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'Dentro altri giorni', le poesie di Rosanna Marcodoppido - di Maria Mencarelli

'Dentro altri giorni', le poesie di Rosanna Marcodoppido - di Maria Mencarelli

Un ricco volume, dove la poesia si ispira alla militanza politica e femminista

Domenica, 10/12/2017 - Si ringrazia Maria Mencarelli per averci messo a disposizione il suo articolo, le immagini (foto e video 1, 2, 3) sono relative alla presentazione che si è tenuta il 6 dicembre 2017  (Roma, libreria Odradek), organizzata dall'agenzia letteraria 'settepiani' e presentata da Costanza Lindi e Elena Zuccaccia.

 "Nella notte a volte/nasce l’uccello della grazia/e canta al buio/prima che arrivi l’alba… "

Così comincia il ricco volume "Dentro altri giorni" (ed Rupe mutevole) di Rosanna Marcodoppido. E’ un invito al viaggio notturno alla ricerca di un canto nel buio che annunci il giorno, ed è un viaggio nel dolore che non cerca consolazione.
La poeta ne descrive la sua devastante presenza e i suoi effetti. Il suo persistente introdursi dentro di sé, abitandone i più reconditi anfratti, lacerando e contrapponendo corpo e mente. E’ come una lucida sequenza che non rinuncia all’osservazione e alla restituzione nella ricerca del senso e della verità.

M’attraversa/dalla radice della mente al sesso/una ferita riarsa/senza sangue/Ma cosi acuminata/da spaccare la vita

Nella sensibilità della poeta, nel suo guardare dentro l’esperienza del dolore, c’è la verità che nessun tempo può cancellarlo perché esso permane inesorabile e invasivo anche quando frantumato e lontano, talvolta con fattezze feroci di belve che rendono nemiche anche le cose .
E’ un grido che indaga dolorosamente dentro il disamore scoprendo di sé, ma anche dell’altro, dell’altra, ambivalenze e inconciliate contraddizioni che hanno radici profonde.
Viene da chiedersi se esse siano connaturate ed esistenziali tanto sono inesauribili e spietate nel loro inghiottire senso e vita. Ma è un’indagine che scarta le scorciatoie delle parole già dette.
Quando tutto è irreparabile e la vita è invasa da questo ospite inatteso e violento, l’unica strada è per la poeta viverne fino in fondo la devastante azione, descrivendone la fenomenologia con versi straordinariamente chiari e sonori per contenuti così bui e scuri. Ossimoro poetico prossimo all’arte del contrasto pittorico. Non ci sono salvifiche protezioni di negazione o di rimozione. Dall’esperienza distilla faticosi apprendimenti.

“Lascia che il dolore ti attraversi/dentro ogni poro/fino ai sentieri impervi della mente/Tramutarsi potrebbe/goccia dopo goccia in sapienza/passo dopo passo in perdono

E lo sguardo si allarga alla ricerca di impedimenti, di precetti, di divieti, di modelli che impongono modi di essere, di pensarsi, di vivere corpo e desiderio. L’analisi femminista, che in Rosanna Marcodoppido è stata ed è parte integrante del proprio impegno politico e culturale, si lega strettamente alla ricerca stringente del rapporto fra corpo, mente ed emozioni che sanno tutti declinarsi in restrittive maglie di cultura e di genere (la storia appunto) fino alla menzogna che offende e disarticola la relazione.
Il mondo non è indifferente alla poeta, essa osserva con acuta partecipazione ciò che vi accade. Intense sono le poesie che hanno per soggetto la guerra

“Con voce sommessa/la guerra ha detto/che è stanca…” (p.50)

Introiettato dentro di sé con voce esausta, straborda il mondo e opprime l’anima

“L’occhio si espande a dismisura/ m’entra dentro il sangue malato del mondo” (p. 64)

“Nessun paradiso/potrebbe dimorare nell’anima/…/Se l’altro rimane un nemico/è l’inferno che vince/se l’altra resta una minaccia/è la distruzione del fuoco/ad abitare queste ore “ (p.56)

E del mondo c’è altro da esplorare e da dire con un’analisi lucida e umana dove non manca di misurare la distanza tra corpo e desiderio e possesso e amore come nella poesia dedicata alla maternità in prestito o nell’oscura realtà della violenza maschile che inizia con una domanda
“Chi ti ha insegnato? E termina con un auspicio che potrebbe riassumere la lunga elaborazione, personale e culturale, della poeta
Fuori di noi/dentro di noi/è dolorosa fatica/finalmente accogliere/il coraggio di amare la debolezza/la forza di accettare la dipendenza/l’audacia di accarezzare/l’altrui libertà/l’inviolabilità del corpo e della mente”

Di contro a questa discesa all’inferno che non conosce né tregua né sosta, si apre lo sguardo innocente alla meraviglia della bellezza e della natura, con la riemersione di lontane memorie d’infanzia. Sorride al prorompere della vita con incredulità, leggerezza, spesso con ironia che danno corpo a gioiose immagini anche bizzarre.
C’è amore di poeta e sguardo di artista nel dare anima e suono al colore e la parola disegna delicati acquerelli.

“Trovare in te/la tenerezza rara/del pero cotogno in fiore/l’accenno al rosa/accanto al verde malva delle foglie.
Nello stupore della vita che illumina e si accende, restano nodi oscuri che convivono, nel disordine, con la bellezza".


“Attraverso ogni giorno confini/staccionate abbatto quando cala la notte/il bianco e il nero/non differiscono dal rosso/dall’azzurro profondo o dal giallo/Inservibile ogni passaporto/Sempre io frantumata in più punti/nemico e amico sparsi alla rinfusa/alla rinfusa confusi.” (p.87)

L’opera si conclude con una selezione di Haiku di rara freschezza. Rimandano forse alla lunga e originale ricerca pittorica e grafica dedicata al Nu Shu, linguaggio misterioso inventato dalle donne in Cina per comunicare tra loro. Nella costrizione misurata del verso la poeta trova con gli haiku una leggerezza nuova, un cammino che condensa emozioni e visioni come un’istantanea dell’anima. Ognuna è un assoluto particolare, un frammento di vita e di verità che fa coesistere accanto al dolore, all’amarezza, all’incomprensione la bellezza di un incontro, di un paesaggio, di un sogno.

“Verranno ancora/spumeggianti risate/in riva al mare”

Maria Mencarelli

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