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“Il cliente”: il dilemma di una coppia di sposi nell’Iran moderno

“Il cliente”: il dilemma di una coppia di sposi nell’Iran moderno

Successo in sala per il film del regista Asghar Farhadi, pluripremiato a Cannes.

Martedi, 31/01/2017 - L’originalità del cinema iraniano continua a gratificarci con opere sempre nuove e di notevole spessore, come Forushande (The salesman/Il cliente) scritta e diretta dal geniale Asghar Farhadi (Una separazione, Orso d’oro a Berlino e Oscar Miglior Film Straniero nel 2011, Il passato) e presentata nel concorso ufficiale di Cannes 2016, dove la pellicola si è aggiudicata a pieni voti il Premio per la Miglior Sceneggiatura, di Farhadi stesso, e quello per il Miglior Attore, assegnato dalla Giuria al protagonista maschile Shahab Hosseini, che ha dedicato al padre scomparso la sua vittoria.

Nel film - giunto nelle sale italiane - si racconta la storia di una giovane coppia di sposi, Emad (l’attore premiato Shahab Hosseini) e Rana (la brava attrice Taraneh Alidoosti), costretti a traslocare in un appartamento provvisorio, a causa del crollo incipiente dell’edificio in cui vivono (evidente la simbologia, fin dall’inizio, con l’Iran, paese che rischia la rovina, da certi punti di vista, in bilico fra vita e morte, dove gli abitanti non si sentono al sicuro); il trasferimento nella nuova casa però, abitata in precedenza da una donna misteriosa e poco raccomandabile, trascinerà i due coniugi in un dramma esistenziale e psicologico di ampia portata, che inizia quando la sposa apre involontariamente la porta ad uno sconosciuto con intenzioni poco chiare, mettendo a dura prova la pur solida unione tra i due. Parallelamente agli eventi diurni, la coppia mette in scena ogni sera, con una compagnia teatrale di amici, la pièce teatrale Morte di un commesso viaggiatore, di Arthur Miller – che procurò al drammaturgo americano il Premio Pulitzer nel 1949 – quasi a trasferire sulla scena, nei dialoghi e nell’interpretazione, le medesime tensioni, angosce e conflitti familiari vissuti nella vita vera.

Oltre ad indagare l’animo umano e le sue profondità – senso di colpa, onore, sospetto, orgoglio, vendetta e perdono – il film mostra quanto sia difficile, anche per dei giovani colti ed intelligenti (Emad è insegnante), come vengono descritti i protagonisti, far emergere il loro vero sentire oltre le apparenze e gli stereotipi, sociali e di genere, in cui si è immersi nella società iraniana, quasi obnubilati psicologicamente così come si è avvolti dalla cappa di smog che sovrasta la città di Teheran. Da rimarcare le modalità con cui vengono messi in scena nel paese i classici teatrali di fama mondiale, frequentatissimi dal pubblico, ma spesso ‘censurati’, nell’adattamento in Farsi, o nei dialoghi o nelle scene considerate poco ‘ortodosse’. Farhadi, considerato un artista rivoluzionario (così come Kiarostami e Makhmalbaf prima di lui) per i temi che affronta e per la capacità di mettere a nudo con grande realismo le incongruenze della società iraniana attuale, ha commentato rispetto alla vittoria ottenuta: ”Sono contento, perché i premi ai miei film portano gioia al mio popolo”.

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