Lunedi, 07/05/2018 - Le sfide hanno sempre il loro fascino, permettendo (potenzialmente) di capire − se non anche superare − i propri limiti e di poterci porre al di sopra degli altri: sfidarsi è dunque la via più accessibile per vincere se stessi e il mondo intero. Ma è questa volontà di prevaricazione che in fondo diventa perversa, arrivando persino a mettere in gioco la vita stessa pur di dimostrare il valore che abbiamo. O che pretendiamo di avere. E adesso tratterò proprio di un gioco, un gioco un po’ particolare, che di valore ne ha ben poco, ma tuttavia abbastanza per far nascere in giovani donne (ma anche nelle meno giovani) quello spirito competitivo reo di trasformare la vita in un inferno. Quella stessa vita giudicata come sacrificabile a favore di un’apparenza perfetta. Non è un caso se gioco, apparenza e perfezione sono concetti importanti per le teeneger, per le giovani di oggi che appunto giocano ad apparire perfette, nei termini − ovviamente − di ciò che la società decreta sia perfetto per le ragazze nate nel nuovo millennio. Un’aspetto esteriore sublime, un corpo mozzafiato, una silhouette da dive di Hollywood: è questo che la società − per mezzo dei suoi nunzi, i mass media − fa passare per perfezione nell’ambito dell’universo femminile. Che poi occorra utilizzare qualsiasi mezzo, imboccare qualsiasi strada pur di ottenerlo, non è un discorso carico del dovuto appeal. Di certo però l’appeal non manca al competitive dieting, un “gioco” che sa molto di Sex and the City, di brava ragazza perfettina e annoiata, e che, se scappa poco poco di mano, spalanca le porte all’anoressia. Le regole del gioco sono molto semplici e alla portata di tutte: basta sentirsi con una o più amiche per poi dare il via alla sfida a chi perde più peso. Ogni chilo perso è un punto, dunque − al pari dei giochi da tavolo − si fissa una data in cui il gioco finisce e la vittoria va all’amica/concorrente che ha totalizzato più punti, oppure si stabilisce direttamente un traguardo fatto di punti a cui dover arrivare e così vince la giocatrice che ci arriva per prima (ovvero la quale per prima perde quel prestabilito quantitativo di chili) o ancora vince chi entro un certo numero di settimane pesa di meno....Insomma, si tratta di un gioco che in teoria permetterebbe molte modalità e tante varianti, benchè lo scopo rimanga sempre uno, netto e imprescindibile: perdere peso. «D’altra parte che male ci sarebbe se facessi una gara con le mie amiche a chi (ri)trova la giusta linea per prima?» potrebbe interrogarsi la teenager tipo interessata al presente gioco, ed è proprio questo il problema: all’inizio viene vista come un’iniziativa del tutto innocente, non solo priva di rischi, ma perfino utile se permette di ottenere quella tanto agognata perfezione fisica in grado di poter elargire a piene mani centinaia di reactions su Facebook, migliaia di follower su Instagram e Snapchat e infiniti sogni di vita da celebrità. Troppo bello però, troppo idilliaco: i rischi, invece, ci sono eccome, solo che sono nascosti. Al pari di quando si iniziano ad assumere stupefacenti − mettiamo caso anfetamine − e lo si fa per “divertirsi” di più con gli amici ai party, affinchè si possa reggere l’effetto dell’alcol, per poter sopportare meglio festival e/o rave che vanno avanti anche oltre 12 ore consecutive....Di certo allorchè si comincia non si pensa minimamente alla malaugurata evenienza di arrivare a soffrire di dipendenza da sostanze, altrimenti non si comincerebbe nemmeno. Nel caso del competitive dieting, si apre di diritto la strada all’anoressia, che non è altro che un competitive dieting giocato pesante, tant’è che dal gioco alla psicopatologia il passo è breve, a maggior ragione ora che siamo alle porte della stagione estiva, e tante ragazze fanno i salti mortali per riuscire a ritrovare al più presto la linea da esibire dal vivo sulla spiaggia e − cosa più importante − online sui social e le app di messaggistica istantanea. Un gioco pericoloso, dunque, questo competitive dieting, che i genitori e i docenti farebbero bene ad approfondire, anche perchè è compito loro il far cessare alle ragazze di giocare e farle diventare delle vere e autentiche Donne, con tutte le soddisfazioni e le responsabilità associate. E tutto sommato, se giocando si rischia la salute (e perfino la vita), il gioco non è più tale, poichè si trasforma in follia.
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