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AREZZO / MODA E MODI in mostra

Apre il 24 marzo la mostra 'Moda e Modi. Stile e Costume in Italia 1900-1960' curata da Mariastella Margozzi e Laura Mancioli.

MODA E MODI
Stile e Costume in Italia 1900-1960
Basilica di San Francesco/Affreschi di Piero della Francesca - Arezzo
24 marzo – 4 novembre 2018


Dopo il successo della mostra Il Grand Tour e le Origini del 3D nel 2017, per la primavera-estate 2018, il Polo Museale della Toscana, insieme a Mosaico e Munus (società concessionarie dei servizi museali che da anni portano avanti ad Arezzo un progetto di valorizzazione della Basilica di San Francesco / Affreschi di Piero della Francesca, del Museo Archeologico “Gaio Cilnio Mecenate” e del Museo di Casa Vasari), presentano Moda e Modi. Stile e Costume in Italia 1900-1960.
La Mostra, ospitata negli spazi espositivi della Basilica di San Francescodi Arezzo dal 24 marzo al 4 novembre, è curata da Mariastella Margozzi e Laura Mancioli.
L’esposizione, attraverso una ricca selezione di abiti d’epoca, accessori di moda, oggetti, dipinti, disegni, acquerelli e fotografie, nel ripercorrere oltre mezzo secolo di storia del costume e della moda in Italia, racconta l’evoluzione dello stile italiano nella vita di tutti i giorni: le linee sinuose degli abiti della cosiddetta Belle Époque, quelle scivolate e audaci dell'epoca decò, la moda austera del periodo bellico, la creatività degli anni Cinquanta e l’estrosità degli anni Sessanta.
Un racconto che privilegia la figura della donna, da sempre protagonista assoluta del mondo della moda, della quale si evidenzia la progressiva emancipazione sociale: l'abbandono dei corsetti e delle ampie gonne nel primo Novecento, per far posto ad un abbigliamento sempre più dinamico e moderno, fino alla rivoluzionaria minigonna.
La mostra, suddivisa in sezioni dedicate ai singoli decenni, racconta la moda che si indossava, ma anche quella che si ammirava nelle riviste e quella che era rappresentata da artisti “reporter”, come Ottorino Mancioli, o da pittori come Fazi, Sobrero, Avenali, ritrattisti della “vita quotidiana”. Testimonianolo stile italiano, infine, gli oggetti che hanno segnato un'epoca, come il grammofono, la radio, il telefono e la televisione.
In una sezione speciale della mostra, tre abiti riproducono le vesti della Vergine nell’Annunciazione, della Regina di Saba nell’episodio dell’incontro con Re Salomone e di un’ancella nella scena dell’Adorazione del Sacro Legno, raffigurati negli Affreschi di Piero della Francesca. Le opere, realizzate dagli studenti della sezione di Design della Moda e del Costume Teatrale del Liceo Artistico, Coreutico e Scientifico Internazionale "Piero della Francesca", annesso al Convitto Nazionale "Vittorio Emanuele II" di Arezzo, consentono un suggestivo confronto tra le rappresentazioni pittoriche rinascimentali e le ricostruzioni, realizzate quasi 600 anni dopo, di quegli stessi abiti, tessuti, decorazioni e ornamenti.

PROGETTO SCIENTIFICO
Il tema di questa mostra si incentra sul secolo XX, che ha visto cambiamenti incredibili in ogni campo e ha significato per tutte le classi sociali, ma soprattutto per quelle medio basse, una integrazione continua all'ambiente della vita, ai cambiamenti epocali delle modalità del lavoro, a quelli che inevitabilmente si registrano nei costumi, nelle abitudini, nelle mode e nei modi di rappresentarsi da parte della società a tutti i suoi livelli.
Le città si caratterizzano sempre più come luoghi della modernità, delle fabbriche che impiegano operai, degli alloggi collettivi nei palazzoni, delle ferrovie e della viabilità automobilistica. La vita è frenetica, i tempi dell’esistenza sono ritmati dagli orari di lavoro ancora troppo lunghi, la vita familiare risente moltissimo di questo cambiamento, soprattutto quando le donne lavorano e c'è ancora pochissimo a disposizione per organizzare la giornata dei bambini.
La moda, quella comune e di tutti i giorni, cambia per esigenze di praticità e molto del lavoro femminile ha come prodotto gli indumenti perché con la diffusione dei grandi magazzini destinati agli acquisti delle classi medie, nascono numerosi laboratori sartoriali, nei quali vengono confezionati a cottimo con taglie prestabilite i vari capi.
Non è una moda nel senso del lusso e dell'esclusività quella che vogliamo raccontare attraverso abiti, accessori, dipinti e fotografie; è il gusto condiviso dalla maggioranza delle persone, che non disdegnano di vestire e comportarsi come gli altri, anzi cercano di appartenere a un gruppo, a una categoria, omologandosi nella scelta dei capi d'abbigliamento, nell’arredo della casa, nei comportamenti sociali, nei modi di essere. E’ la moda della musica ascoltata al grammofono e dei balli sfrenati come il charleston, delle comunicazioni attraverso il telefono, delle trasmissioni della radio e poi della televisione.
Tutti gli oggetti che vengono presentati hanno accompagnato nei sei decenni in esame soprattutto la vita delle donne e hanno fatto parte del loro mondo: borsette e cappelli, abiti per ogni ora importante della giornata, accessori frivoli, ma anche oggetti essenziali per il loro tempo libero: ricami, letture, giochi. E ci sono anche quelli legati ai loro affetti: ai bambini e al loro piccolo universo di abiti e giochi; agli uomini, che pure si rappresentano con i loro cappelli e smoking, con i loro sport, descritti negli anni '30 da Ottorino Mancioli, artista attento a rappresentare la società a lui contemporanea anche nei divertimenti come il ballo o le chiacchiere in spiaggia, mentre Emilio Sobrero restituisce l’intimismo del ritratto degli anni ’30. Nei più problematici e difficili anni '40 la moda e i modi di differenti femminilità sono raccontate da Rolando Monti e da Marcello Avenali, capaci di leggere il profondo legame con il mondo che li circonda attraverso l'immagine di una casalinga o di una donna alla moda.
Le fotografie dell’album di famiglia dai ritratti in posa dei primi decenni del secolo, singoli o di gruppo, teatrini dell'apparire, sorta di biglietto da visita da lasciare come testimonianza di avvenimenti particolari e per essere ricordati, si arricchiscono negli anni ’50 e ’60 di immagini estemporanee, di pose spontanee, di espressioni non convenzionali. Sempre di memoria tuttavia si tratta, di quel senso del tempo, del qui e ora, che solo la fotografia può restituire, con quel suo essere immagine apparentemente immota, eppure generatrice della riappropriazione di un attimo, del recupero di un ricordo. E proprio perché i ricordi siano più reali, negli anni ’60 essi si affidano anche alla cinepresa, oggetto divenuto in quegli anni un must, come il suo uso è divenuto uno degli hobby più praticati dagli uomini.
La vita come racconto attraverso i ricordi è l’idea che percorre questa mostra; ogni oggetto evoca non solo momenti che un tempo sono stati personali, ne sottolinea oggi il comune sentire delle epoche, l’appartenenza di mode e modi a intere generazioni che in essi si sono identificate.

Informazioni:0575 352727;www.pierodellafrancesca-ticketoffice.it; www.munus.com



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