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Bangla

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“dovremmo essere proprio noi ragazzi il ponte tra queste due culture, avvicinando gli italiani e facendo comprendere ai bengalesi il loro modo di vivere..."

Lunedi, 20/05/2019 - Bangla
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media

“Mi chiamo Phaim, ho 22 anni e anche se mi vedete un po’ negro io sono italiano. Diciamo una via di mezzo: 50 per cento bangla, 50 per cento Italia e 100 per 100 Torpigna”.

Così inizia il film di Phaim Bhuiyan, 24 anni, italiano, ragazzo di seconda generazione originario del Bangladesh, cresciuto nel quartiere di Torpignattara, che dirige e recita “Bangla” (trailer) e ne è sceneggiatore.

Obbediente ai precetti della religione musulmana – niente bevande alcoliche e niente sesso prima del matrimonio – si innamora di una ragazza italiana, Asia (Carlotta Antonelli).

Phaim racconta la sua vita da giovane uomo, impiegato come steward in un museo di Arte Contemporanea, e percussionista in una band “bangla”.

Bangla è una commedia buffa, semplice, veloce che fa ridere spesso proprio per il suo sguardo affettuoso sul microcosmo che mette in scena e il saper leggere e tradurre in disavventure paradossali episodi di vita vera.

Un film tragicomico sulla periferia multietnica romana. Figlio di genitori tradizionalisti – il padre da venditore ambulante è riuscito ad avere una bancarella tutta sua, mentre la madre sogna di andare a Londra. Una famiglia che guarda con greve disappunto, le relazioni “miste”.

Ma il vero problema per Phaim è come fare con il sesso.

Buhiyan mette al centro l'amore sognante di due ventenni, tra Asia, studentessa di statistica con padre separato e mamma con nuova compagna, e Phaim, e il tema dei cosiddetti ragazzi "g2". 

Dichiara Phaim  “dovremmo essere proprio noi ragazzi il ponte tra queste due culture, avvicinando gli italiani e facendo comprendere ai bengalesi il loro modo di vivere “.
Buhiyan racconta l’Italia multietnica come fosse un dato di fatto. Questo è il bello del film.

Da questa storia d’amore ambientata sulla Casilina ne esce fuori un umorismo bangla-romanesco. Il folk revival hindu si fonde con l’indie del Pigneto; Bollywood si mescola al candore della borgata pasoliniana.

“Ho cercato di raccontare la mia vita nei suoi aspetti quotidiani - ha dichiarato l’autore - con sguardo comico, affettuoso ma anche pungente. L'urto col mondo occidentale, le differenze generazionali all'interno della mia stessa famiglia e l'arrivo dell'amore attraverso l'incontro con una ragazza, il confronto col mondo femminile. Un mondo che non risponde alle stesse regole che mi hanno insegnato, ma, anzi, sembra andare nella direzione opposta. Ho cercato di portare il conflitto tra religione e desiderio sul piano personale, raccontandolo come una battaglia quotidiana, una gara di volontà e di resistenza, provando a declinarlo sotto i vari aspetti, non solo religioso e affettivo ma anche relazionale, familiare, sociale. Ne è venuto fuori una sorta di piccolo affresco in cui i personaggi si muovono continuamente in bilico tra obblighi e desideri, alla ricerca di un'identità necessariamente sfaccettata”

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