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A Private War

A Private War

“non è tanto importante quale esercito compia l'attacco, quello che conta è il costo umano delle persone" (Marie Colvin)

Lunedi, 26/11/2018 - A Private War
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media

A Private War è un film su Marie Colvin interpretato da Rosamund Pike, grande corrispondente di guerra del Sunday Times, morta nel 2012 a 56 anni in Siria ad Homs durante un bombardamento.

Marie Colvin era convinta che - “non è tanto importante quale esercito compia l'attacco, quello che conta è il costo umano delle persone", e scelse, tentando di risvegliare le coscienze nel portare la luce della verità su tante guerre spesso dimenticate, di essere in contatto con civili inermi per testimoniarne le inaudite sofferenze e gli orrori da essi subiti.

Il film mostra più gli effetti che le cause delle guerre mettendo sotto accusa più i dittatori locali, senza nemmeno accennare ai signori delle guerre che per potere e denaro scatenano continuamente conflitti per sfruttare le enormi risorse petrolifere e minerarie di paesi africani e asiatici.

Con la regia di Matthew Heineman, al suo debutto come regista, tratto dall'articolo di Marie Brenner “Marie Colvin’s Private War”, pubblicato nel 2012 su Vanity Fair. Sceneggiatura di Arash Amel, fotografia di Robert Richardson, musiche di H. Scott Salinas, questo è un film tutto incentrato su la grande forza e l’estrema debolezza di una donna incapace di essere “normale”.

Bella e di talento, Marie Colvin vinse numerosi premi, ma tutto questo le costò molto caro. Divenne un’alcolista, rinunciò alla maternità che desiderava tanto, agli amori che si succedevano senza fermarsi mai, visse di incubi e tranquillanti ma in cambio convinse Arafat a raccontarle la sua vita e Gheddafi a farsi intervistare ben due volte.

In Sri Lanka aveva perso un occhio ma non la capacità di amare. Era stata a Timor Est, in Cecenia, in Iraq, Afghanistan, Libia.

Con il fotografo freelance Paul Conroy aveva stretto un sodalizio professionale che durò fino alla fine.

Nel pieno di conflitti vedendo morire donne, bambini, uomini, ma sempre continuando a riprendere le loro testimonianze per far sapere al resto del mondo quel che succedeva.

Marie Colvin, è stata vittima di una sindrome post traumatica che le faceva rivivere i drammi dei conflitti sulla propria pelle con indelebili immagini impresse nella mente e nel subconscio, drammi dai quali non riuscì mai a staccarsi per tutta la vita, sempre presente fino alla fine come testimone nei paesi martoriati dalle guerre.

Marie Colvin, è stata una delle più grandi e celebrate giornaliste della storia. Ha sacrificato la sua vita per questo.

Aveva una grande Ossessione per la verità, la sua, pagata con un prezzo fisico, psicologico, emotivo e sentimentale a cui molte donne sono costrette per essere al mondo, ma quello degli uomini.

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