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DAL QUIRINALE A REBIBBIA. 8 MARZO E LE PAROLE PER LE DONNE

DAL QUIRINALE A REBIBBIA. 8 MARZO E LE PAROLE PER LE DONNE

Le parole dette al Quirinale e a Rebibbia, realtà agli antipodi dal massimo di ufficialità e visibilità al chiuso di un istituto di pena

Lunedi, 09/03/2015 -
È Alice a spiegare il senso del suo lavoro come imprenditrice agricola insieme a Marinella, biologa del mare, e a Elisa, architetta che con materiali di scarto attrezza l’area giochi di una periferia. I “cinque elementi” sono il filo conduttore dell’affascinante documentario realizzato da Rai Cultura che introduce la Cerimonia del 7 marzo 2015 al Quirinale.

Il Presidente della Repubblica ha dedicato la Giornata internazionale alle ‘Donne per la Terra’. Sala gremita, specchi, arazzi, parlamentari, ministre. Donne che contano e donne ‘simbolo’ premiate per il valore delle loro attività. “Risanare, rispettare, rigenerare. Sono i criteri che hanno mosso le donne italiane che oggi qui premiamo, in rappresentanza di tantissime altre donne, impegnate nella ricerca, nella produzione agroalimentare, ispirata a criteri biologici, nel risanamento delle periferie urbane, nel miglioramento della qualità dell'aria, della terra, dell'acqua”, ha detto il Presidente Mattarella.

Delle quattro donne premiate, due le avevamo già intervistate (Claudia Sorlini a dicembre e Daniela Ducato nell’aprile 2014). È motivo di orgoglio per una piccola redazione l’aver individuato talenti femminili che poi hanno ottenuto un prestigioso riconoscimento. Altro motivo di orgoglio è il premio consegnato alla Direttrice del carcere di San Vittore, Gloria Manzelli, per la “Libera scuola di cucina”, nata nel 2012 per “creare competenze professionali ad alto livello e opportunità di lavoro attraverso il cibo”.

La detenzione è un ambito che ricorre in questo 8 marzo. NOIDONNE partecipa, essendone parte, a ‘DonneInScena’ nel carcere femminile romano di Rebibbia. Il progetto ‘A mano libera’ contribuisce con alcune parole e interpretazioni a muovere l’aria e i sentimenti. Le parole, insieme a qualche immagine, sono il filo conduttore di questo 8 marzo con realtà agli antipodi: da un lato il massimo della visibilità dall’altro il chiuso di una sala non accessibile per il pubblico. Non ci sono videocamere nel teatro di Rebibbia, mancano le raffiche di clik delle macchine fotografiche con obiettivi smisurati che hanno accompagnato, il giorno prima, gli interventi della Ministra Giannini e del Ministro Galletti o l’esibizione della Junior Orchestra dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia. Modi diversi di sottolineare le peculiarità delle donne.

A Rebibbia al centro ci sono le parole, e le donne che le pronunciano, che risuonano con il loro significato più autentico. E non potrebbe che essere così, visto che il palcoscenico altro non offre: corpi e parole. Possiamo interrogarci, senza trovare risposte, sul peso del messaggio di Suada C, Mersida H, Senada H. e Giovanna V. che dicono ‘ho sbagliato, sono colpevole, non vi chiedo di assolvermi, ma di amarmi e perdonarmi”. E come misurare la sofferenza di Cinzia T: “non è festa se come madre non sono stata capace di accudire i miei figli, ma sono pronta a ricominciare, oggi, grazie ai loro sguardi”.

Più che un appello accorato alle donne maltrattate quello di Isabella D.T. di “uscire dall’isolamento e denunciare”. In rima, con dolce fermezza, Cinzia M. apre un capito immenso, affermando che accanto al ‘diritto alla sicurezza’ deve camminare ‘la sicurezza dei diritti’. Un inno alle donne e alle innumerevoli poliedricità la poesia di Loredana F. (pubblicata nel numero di marzo di NOIDONNE), coautrice anche della fiaba “Sir Gawain e la dama ripugnante”, che sollecita risate della sala affollata grazie anche alle perfette interpreti tra cui Sylvie L. nella parte della dama che rimane fedele al suo essere donna a modo suo e non come gli altri la vorrebbero. “La gloria si può comperarla, la dignità basta non perderla” è un frammento del mirabile testo di Maria M. (‘Donne di Scampia’ pubblicato in ‘Frustando l’acqua non si arresta il fiume’, ed Mincioni). E poi per ‘La tavola dell’alleanza’, la tovaglia/arazzo di 12 metri in cui cinque detenute di diversa nazionalità hanno ricamato la mappatura del genoma umano aggiungendovi poi le parole lasciate dai commensali (tra i tanti anche il Presidente del Senato Pietro Grasso): utopia, fraternità, libertà, unione, gioia, coraggio, armonia…. Parole che viaggeranno portate da questo documento di stoffa carico di simboli. “La divinità in prigione” è uno dei laboratori di Rebibbia, titolo suggestivo e illuminante. L’attore Massimo Wertmuller al termine della presentazione ci sussurra “avevo già fatto incontri nelle carceri, ma le donne sono diverse….”

Lo sappiamo, e per questo vorremmo continuare a scrivere e a parlare di donne a modo nostro. Con il giornale, con il sito e con la webtv. Perché le parole fluiscono ma incidono se hanno un peso: dal Quirinale, formali e politicamente corrette nel giorno in cui è dovuto, fino a Rebibbia, dove con le loro parole le ‘ultime’ sono interpreti assolute del dolore e della voglia di riscatto. Se qualcuno le sa ascoltare. E poi, narrare.

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