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Avvelenate in Prima nazionale al Teatro dei Rinnovati di Siena

Avvelenate in Prima nazionale al Teatro dei Rinnovati di Siena

Una storia senza storia, un evento che attende un seguito ma che ha voluto rappresentare un omaggio alla donna

Giovedi, 02/05/2019 - Avvelenate, evento andato in scena in prima nazionale al teatro dei Rinnovati di Siena il 3 aprile alle ore 21,30, è una storia senza storia, un evento che attende un seguito ma che ha voluto rappresentare un omaggio alla donna, ai sostantivi femminili della storia, un nome che é primo fra tutti ad essere un sostantivo femminile. Una rivisitazione delle fiabe più note che ciascuno di noi ha conosciuto da bambino/anella maniera più semplice.
Ma qual'è la verità intrinseca e profonda delle fiabe che ci sono state raccontate? E quanto dolore o sofferenza o lotta o battaglia scopriamo da adulti/e dietro a queste apparentemente innocenti storie che avevano sempre un lieto fine?

Prodotto da Ensarte Nuova Accademia Arrischianti con la regia di Martina Guideri e la partecipazione di assistente alla regia Ludovico Costner con l’interoretazione di Elisa Bartoli, Silvia De Bellis, Lucia Donati, Martina Guideri, Simona Parravicini, Giulia Peruzzi, Alessandro Lorenzini speaker di Radio Siena TV nei panni di se stesso, con la traduzione italiana di Laura Fatini, luci e fonica Andrea Guideri Puffo’s sound and light, le. musiche originali M° Marcello Faneschi, la stampa e comunicazione di Mariapiera Forgione, oltre a Sandro Brogi per gli allestimenti scenografici, alla collaborazione di Maria Pia Minotti, ricercatrice di fiabe, e di Marcello Faneschi per la ricerca di suoni, con il contributo di Angels Aymar che ha debuttato un anno fa a Barcellona scrivendo quello che le donne volevano raccontare.

L'evento continua il suo viaggio alla ricerca di nuovi significati che attraversano il tempo frazionato della quotidianità per trasportarci in un tempo senza tempo dove si fondono archetipi, inconscio collettivo e una realtà che va avanti per cercare altre verità.

Scrivere per il teatro
Angels Aymar è una attrice, regista e drammaturga consapevole di quanto sia complesso e complicato scrivere per il teatro senza cadere negli stereotipi e nel già detto, per questo la sua lingua è asciutta, evocativa, precisa, rispetta perfettamente i tempi di scena, è presente ma non interferisce sulla storia e la recitazione degli attori e delle attrici. Qualità che ha tenuto in mente anche in questo caso rispettando il testo senza mai tradirne i significati ma arricchendolo di suggestioni.

Storia
Come è scritto nella locandina dell'evento, il nome Storia è un sostantivo femminile, una esposizione di fatti e avvenimenti umani del passato, quali risultano da una indagine critica volta ad accertare sia la verità di essi, sia le connessioni reciproche per cui è lecito riconoscere in essi una unità di sviluppo.

Fiaba
Altro sostantivo femminile che sintetizza un racconto fantastico in cui si possono riconoscere tracce di antiche credenze in esseri magici e di antichissime usanze, a differenza della favola, la fiaba ha per protagonista l'essere umano, nelle cui vicende intervengono spiriti benefici o malefici, streghe demoni, fate.

La fiaba non ha necessariamente un fine morale o didascalico ma anche di intrattenimento.

Tanto ci sarebbe da dire sulla fiaba seguendo le scie tramandateci dall'antropologo russo Vladimir Jakovlevic Proop o dall'etnologo Stith Thompson. Ma qui tre esperte internazionali (reali o fantastiche) si incontrano e scontrano per scoprire e rivelare la vera natura delle fiabe più note dove protagonista è sempre la donna. Bella, Cenerentola e Biancaneve sono l'oggetto dei loro studi attraverso i quali le tre studiose si renderanno conto quanto sia difficile se non impossibile attraversare tempi, culture e credenze popolari quando una storia è divenuta archetipo e fa parte dell'inconscio collettivo di intere popolazioni.

La verità
Anzi spesso cercare la verità in queste storie può divenire alquanto pericoloso, ci si può imbattere nel vero della nostra anima, nelle parti oscure, in quei meandri dove risiedono le parti femminili portatrici di ferite, sogni, speranze estinte, paure con le quali non appare mai semplice fare i conti.

Per le tre protagoniste, interpretate da meravigliose e credibili attrici, cercare dentro se stesse non può che portare ad una serie di contraddizioni e dunque, alla luce di tutto ciò, come liberare la fiaba dagli stereotipi indotti dalla religione, dalla cultura o da agguerrite major commerciali?

Durante la rappresentazione riemergono fantasmi di un passato che da remoto diventa prossimo e fanno da specchio alla contemporaneità.

Chi sono dunque queste invelenite studiose? E come mai tanta premura per liberare i personaggi femminili delle fiabe?

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