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C'era una volta l'8 marzo

C'era una volta l'8 marzo

Editoriale - C’era un volta una giornata di festa, la nostra giornata...Oggi l’aggettivo internazionale evoca sanguinosi teatri di guerre e inimmaginabili violenze...

Bartolini Tiziana Sabato, 27/02/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2016

C’era un volta una giornata di festa, la nostra giornata. Come donne eravamo al centro dell’attenzione, il fuoco intorno al quale tutto ruotava. C’erano le manifestazioni. Partecipate e vive, con slogan e striscioni che ci univano. Eravamo consapevoli delle nostre diversità ma disponibili a superarle in virtù di profonde assonanze. L’obiettivo era cambiare la società e quello che secondo noi non funzionava. Che tempi, ragazze… avevamo di che ballare nelle piazze sfottendo il potere e sfidando il patriarcato. Alleate, amiche e sorelle, facevamo i girotondi: spontaneamente ci prendevamo per mano e camminavamo fianco a fianco. Si litigava, eccome, ma a prevalere era il noi. Un noi universale che abbracciava le donne di tutto il mondo, allargava gli orizzonti e ci rendeva più forti.
Oggi l’aggettivo internazionale evoca sanguinosi teatri di guerre e inimmaginabili violenze, spettrali terremoti finanziari e balbettanti politiche incapaci di dialogare con il futuro che è già qui. Nessuno sembra possedere un codice capace di leggere il presente e di scrivere il prossimo capitolo. Anche le parole che ci hanno illuminato risultano inadeguate. Il Novecento è finito e continuare ad incolpare il patriarcato e il capitalismo non è più sufficiente anche perché, oltre l’analisi, oggi servono risposte, modelli, ipotesi. Una responsabilità che ricade soprattutto su chi gestisce i vari poteri e confidiamo nella capacità delle donne che siedono ai vertici di mettersi in ascolto del loro essere femminile cercando soluzioni elaborate a partire da altre premesse.

Un otto marzo ‘allo specchio’, quindi, perché è arrivato il tempo del coraggio, della verità, delle nuove alleanze.

Con immenso dolore dedichiamo questo otto marzo a Valeria Solesin (uccisa a Parigi nell’assalto dei terroristi jihadisti al Bataclan nel novembre 2015) e a Giulio Regeni (torturato e ucciso al Cairo nel febbraio 2016 dalla barbarie che accompagna le faide nell’altra sponda del Mediterraneo), due giovani cittadini e amici del mondo. Stringiamo con affetto le loro madri - inchinandoci al cospetto della suprema compostezza del dolore delle famiglie - e tutte le donne che piangono gli annegati nelle traversate della speranza. O che sono annegate con quella speranza.

Valeria e Giulio, paradosso del 50 e 50, sono il monumento al nuovo otto marzo che dobbiamo inventare se intendiamo restituire alle nostre lotte l’originario senso rivoluzionario, che voleva rigenerare le relazioni umane e coltivare il sogno del rispetto. A partire dalla politica ma senza dimenticare la finanza, che determina le sorti di milioni di persone: uomini e donne ugualmente relegati alla passività dello spettatore che poco capisce e nulla può.

Valeria e Giulio speriamo che, nel vostro ricordo e nel nome di tanti altri giovani combattenti, le donne di buona volontà riannodino il filo di un dialogo autentico per delineare il noi universale che è stato smarrito.

Tiziana Bartolini

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