo”. È efficace il suo esempio del divieto di accesso, per esempio nell’ufficio postale, ad una persona con handicap fisico: non è esposto un cartello, come sappiamo, ma i gradini costituiscono un impedimento nei fatti. “Le donne sono discriminate nei percorsi professionali perché non sono nelle condizioni di garantire una maggiore presenza che spesso è richiesta oltre l’orario ordinario oppure perché hanno un carico di lavoro familiare che richiede loro impegno. Così pagano in termini di formazione, di carriera e di salario”. Siamo sempre al tema del lavoro di cura, che riguarda le donne. “È un’idea ancora radicata nel nostro paese, a differenza di altre realtà nazionali dove pure non sono risolti tutti i problemi, e che condiziona aprioristicamente sia l’assunzione sia il percorso nel posto di lavoro”. A dimostrare con i dati questa situazione sono i Rapporti periodici che ricevono le Consigliere di Parità, il Ministero e i sindacati. “La legge 125/91 prevede che le imprese private con oltre 100 dipendenti consegnino ogni due anni le rilevazioni sui percorsi di carriera oppure sulle retribuzioni; gli uffici pubblici redigono questo rapporto ogni tre anni e noi, in base al territorio di competenza, abbiamo il compito di validare il Piano di Azioni Positive. Ebbene, queste relazioni fotografano, tra le altre, le sperequazioni concrete tra uomini e donne ecc ecc; di più, dimostrano la resistenza al cambiamento culturale visto che i congedi parentali, contrariamente a quanto la legge stabilisce, in alcuni casi sono colpevolmente conteggiati tra le assenze. Non possiamo negare i passi avanti compiuti, ma sono troppo lenti”.
Vista in questo modo la situazione è sconfortante, ma Franca Bagni Cipriani vede una buona opportunità nell’aumento per i padri del congedo parentale anche perché “spesso sono le donne a non fidarsi dei loro compagni e preferiscono non delegare loro certe incombenze, soprattutto per quanto riguarda i figli. In qualche modo continuano a considerare il lavoro di cura come un territorio di loro competenza. C’è molta strada da fare per arrivare alla piena condivisione superando la conciliazione che, sappiamo, continua a concentrare sulla donna la responsabilità esclusiva del lavoro di cura dei familiari e della casa”.
Un focus sul tema delle molestie sessuali è necessario affrontando i vari problemi che gravano sul lavoro per le donne. “È un problema gravissimo e molto esteso. Visto dal punto di vista della sicurezza è un elemento di grande sofferenza per una donna che deve andare tutti i giorni in un luogo in cui è sottoposta a pressioni di varia natura. Ci sono tante denunce, ma quelle che arrivano fino in fondo sono una minima percentuale perché reggere nel lungo periodo è davvero duro, nonostante ci sia un chiaro quadro normativo di riferimento. Va detto anche che, quando le molestie sono segnalate formalmente, le direzioni allontanano i responsabili perché in alcune circostanze si arriva a denunce penali, ma dovrebbero farlo preventivamente (perché spesso ne sono a conoscenza) senza aspettare che la donna si faccia carico di denunciare esponendosi in prima persona. Spesso la donna è costretta a lasciare il posto di lavoro pur sapendo che non ha la certezza di poterne trovare un altro. Tutto questo alimenta la sua insicurezza”.
Le Consigliere di Parità sono dunque importanti figure di riferimento nei territori, dove hanno il potere di intervenire sui fenomeni discriminatori a 360 gradi “sia nel lavoro dipendente pubblico e privato sia negli ordini professionali, mettendo a disposizione le strutture esistenti in modo di combattere queste discriminazioni”.
In conclusione la Consigliera nazionale di Parità, Franca Bagni Cipriani, sottolinea la necessità di un cambio di prospettiva “perché la decisione di maternità non è un problema delle donne” e aggiunge “occorrono strutture e servizi non perché dobbiamo fare un favore alle donne ma perché il sostegno alla genitorialità è un tema che riguarda tutti e, da sottolineare, perché un sistema efficiente entra nei grandi meccanismi dello sviluppo di un paese”.  Per contatti mail: consiglieranazionaleparita@lavoro.gov.it - sito https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/parita-e-pari-opportunita/focus-on/Consigliera-Nazionale-Parita/Pagine/default.aspx

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