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Christine e Ursula: donne di potere

Christine e Ursula: donne di potere

La politica delle donne deve assere 'un'altra politica' per costruire "una democrazia che abbia l'immagine femminile non solo simbolica, ma sostanziale"

Domenica, 07/07/2019 - Leggo degli strani compiacimenti per la nomina di due donne, presunte ladies di ferro. Puro folclore di organi di stampa che ricorrono da secoli agli stereotipi di genere. Ma non mancano compiacimenti e critiche di rappresentanti donne che si rallegrano per l'importanza - finalmente - assunta dal genere nelle cariche decisionali e fanno, tra l'altro, pesare la sproporzione tra il 52 % degli elettorati femminili e le percentuali dei posti di potere.
Non è probabilmente il caso di abbandonarsi all'eccesso di illusioni e, infatti, le leader storiche del femminismo finora tacciono. E' certo da mettere nel conto delle cose buone che, in una situazione di grande precarietà dell'Europa e di prevista competizione di governo tra maschi, siano emerse - sottolineiamo - per ragioni di competenza le non così previste nomine femminili.
Tutto ciò non cambia il modello: Christine Lagarde si è rivelata autenticamente donna solo quando ha detto che al Fondo Monetario circolava troppo testosterone, non perché avesse potuto proporre di trasformare il valore del PIL secondo le riforme proposte dalle economiste femministe. Ursula von DerLeyen è apparsa una ministra e non "un ministro" della difesa per essersi occupata di istituire asili per i bimbi dei genitori militari; ma la sua candidatura alla Commissione è criticata nella stessa Germania come frutto dei maneggi politici e della tutela di Angela Merkel. Comunque resta un bene che, anche soltanto per l'uso delle sole immagini, le due signore diano autostima alle giovani donne che non sembrano ancora attrezzate al compito che attende tutte di fare politica, purché sia "un'altra politica" a sostegno di una democrazia che abbia, appunto l'immagine femminile non solo simbolica, ma sostanziale.
Perché se mancherà l'attenzione e la sollecitazione delle donne "dal basso", qualunque sia l'interesse che portino alla politica, le donne di potere sono destinate a confermarsi, a nome di tutte, nei ruoli politici tradizionali - neutri e da sempre connotati al maschile - anche se, per la loro fissità, sono in crisi profonda e mostrano, con il massimo di visibilità ed evidenza, i segni dell'urgenza di un radicale rinnovamento per non compromettere i cambiamenti culturali in atto. Anche sugli alti scranni è presente, allo stato potenziale, il bisogno di "volere un altro mondo, a misura delle soggettività plurali" già orientate ad un futuro positivo.
Ma il momento è quanto mai rischioso e, se donne rese responsabili da cariche importanti restano nel totale isolamento, consegnate all'uso stereotipo dell'immagine di donne che fanno figli, sono brave, ma, appunto, sono "come un uomo".

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