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PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ/Bibiana&Bernini e quell'anulare complice suo malgrado

PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ/Bibiana&Bernini e quell'anulare complice suo malgrado

21) Paola pensieri Parole in libertà B&B ovvero Bibiana & Bernini e l'anulare Bibiana & Bernini Non un b&b nel senso di bed and breakfast ma una storia speciale. Non accoglienza turistica scappa e fuggi ma l’accoglienza verso l’eternità d

Lunedi, 07/05/2018 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ / B&B, ovvero Bibiana&Bernini e quell'anulare complice suo malgrado
Bibiana & Bernini: non un b&b nel senso di bed and breakfast ma una storia speciale.

Non accoglienza turistica scappa e fuggi ma l’accoglienza verso l’eternità di una Santa e di un artista insuperabile come Gian Lorenzo Bernini, appartenenti entrambi alla alla Storia con la S maiuscola.
Ci sono fatti, episodi che con il loro accadere talvolta non solo svelano storie importanti piene d’emozioni ma, come potrebbe succedere nello specifico, è auspicabile che divengano inizio, seppur non voluto, di nuove narrazioni.
Il dito rotto di Santa Bibiana, magnifica statua del Bernini, di ritorno alla piccola Chiesa che è da sempre la sua casa dalla “Convention Raduno“ delle opere del grande Bernini, nella sua funzione di scultore al Museo Borghese, per chi voglia informarsi ha messo in luce e condivisa la storia di una Santa e del suo artista interprete, che vale la pena di rivisitare. E proprio lì, nella chiesetta di S.Bibiana dove la statua, già restaurata (come ho visto coi miei occhi), con quella sua mano che guarda il cielo è sempre stata, per chi si rechi, regala un emozione speciale e propone un affascinante e complessa lezione di storia, di storia dell’arte e davvero tanto d’altro.
D’altra parte come si sa anche nel “male” oramai non cancellabile (la rottura dell'anulare); penso sia sano trovare un angolatura di positività e di prospettiva che guardi avanti. E allora ! Bibiana (347-352 dp) secondo l’opera di un autore del settimo secolo dopo Cristo tra storia e leggenda era la figlia di un nobile romano Flaviano sotto gli imperatori Costantino e poi Costanzo, e di Dafrosa, anche lei discendente di una famiglia di consoli; una famiglia romana convertitasi al cristianesimo. Con l’imperatore Giuliano furono ripristinate le persecuzioni contro i cristiani appunto e la famiglia di Flaviano oltre a perdere tutti i suoi averi fu martirizzata iniziando dal capostipite. Seguirono poi Dafrosa che con le figlie Bibiana e Demetria attesero nella loro casa la persecuzione. Tre destini d’orrore diversi e terribili le attendevano comunque con un finale che fu morte violenta. Bibiana probabilemente per la sua bellezza fu consegnata a una mezzana perchè si piegasse, in cambio della vita, al mestiere della prostituzione e alla adorazione degli dei pagani. Ma così non fu e Bibiana venne martirizzata, legandola a una colonna, oggi presente nella chiesa, e flagellata senza pietà. Morì così a quindici anni dopo, secondo la leggenda, 4 giorni di flagellazione e martirio. Si narra ancora che il suo corpo abbandonato ai cani, da questi fu miracolosamente risparmiato.
Secondo una delle versioni più accreditate, proprio su quella che era stata la casa della famiglia di Flaviano, fu eretta l’attuale Basilica voluta dal pontefice Simplicio (nel 467 o addirittura dalla matrona Romana Olimpia nel 363). Dopo diverse vicissitudini l’aspetto attuale della chiesa si deve al restauro voluto dal Papa Urbano VIII per il Giubileo del 1625. Ed è questo il momento in cui inizia la vicinanza tra la santa e il grande architetto e scultore Bernini. E’ lui che per volere del Papa restaura la chiesa disegnando e realizzandone la facciata, e dando vita così alla sua prima grande opera di architettura.
L’interno è di modeste dimensioni di spazio, ma per chi lo visita da un senso di reale grandezza delle emozioni. Lo sguardo viene attratto dal fondo della chiesa dove due cappelline laterali fanno compagnia ed esaltano la cappella maggiore dove oggi e da alcuni secoli lo sguardo viene imprigionato dalla bellezza della statua di S. Bibiana che il Bernini, nella stessa occasione, creò per richiesta dello stesso Papa Urbano e a cui si può immaginare, coniugando le sue sensibilità di architetto e scultore disegnò la nuova casa, che copriva e conservava l’antica domus, in cui doveva scorrere una nuova vita per sempre. Una chiesa dove oltre l’esaltazione di Santa Bibiana, riposano in un urna di alabastro anche le spoglie della madre S.Defrosa e la sorella S. Demetria e si trova la presenza in un dipinto importante anche del padre S. Flaviano.
Venendo ai nostri giorni, la piccola chiesa, oggi una delle parrocchie dell’Esquilino,  è incredibilmente poco conosciuta e poco meta di turisti per la sua collocazione scomoda da raggiungere. Superstite del passato urbanistico del luogo, quasi difficile da vedere; nascosta della coda finale della Stazione Termini, al termine di Via Giolitti, vicina ma non ben visibile rispetto al Teatro Ambra Jovinelli di stile Liberty e parallela a Piazza Vittorio, rimane la testimone di una ROMA verde e campestre che lambiva il monumentale centro storico.
Eppure per chi decide di arrivare a S.Bibiana, col suo giardinetto di rose e ulivi, con due suoi enormi alberi un cedro del Libano e un cipresso, che sembrano essere cresciuti li quasi a proteggerla e con le sue panchine che invitano ad entrare, predispone al piacere di immergersi nell’atmosfera di quel gioiello che la chiesa offre a chi ne varchi la porta. La meravigliosa statua del Bernini sembra attenderti e invitarti ad entrare e non solo ammirare lei S.Bibiana nella sua bellezza, ma le due piccole cappelle laterali, volute anche queste dal Bernini e i dipinti che raccontano la storia della famiglia di Bibiana dovuti a Pietro da Cortona, di Agostino Ciampelli e Girolamo Troppa a cui è attribuita la pala d’altare dove è ricordato S.Flaviano padre di Bibiana che insieme a S. Fausto e altri venerano l’immagine della” Madonna Paulina”, ovvero “salus populi romani” la cui icona originale si trova nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Tornando alla nostra Bibiana e al Bernini, la loro complicità in questa piccola parrocchia rappresenta un mondo dove è possibile entrare e per un po’ dimenticare ciò che la circonda e che testimonia il disordine urbanistico, sociale e la confusione della città, dimenticare e nello stesso momento essere presi da un desiderio di prospettive importanti e positive che abbiano un senso che guardino avanti che non lascino nulla al caso e alla negazione della memoria come ci costringe a pensare il capolavoro del Bernini che ha dato eternità alla figura di una giovane martire Bibiana, e gli ha disegnata anche una casa che in questo vivere si è portata dietro non solo tutta la sua famiglia ma una fase della storia di ROMA negli anni della sua decadenza da impero e nelle sue contraddizioni nel rapporto con il cristianesimo.
Oggi i flussi turistici segnati da uno scappa e fuggi imbarazzante e la concentrazione dell’offerta delle opere della grande storia artistica del nostro paese per velocizzarne la fruizione hanno di fatto cancellato dalle visite gioielli come S.Bibiana. Opere che in verità offrono la magia di concentrare arte e cultura, storia e cronaca grazie alla grandezza di artisti come il Bernini e l’importanza della chiesa come mecenate della storia.
E allora la vicenda pur triste ma “umana” della rottura dell’anulare di S. Bibiana per altro tornato al suo posto sarebbe interessante che ci regalasse il miracolo di un matrimonio ricelebrato tra Bibiana e Bernini che riportino quella loro dimora all’interesse del” turismo “, innanzitutto dei romani e conseguentemente di tutti gli altri che seduti per qualche minuto sui banchi di questa piccola parrocchia potrebbero rivivere l’arte e la storia nella loro complicità, tutta italiana, forse unica nel mondo.
ps) Errori ed omissioni, alcune volute, possono trovare risposta solo con una visita, che suggerisco, alla statua di S.Bibiana presso la sua casa costruitagli dal grande Gian Lorenzo Bernini.
Paola Ortensi

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