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Archivi UDI, l'altra storia

Archivi UDI, l'altra storia

- Sono più di quaranta gli archivi sparsi in tutta Italia, giacimento di notizie e vissuti che raccontano la politica e le lotte delle donne italiane. Rosangela Pesenti è stata eletta presidente dell’Associazione nazionale Archivi dell’Udi

Bartolini Tiziana Domenica, 04/10/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2015

 Rosangela Pesenti ha investito la sua esistenza e lunghi studi nello specifico femminile, nella cultura di genere, nella valorizzazione dello sguardo delle donne. Arrivata giovanissima al femminismo, l’approdo all’Udi dopo l’invito al decimo congresso negli anni Settanta è stato “illuminante” per quella giovane che sentiva la necessità di “leggere il mondo a partire da sé in quanto donna, e donna destinata alla subalternità sociale anche per la sua appartenenza ad una classe sociale povera”. La militanza nell’Udi ha generato arricchimento politico e interiore, costruito relazioni umane intessute di sintonie, ed è stato attraversato anche da conflitti che oggi, a distanza di decenni, possono essere guardati con il distacco necessario all’analisi storica delle ragioni che li determinarono. L’unanimità con cui lo scorso luglio il direttivo dell’Associazione nazionale Archivi dell’Udi (di cui Pesenti è socia fondatrice) l’ha eletta presidente è testimonianza tangibile dei traguardi che le relazioni tra donne, quando sono autentiche, possono far raggiungere.Abbiamo incontrato Rosangela Pesenti, che è stata insegnante e da poco è in pensione, alla vigilia dell’inaugurazione della nuova sede dell’Udi nazionale a Roma (Via della Penitenza, 37), la stessa in cui è stato trasferito l’Archivio centrale. Di programmi di lavoro con la neopresidente non si può parlare ancora perché “le proposte saranno condivise e il programma di lavoro sarà deciso dal direttivo”, ma la genesi dell’associazione e i suoi desideri sì, quelli Rosangela può raccontarceli. “L’Associazione Archivi dell’Udi è nata nel 2001, per raccogliere e coordinare gli archivi territoriali nati dove c’erano raccolte di documenti conservati o nelle sedi locali dell’Udi o anche nelle case private delle donne che hanno militato nell’Udi. Ad oggi parliamo di più di quaranta archivi sparsi in tutta Italia e già organizzati; sappiamo che ce ne sono altri che vanno resi fruibili: un lavoro che pian piano sarà fatto. La possibilità per ciascuna associazione di chiedere finanziamenti è solo una delle ragioni che motiva l’attivazione delle associazioni territoriali. Questo percorso è prima di tutto politico e la sua elaborazione è iniziata nel passaggio con l’undicesimo congresso dell’Udi. Il cambiamento della forma organizzativa ci ha rese consapevoli che avevamo stabilito una discontinuità rispetto a una storia, storia che andava assunta con il criterio della conservazione, tutela e conoscenza.



Abbiamo capito che era arrivato il momento di assumere le carte e i ricordi come patrimonio archivistico da mettere a disposizione di storiche/storici ma anche di tutte le donne e gli uomini che vogliono capire una parte imprescindibile della storia politica delle donne italiane senza la quale è impossibile capire la storia stessa di questo paese. Altro particolare di cui bisogna tenere conto è che negli archivi dell’Udi c’è il pezzo politico più rimosso della storia delle donne italiane: la memoria delle comuniste, che non erano le comuniste del PCI ma delle donne comuniste dell'Udi. Ci tengo a sottolineare che era una locuzione normalmente usata per descriverle e questo essere 'altro' é uno degli aspetti più interessanti di una storia collettiva e personale non solo di emancipazione ma nell’ottica di una vera e propria liberazione delle energie femminili. Quella storia d’origine agisce ancora dentro il presente e disconoscerla significa non capire il contesto politico in cui ci stiamo muovendo. Così come è importante tenere presente che l’Udi è stata la prima associazione separatista della storia d’Italia, cioè un’associazione solo per le donne in quanto donne, e non di categoria o finalizzata alla tutela professionale. Tornando al cammino dell’associazione, tra il 1982 e il ‘90 abbiamo affrontato questo grande lavoro di recupero dei documenti, contando sulla passione e sull’impegno delle volontarie e, dove possibile, abbiamo usufruito anche del contributo specialistico di giovani laureate che si sono appassionate a questa storia. La mappa degli archivi, oggi, non corrisponde alla presenza attiva dell’Udi e spesso la conservazione e cura degli archivi sostituisce l’attività politica, una situazione che permette di mettere in connessione, e contemporaneamente separare, la storia dalla contemporaneità.



  Perché uno degli aspetti importanti che una lettura orizzontale dei vari archivi consente è vedere come le creatività locali si riversavano al nazionale e come le iniziative politiche nazionali sui vari temi venivano declinate a livello locale. La connessione fra gli archivi permette di trovare anche la storia del percorso politico delle donne”. Un sogno e un obiettivo Rosangela ce li confessa: “raccontare le storie d'archivio, cioè ricostruire il percorso delle carte, capire perché e come si sono salvate, con quali criteri sono stati selezionate o distrutte. Raccontare le biografie delle donne che hanno fatto politica e conservato le testimonianze. Lavorerò per costruire le condizioni per avere dopo di me una presidente giovane, di una generazione politica successiva alla mia”. Dunque molto è stato fatto e moltissimo ancora c’è da fare, per un’associazione che in una sede nuova e grande, posta nel luogo simbolico del femminismo romano (la Casa Internazionale delle Donne), comincia a conservare anche documenti audio e video e intende raccogliere la sfida della digitalizzazione dei materiali. Il sito, https://assarchiviudi.wordpress.com/, è da riorganizzare, ma intanto permette di conoscere i luoghi degli archivi e le consistenze dei documenti che conservano. Un cantiere aperto di un edificio le cui basi sono solide perché poggiano sulle lotte e sul cammino delle donne. Toccare per credere, anzi, leggere per conoscere!

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