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Agricoltori Cia in Assemblea Nazionale: Cambiamento è la parola d'ordine

Agricoltori Cia in Assemblea Nazionale: Cambiamento è la parola d'ordine

Il 15 novembre Cia-Agricoltri Italiani ha tenuto l'assemblea nazionale alla presenza dei ministri Poletti e Martina. Troppa burocrazia e troppe tasse, la proposta di un “Network dei Valori”

Venerdi, 18/11/2016 -
“Cambiamento” è la parola chiave del messaggio che Cia- Agricoltori Italiani ha lanciato da Roma con la sua Assemblea nazionale che si è svolta il 15 novembre in un Auditorium della Conciliazione gremito.

Erano migliaia gli imprenditori agricoli arrivati da tutta Italia. “Chi davvero pensa sia tempo di cambiare sa che probabilmente non tutto andrà per il meglio e che ci si espone ad eventi imprevedibili - ha detto il presidente nazionale Dino Scanavino, aggiungendo -. Certo, per cambiare ci vuole capacità di osare, di andare controcorrente e magari di disobbedire. La differenza, come sempre, la fanno le persone”.

Il cambiamento invocato, a partire dal titolo che campeggiava nel maxi schermo, va declinato in alcuni “punti nodali su cui focalizzare l’attenzione: la burocrazia, la Pac, l’armonizzazione delle filiere, la crisi della rappresentanza e gli assetti istituzionali, il grande tema della sostenibilità - ha precisato Scanavino, senza sottrarsi al riferimento che riguarda direttamente il settore specifico - provando noi stessi a progettare nuove modalità di interazione che consentano all’agricoltura di essere un’attività economicamente sostenibile”.

Parecchie le sofferenze nel comparto e se da un lato “il valore della nostra produzione agricola è cresciuto del 12% - ha continuato il Presidente, dall’altro si registra che - in Europa siamo al 22% e la Germania al 36%” con un export agroalimentare che “va bene mentre quello agricolo peggiora il saldo negativo e nel 2015 le importazioni agricole hanno doppiato le esportazioni ed il deficit ha sfiorato i 6 miliardi di euro”. C’è molto da fare, quindi, e in questo quadro problematico non è mancato un pensiero per “le donne e gli uomini colpiti dal terremoto che con la loro operosità hanno garantito la vita di aree complesse per natura, periferie geografiche dove vivere è sempre stato complicato”. Sono realtà che “diventeranno dei ‘non luoghi’ se non ci sarà un rapido ripristino dei contesti abitativi e un sostegno alla ripresa delle attività produttive assecondando un modello di sviluppo in cui gli agricoltori possano svolgere un ruolo portante insieme all’artigianato e al commercio”. (Videointervista alla vicepresidente nazionale CInzia Pagni).

Il ministro Giualino Poletti ha sottolineato che “non ci sono ricette semplici per problemi complessi” e ha spiegato che “i prodotti non si difendono con i dazi o con politiche di chiusura, mentre occorre una grande semplificazione”. 







La burocrazia è uno dei grandi problemi sentito dalle imprese e condiviso dal Ministro. “Abbiamo troppi enti e soggetti che complicano e producono carte da compilare. È un sistema che alimenta la corruzione. La resistenza al cambiamento è forte anche perché le burocrazie si alimentano”. Di nuovo, non c’è una ricetta: “per semplificare ci vuole grande determinazione e costanza”. Un lavoro quotidiano che la tecnologia potrebbe aiutare, infatti Poletti porta l’esempio di “una banca dati unica” in cui archiviare tutti dati oggi dispersi in troppi enti, ma spiega che l’Italia deve recuperare ritardi enormi.

È una risposta, indirettamente, per la denuncia di Maria Pirrone, presidente Agia-Cia (intervento, estratto), associazione dei giovani (videointervista). “Per avviare un’azienda agricola si producono 3 km di carta: sono circa 22 kg. di documenti. È un onere burocratico insostenibile che, spesso, costa più dell’investimento da fare”. I dati che fornisce Cia a questo proposito sono significativi: ogni imprenditore destina 90 giornate l’anno a svolgere pratiche e adempimenti di legge, un onere che contribuisce ad alzare i costi di gestione che, accanto agli alti costi di produzione, determinano l’indebitamento di un agricoltore italiano su tre. I giovani che vorrebbero dedicarsi all’agricoltura sono molti, ma per chi per chi non parte da un’azienda di famiglia il percorso è tutto in salita. “Gli studi dicono che sono migliaia le aziende senza eredi e allora bisogna creare le opportunità per i giovani di avvicinarsi all’agricoltura, anche utilizzando le possibilità che si aprono con l’alternanza scuola/lavoro. Ma il primo obiettivo deve essere evitare che la burocrazia sia un ostacolo allo sviluppo”.

Al problema del turn-over nei campi, fermo a 5 titolari d’azienda “under 40” ogni 100 “over 65”, si aggiunge il costo della terra che in Italia oscilla mediamente tra i 18 e i 20mila euro per ettaro, contro i 5.500 euro della Francia e i 6.500 euro della Germania. Qualche risposta alle istanze dei giovani è in arrivo con la detassazione totale di tre anni, provvedimento previsto nella legge di stabilità.

L’assemblea Cia ha lanciato i “Network dei Valori”, una proposta che intende “creare accordi sinergici ben codificati tra l’agricoltura, l’artigianato, il commercio, la logistica e gli enti locali per costruire un percorso virtuoso intorno alle produzioni agroalimentari”.

L’idea è quella di dare vita a ‘Reti d’impresa territoriali’ per rendere trasparente tutto il processo che porta i prodotti agricoli e alimentari dal campo al consumatore. A certificazione e garanzia del processo un codice di tracciabilità “ad hoc” con cui contrassegnare il packaging dei cibi. Il progetto è ambizioso “ma andrebbe a vantaggio di tutti” ha sottolineato Dino Scanavino alla presenza dei ministri Poletti e Martina individuando “nella tragedia del terremoto che ha colpito il Centro Italia il banco di prova per iniziare il percorso dei ‘Network dei Valori’ anche per dare impulso alla ripresa delle attività economiche e sostenere la commercializzazione delle produzioni tipiche e locali”. Sono oltre 800mila le aziende agroalimentari italiane che avrebbero giovamento dall’avvio di un sistema che poggi su “un rapporto fiduciario tra imprenditori e istituzioni e su reti semplici, snelle e dirette tra i vari componenti di ogni filiera”. Sarebbe una buona notizia per un settore che viaggia al 50% della sua potenzialità e che potrebbe creare 100mila nuovi posti di lavoro.




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