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Bullismo e Cyberbullismo:corso formativo a Lamezia Terme.

Bullismo e Cyberbullismo:corso formativo a Lamezia Terme.

Realizzato oggi a Lamezia Terme l’incontro formativo rivolto agli studenti dell’ Istituto Comprensivo Statale Sant’Eufemia sul fenomeno del bullismo, analizzato sotto tutte le possibili sfaccettature.

Giovedi, 25/01/2018 - Si è realizzato oggi a Lamezia Terme l’incontro formativo rivolto agli studenti dell’ Istituto Comprensivo Statale Sant’Eufemia sul fenomeno del bullismo, analizzato sotto tutte le possibili sfaccettature e in crescita che riguarda i ragazzi e le ragazze molto da vicino.
Nel corso dell’evento , che ha visto l’attiva partecipazione di oltre 100 studenti, è stato presentato il libro “Il fragile bullo” dell’avvocato Rita Fulelli, presidente dell’associazione “Universo Minori”. Insieme a lei, al tavolo dei lavori, l’onorevole Angela Napoli, presidente dell’associazione “Risveglio Ideale”, il Procuratore aggiunto del Tribunale di Cosenza Marisa Manzini, la dottoressa Anna Fazzari, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’associazione C.L.E.S. onlus, e la responsabile dell’Ufficio Anticrimine del Commissariato di Lamezia Terme Maria Gaetana Ventriglia.
Il CLES Onlus opera sul territorio dal 1980 e realizza costantemente momenti formativi ed informativi sul territorio sui temi della prevenzione del disagio ed il contrasto alla violenza, in tutte le sue forme; dal 2009 è partner del Centro Antiviolenza Demetra curando sia la formazione che lo sportello psicologico per le donne vittime.
La giornata formativa odierna è stata realizzata dalla Preside dell’I.C. Dott.ssa Fiorella Careri che ha curato la mediazione degli interventi; ogni relatore, dal suo particolare punto di vista e dallo specifico ruolo rivestito ha delineato il profilo del bullo e della persona bullizzata.
Agli studenti è stato spiegato che con il termine bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.
Secondo le definizioni date dagli studiosi del fenomeno , uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni.
Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte di qualcuno fa o dice cose per avere potere su un’altra persona.

Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include i comportamenti del bullo, quelli della vittima e anche di chi assiste (gli osservatori).
E’ stato spiegata la differenza tra bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia)rimanendo sempre ferma la considerazione che Il bullismo è un abuso di potere nei confronti di una persona più debole, diffuso soprattutto in fase adolescenziale, nella quale i ragazzi tendono ad assumere comportamenti aggressivi e continui per prevalere all’interno del gruppo dei pari.
Il luogo in cui si manifestano maggiormente i casi di bullismo minorile è la scuola, punto di ritrovo quotidiano per i ragazzi, ambiente di conoscenza ma anche covo di competizione, invidie o semplice scherno.
La prevenzione del bullismo è possibile promuovendo delle capacità relazionali nel rispetto di sé e degli altri. I veri esperti da consultare sono proprio i ragazzi che vivono in prima persona questo tipo di esperienza e quindi sanno riconoscere le modalità e le caratteristiche del fenomeno.
I giovani, però, vanno affiancati perché, per età e maturità, non possono da soli affrontare tali tematiche; la scuola e la famiglia prima di tutto devono offrire all’adolescente un’adeguata informazione, consigliare una maggiore capacità di osservazione rispetto al bullismo, di modo che sappia superare e affrontare le situazioni di prevaricazione e prepotenza, in un patto di corresponsabilità che deve intercorrere fra tutti gli attori della società civile. E’ stato anche trattato il tema delle azioni di bullismo che si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare e si parla così di cyberbullismo. Nell’era del modo digitale, bisogna porre attenzione anche ai casi di cyberbullismo: così come ci sono i bulli che usano violenze fisiche o psicologiche nei confronti dei compagni di scuola nella vita reale, nello stesso modo nella vita virtuale può capitare di imbattersi in persone che usano Internet per esercitare la loro prepotenza.

Ad emergere come fatto nuovo, nel quadro di un fenomeno sociale esistente da sempre ma che solo da poco è oggetto di studio e costituisce reato, è la sostanziale somiglianza fra le problematiche della vittima e quelle dell’autore dei soprusi: “La personalità del bullo e quella del bullizzato poggiano molto spesso sulle stesse fragilità”, dice infatti la Fazzari. Una fragilità fatta di scarsa autostima, che spinge l’uno a cercare di imporsi per dimostrare un potere che in realtà non ha e l’altro a subire, spesso in silenzio, le angherie e la sopraffazione.
Ma la vittima non deve tacere, perché così facendo non fa il suo bene né quello di chi la prevarica” sottolinea la Napoli. Unanime l’invito a denunciare, a non chiudersi, valido anche per gli eventuali testimoni, troppo spesso indifferenti o conniventi, che secondo la Ventriglia “sono l’ago della bilancia”.
Parlare con un adulto è infatti la migliore delle ribellioni, soprattutto oggi che la legge sostiene adeguatamente chi decide di reagire. “In particolare la Legge nr.71/2017 – ha spiegato il Procuratore aggiunto Manzini - che obbliga prima di tutto ciascun dirigente scolastico ad individuare nel proprio istituto un insegnante con il compito di fare da referente rispetto alle forme di prevaricazione che si verificano nelle classi. Ma che dà anche la possibilità a qualsiasi ragazzo sopra i 14 anni di rivolgersi ai gestori dei siti che mostrano frasi o contenuti offensivi, per chiedere di rimuoverli o oscurarli. È inoltre prevista per legge ai ragazzi la possibilità di presentarsi personalmente in Questura per richiedere una procedura di ammonimento nei confronti del bullo”.
Considerando le forti conseguenze legali, fisiche, psicologiche del fenomeno, è dunque importantissima la prevenzione, che deve coinvolgere la scuola, la famiglia, le Istituzioni, per il futuro benessere sociale dell’intera collettività. Un\'educazione efficace dei giovani è il risultato di un\'azione coordinata tra famiglia e scuola, nell\'ottica della condivisione di principi e obiettivi,per favorire il dialogo e il confronto suggerendo le strategie per la soluzione dei problemi.
Dott.ssa Anna Fazzari
Presidente CLES ONLUS.

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