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“Il mio profilo migliore”: dalle delusioni esistenziali ai rischi virtuali

“Il mio profilo migliore”: dalle delusioni esistenziali ai rischi virtuali

Il film francese con Juliette Binoche esplora il desiderio adulto di giocare, amare e cambiare identità sui ‘social’

Mercoledi, 16/10/2019 - Nell’epoca dei social e del virtuale, si tende a pensare che solo i giovani abusino dei network on line e/o ne facciano un utilizzo talvolta improprio. Sono invece molti gli adulti che, spesso nascondendo la loro vera identità ed età, si costruiscono una personalità virtuale, per gioco, per sentirsi ancora giovani, per curiosità, per sondare la propria capacità di sedurre gli altri. È quanto accade a Claire, splendida cinquantenne, nel film “Il mio profilo migliore” (ispirato al romanzo “Quella che vi pare/Celle que vous croyez”, di Camille Laurens), diretto dal francese Safy Nebbou ed interpretato dalla brava e sempre intensa Juliette Binoche.

Separata suo malgrado - il dolore e le modalità della fine del suo matrimonio sono uno dei moventi più forti, come si svelerà nel corso del film, del suo bisogno di amore ed evasione - professoressa di letteratura all’Università, madre di due figli, Claire/Juliette, avvia una relazione con un uomo più giovane di lei, Ludo, che non ha voglia di impegnarsi e, per controllare l’attività social del suo sfuggente amante, crea un profilo falso su Facebook: diventa Clara, una ragazza di 24 anni, affascinante e attraente, e posta le foto di una sua bella ‘nipote’. Conosce così il giovane Alex, un amico di Ludo, e tra i due nasce un’attrazione virtuale sempre più forte e parossistica, tale che inizia uno fitto ed incontrollato scambio di messaggi e telefonate: Claire ritorna improvvisamente la ragazza di un tempo e tra chiacchiere e confessioni notturne al telefono, messaggi e-chat, si innamora veramente di Alex o comunque di ciò che lui rappresenta: ‘Io non mi sentivo come se avessi 24 anni’, racconta Clara alla sua psichiatra, ‘io avevo 24 anni’.

Il film, ironico e drammatico con spunti da thriller, forte di una salda sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista con la sceneggiatrice Julie Peyr, indaga sulla vulnerabilità delle persone, nello specifico di una donna, Claire, abbandonata dal marito per una ragazza giovane e sottoposta alla improvvisa perdita del suo mondo e della sua autostima in una fase delicata della vita, che trova rifugio in un ambiente virtuale dove può essere chi vuole senza esporsi troppo. Quando Alex chiederà un incontro sempre più insistentemente, Claire dovrà fare i conti con la vera se stessa, dimenticando i figli, il lavoro, la sua vita vera, intrappolata nel fascino del suo mondo parallelo, e rischiando l’irreparabile. L’aiuto della psichiatra, una splendida Nicole Garcia, in veste di medico e di esempio di solidarietà femminile, l’aiuterà ad uscirne, a dispetto delle nuove tecnologie e delle nuove patologie che ne derivano. Opera molto ‘visiva’, la pellicola gioca sui corpi e sui volti -attraverso la luce e la rifrazione - sul tema del doppio, del rispecchiamento e delle identità multiple.

“Grazie al mondo virtuale - afferma il regista - è facile inventarsi una nuova identità e una nuova vita: quella che vorremmo vivere: i social network offrono infinite possibilità di “relazioni pericolose”. Claire cerca di risolvere un conflitto interiore diventando un’altra. Quello che mi ha colpito di lei, in primo luogo, è il suo essere una donna invisibile. Una situazione emblematica che vivono le donne che hanno più di 50 anni. Ma non volevo affrontare questa storia con un approccio militante o semplicemente rivendicativo. Per me, Claire è una sorta di anti-eroina, insieme complessa e paradossale. La sua dimensione tragica è mossa da un senso di colpa distruttivo. Tuttavia, supera l’umiliazione e il dolore con la sua forza vitale. E lo fa attraverso la fantasia, ovvero essere un’altra. Diciamo che è una donna in difficoltà, una vittima in parte della nostra società. C’è, in lei, questa sensazione di essere obsoleta o rifiutata, in altre parole questa consapevolezza del tempo che passa, che non è solo riservata alle donne, ma è universale.”

Distribuito da ‘I Wonder Pictures’, “Il mio profilo migliore” si basa anche su carteggi autobiografici del regista su una chat di incontri. Dopo le anteprime al Festival di Berlino ed al Biografilm di Bologna, il film arriva nelle sale italiane il 17 ottobre.

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