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Dilili a Parigi

Dilili a Parigi

Michel Ocelot affronta con Dilili a Parigi problematiche di integrazione razziale e di genere

Lunedi, 06/05/2019 - Dilili a Parigi
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media

Dilili a Parigi (trailer) è una fiaba animata di Michel Ocelot nella Belle Époque, epoca di maggiore fermento sociale, scientifico, culturale e artistico. Ha vinto un premio ai Cesar.

Ocelot risponde al richiamo delle urgenze politiche e sociali contemporanee, e all'oscurità culturale di questo inizio di millennio, ambientando i peggiori spettri dell'attualità, misoginia e terrorismo.

La piccola kanak meticcia, cioè del territorio francese della Nuova Caledonia in Oceania, Dilili, si esibisce a Parigi durante l'Esposizione Universale, in piena Belle Époque. Qui fa amicizia con Orel, un garzone delle consegne veloce con bicicletta a tre ruote, e insieme decidono di fare luce su i cosiddetti Maschi Maestri, una banda di malfattori che terrorizza la città, svaligiando le gioiellerie e rapendo le bambine.

Non è un caso se siamo nella Belle Époque, in cui le "elite" indicano con gioia nuove vie, anticipando ogni accusa di derive radical chic, di immediata comprensione anche a un garzone come Orel o all'interessante personaggio dell'ottuso (e quindi potenzialmente pericoloso) autista Lebeuf.

Dilili diventa un faro di libertà cercando un'identità alternativa, prospettata da un pensiero vivace che cerca di andare oltre facendo avanzare la società.

Nella loro indagine saranno aiutati da celebrità dell'epoca, come la cantante Emma Calvé, Marcel Proust, l'attrice Sarah Bernhardt, Toulouse Lautrec, Renoir, Picasso, Rodin, Camille Claudel e la fisica Marie Curie, al tempo del progresso di Gustave Eiffel, delle invenzioni futuristiche di Alberto Santos-Dumont e i Lumière.

Insieme i due vivranno una straordinaria avventura. I piccoli spettatori e spettatrici li seguono con interesse e apprensione specie quando Dilili e Orel scoprono il luoghi, nei sotterranei di Parigi, dove donne e bambine sono prigioniere e costrette ad andare a quattro zampe e far da poltrona ai loro aguzzini. Ma il lieto fine è liberatorio.

Dilili arriva a Parigi, a fine Ottocento, imbarcandosi di straforo sulla nave che riporta in Francia, dalla Nuova Caledonia, l'insegnante anarchica Louise Michel, di cui diviene discepola.

Ocelot lavora spesso su foto della città eseguite da lui e ritoccate.

Michel Ocelot affronta col film problematiche di integrazione razziale e di genere.

Con la tecnica animata di un disegno dopo l’altro, come lui stesso ha dichiarato, - “Ho pensato di voler parlare prima di tutto degli orrori che facciamo alle donne e alle ragazze, che sono più importanti delle guerre, che fanno meno danni di quello che le facciamo quotidianamente“

Un antropologo, oltre che un artista, con la sua opera imbevuta di amore per il racconto e per le popolazioni africane, come la serie di Kirikù.

Inoltre ha dichiarato che disegnare la piccola ragazza protagonista è stato “Un grande piacere. Prima di tutto amo disegnare, poi è stato molto piacevole creare questa figura così gradevole, antica, con il vestito stretto in vita e una bella gonna. Poi ho fatto un ritratto attento di tutta la gente che amavo. Avevo molte foto e qualche quadro e piano piano li ho ricostruiti, senza che potessero posare, non è stato facile, in particolare Toulouse-Lautrec, che – “Si vede che è appassionato degli esseri umani, se ne frega totalmente dei paesaggi, non vuole che degli uomini e delle donne. “-

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