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Chiusura e premi del 27/mo “Sguardi Altrove Film Festival”, manifestazione internazionale dedicata a

Chiusura e premi del 27/mo “Sguardi Altrove Film Festival”, manifestazione internazionale dedicata a

Vincitore assoluto “A Regular Woman”, della regista Sherry Hormann, vera storia di Hatun “Aynur”, tragico racconto di un femminicidio annunciato

Martedi, 03/11/2020 - Nonostante i diversi cambiamenti e spostamenti, di date prima (da marzo scorso a ottobre per la pandemia) e di formula poi - dacché era stata pensata una modalità mista, in presenza all’Anteo Palazzo del Cinema e al Teatro Franco Parenti, e in virtuale su Mymovies, a causa dei recenti DPCM si è dovuta trasferire in corsa l’intera edizione in ‘online’ - pure la forza e il coraggio delle opere proposte dalla 27esima edizione dello “Sguardi Altrove Film Festival” (23-31 ottobre), la storica manifestazione internazionale dedicata al cinema a regia femminile, hanno avuto la meglio su tutto, con grande entusiasmo e partecipazione di pubblico e di critica.
I film vincitori sono stati premiati in diretta streaming su Mymovies e sui canali social della manifestazione nella serata di venerdì 30 ottobre.

Il film più premiato è stato “A Regular Woman”, della regista tedesco-americana Sherry Hormann, già nota per il bellissimo film “Fiore del deserto” (2009), un’artista impegnata a raccontare biografie di donne maltrattate o perseguitate per il loro desiderio di emancipazione e libertà. Già presentato al Tribeca Film Festival, “A Regular Woman” si è aggiudicato il Premio Cinema Donna per il Concorso internazionale lungometraggi a regia femminile “Nuovi Sguardi”, assegnato dalla giuria composta da Luca Bigazzi (direttore della fotografia), Maria Sole Tognazzi (regista), Francesca Calvelli (montatrice), Steve Della Casa (critico cinematografico) e Stefania Casini (attrice e regista), con la seguente motivazione: “Evitando la strada della retorica e mantenendo però una grande tensione culturale e militante, il film dimostra come sia possibile raccontare in modo efficace l'attualità, mostrando uno sguardo non neutrale ma appassionato, unito a una perfetta padronanza del linguaggio cinematografico”.

“A Regular Woman” è un film che colpisce, che non lascia indifferenti, fin dall’inizio quando una voce di donna fuori campo, giovane e allegra, Hatun “Aynur” Sürücü, una ragazza tedesca di origini curde, inizia a raccontare la sua storia e, dopo alcune inquadrature in cui si vedono giovani donne vestite o meno alla musulmana che attraversano la strada, dichiara di non poter essere nessuna di loro ma di essere invece la ragazza morta sotto al lenzuolo alla fermata di un autobus, uccisa dal fratello a 23 anni, il 7 febbraio 2005, lasciando un figlio di 6 anni. Dunque si conosce l’epilogo da subito e poi, a poco a poco, si riavvolge la pellicola di una vita difficile e bellissima stroncata dal maschilismo e dal fondamentalismo: Aynur cresce a Berlino in una famiglia molto tradizionale, con tanti figli. Si lascia convincere, per obbedienza ed ingenuità a sposare un cugino in Turchia a soli 18 anni, ma dopo pochi mesi torna in Germania incinta e piena di lividi, rifiutandosi di voler mai più vedere lo sposo imposto e violento: questo è il primo gradino della discesa/fuga di Aynur, il primo atto della sua ribellione. La famiglia inizia a mal tollerare la sua presenza in casa, dove può solo dedicarsi a umili servizi, al bimbo neonato e a poco altro, come fosse un’appestata, una schiava, la cui presenza è appena tollerata. Anzi uno dei tre fratelli più estremisti, e che si vanno sempre più radicalizzando col frequentare una setta nella moschea, si consente anche di usarle molestie sessuali. La ragazza cerca a questo punto una via di fuga. Inizia l’elenco dei sei esempi di ‘cattiva condotta’ o in altre parole delle ‘ribellioni inaccettabili’ (sei elementi che, secondo l’ufficio di Polizia Federale Criminale turco, sono considerati determinanti nel delitto d’onore) per la famiglia di Aynur, in particolare per gli odiosi fratelli ed il presunto onore di famiglia, ma anche per la madre e la sorella, che con grande ipocrisia, svolgeranno un ruolo chiave nella morte di Aynur, che continuerà invece a cercarle e ad amarle senza riuscire a dare un taglio netto ai rapporti con la famiglia di origine.
Dunque la giovane donna reagisce alla vita impostale: riesce ad andare via di casa con il figlio, grazie all’aiuto dei Servizi Sociali tedeschi, trova un appartamentino, un lavoro in un supermercato, inizia a frequentare amici e un ragazzo tedesco, il figlio frequenta i ragazzini del quartiere, tutto potrebbe andare per il meglio ma la famiglia non sopporta il disonore: i fratelli la perseguitano, la seguono, la insultano e schiaffeggiano pubblicamente, non tollerano la sua riuscita e la sua resilienza. Aynur si iscrive ad una scuola da elettricista ed è a un passo dal prendere il diploma quando, con l’inganno, il fratello più giovane (deputato a vendicare l’onore) si fa accompagnare alla fermata del bus e la fredda con una pistola. Sarà accusato lui solo, per mancanza di prove verso gli altri due, ma il bambino andrà in adozione ad una famiglia diversa, e di questo l’anima di Aynur ringrazia, mentre termina il film: “non è stato invano, per tutti coloro che mi hanno amata, non sono riusciti a prendersi mio figlio o i miei veri amici”.
La testimonianza di questa donna cui il film restituisce la parola, una ragazza che ha lottato fino alla morte contro il maschilismo e per il diritto di vivere una vita libera e indipendente opponendosi al volere della famiglia, lascia il segno nello spettatore. Consapevolezza e dettagli rendono il film bellissimo, originale e autentico ma anche adatto a riflettere, studiare, protestare: come è possibile che ancora accada tutto questo? In Germania l’omicidio di Aynur ha sollevato per mesi proteste e dibattiti sui matrimoni forzati. Quante Aynur ancora il mondo dovrà vedere morire?

‘A Regular Woman’ ha inoltre ottenuto nel Festival due riconoscimenti collaterali: il Premio per la circuitazione in Italia ‘Movieday’: “per aver usato la forza del cinema per dar voce all'ineluttabile destino di una giovane donna in fuga dalle violenze familiari, salvandola dal diventare un semplice e sterile numero dell'ancor troppo lungo elenco di vittime di ‘honour killing’. E per averci ricordato quanto ancora oggi il solo parlare di concetti come libertà ed emancipazione femminile, purtroppo, non sia abbastanza. Per questi motivi, siamo felici di consegnare il Premio Speciale Movieday al film ‘A regular woman’ di Sherry Hormann”, e il Premio WIFT&M Italia, consegnato dalla giuria delle Women in Film, Television & Media Italia.

Nel concorso #FrameItalia, vetrina dedicata al cinema italiano e aperta anche alla regia maschile, il Premio del Pubblico è andato all’opera prima di Nunzia De Stefano, “Nevia”, prodotta da Matteo Garrone, che ha ottenuto anche il Premio SNGCI assegnato dalla giuria Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani, presieduta da Laura Delle Colli. La giuria SNGCI ha inoltre attribuito una menzione speciale del concorso italiano #FrameItalia a Citizen Rosi di Didi Gnocchi e Carolina Rosi.
A “The American Bull”, della regista iraniana Fatemeh Tousi, è andato il premio per il Miglior Cortometraggio del Concorso internazionale Sguardi (S)confinati.

Una menzione speciale è stata inoltre assegnata dalla Giuria di WIFT&M Italia al film ‘Slalom’, primo lungometraggio della cineasta francese Charlène Favier, che racconta una storia di abusi sessuali nello sport ad alto livello, e porta il bollino del 73° Festival di Cannes.

La giuria del Festival ha inoltre assegnato 3 menzioni speciali a ‘Elders’ di Parisa Sedaei-Azar e Ramin Farzaneh, ‘Mother of’ di Gan De Lange e ‘The Blue Cape’ di Alejandra Lòpez.

Sempre all’interno del concorso Sguardi (S)confinati sono stati consegnati i seguenti riconoscimenti: Premio Talent Under 35 a ‘The American Bull’, assegnato dal Comune di Rho, nella persona di Sabina Tavecchia, Assessore alle Pari Opportunità e al Piano Strategico; Premio Giuria Giovani a ‘Mother of’, assegnato dagli studenti della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti; Premio The Giornaliste a ‘Kedamono – The Beast’ di Antonella Fabiano e Chiara Speziale, assegnato dal collettivo di giornaliste esperte di cinema e serie tv.

SGUARDI ALTROVE è sostenuto da:
Ministero dei Beni Culturali; Comune di Milano; Fondazione Cariplo; Comune di Rho; Ambasciata del Belgio.

SGUARDI ALTROVE ha il patrocinio di:
Parlamento europeo; Dipartimento Pari Opportunità; MiBact; Ministero Affari Esteri e Cooperazione internazionale; Ministero dell’Ambiente; Ambasciata culturale di Danimarca; Ambasciata culturale di Israele; Comune di Milano; I Talenti delle donne; Civil Week; Città Metropolitana di Milano; Centoautori; SIAE; AGIS.

SGUARDI ALTROVE è realizzato con la collaborazione di:
Mymovies; Anteo Palazzo del Cinema; Teatro Franco Parenti; Movieday; Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti; EWA Network; Women in Film, Television and Media; AFIC; IED - Istituto Europeo di Design; Civica scuola di Traduzione Altiero Spinelli; Casa delle artiste Alda Merini Casa delle Donne di Milano; Wepromo.

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